Ex Ilva, la terza via di Urso e l'avvertimento di Emiliano sulla nave rigassificatrice a Taranto

Il nodo dell'Autorizzazione Integrata Ambientale, senza quel documento l'acciaieria rischia la chiusura. La trattativa

di redazione economia
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Ex Ilva, trattativa al Mimit per il futuro dell'acciaieria. Tra terza via e "cerino in mano"

Questa è la settimana chiave per il futuro dell'ex Ilva di Taranto. Un concetto ribadito più volte dal ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso. Tutto ruota attorno all'Aia (l'autorizzazione integrata ambientale), si tratta di un documento che autorizza l'esercizio dell'acciaieria, tenendo conto dell'impatto ambientale e delle condizioni di produzione. In pratica, è un insieme di prescrizioni e controlli che permettono all'Ilva di operare, ma nel rispetto dell'ambiente e della salute pubblica. Su questo aspetto si attende a giorni la decisione del Tribunale. Solo con questo via libera si potrà continuare a produrre. Ma per produrre acciaio di qualità serve anche una nave rigassificatrice, altro motivi di discussione. Intanto al Mimit è in corso un tavolo di lavoro tra governo, enti locali, Regione Puglia e Comune di Taranto e sarebbe emersa - riportano alcune fonti del Mimit - una nuova proposta, definita una terza via per il futuro dell'acciaieria.

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Ma in merito alla trattativa in corso al ministero delle Imprese non è molto fiducioso il presidente della Puglia Michele Emiliano. "L'accordo di programma - sostiene il governatore - ha ancora bisogno di maturare dentro la logica degli enti locali, perché purtroppo l'Italia sta delegando al Comune di Taranto, ancora una volta, il suo destino industriale e nel frattempo però nessuno fa sentire al sindaco di Taranto la sua vicinanza, perché lui, appena eletto, dovrà andare a dire ai suoi cittadini a nome dell'Italia intera che devono sopportare e soffrire per altri anni una situazione in cui le fonti inquinanti sono ancora aperte".

"Secondo il piano del governo - prosegue Emiliano - per sette anni o otto anni dovranno funzionare gli altiforni a Taranto "e questo legittimamente, dopo tanti anni, scatena la furia popolare perché i cittadini pretenderebbero a Taranto l'immediata chiusura delle fonti inquinanti e il sindaco è sotto questa pressione". "Neanche al ministero - spiega il presidente della Puglia - sanno con certezza se una nave rigassificatrice può essere posta nel porto di Taranto con le leggi attuali italiane. Quindi mi sono permesso di dire: inutile insistere su una nave che ancora non sappiamo se è a rischio di incidente rilevante. Non bisogna parlare della nave come di un totem, ma dire semplicemente che per fare la decarbonizzazione, almeno fino a che non ci sarà l'idrogeno, serve il gas e questo gas va assicurato".

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