Fed pronta al taglio dei tassi, ma un'incognita divide i più esperti
Gli esperti concordano su un primo taglio da 25 punti base, ma divergono sulle conseguenze: focus su mercato del lavoro, inflazione ancora superiore al target e la forte pressione da parte di Trump
Fed pronta a tagliare, analisti divisi tra prudenza e ottimismo
Dopo mesi di attesa, la banca centrale americana è pronta a muovere la leva dei tassi di interesse, che da dicembre 2024 sono fermi tra il 4,25% e il 4,50%. Sul tavolo c’è l’ipotesi di un primo taglio di 25 punti base: una decisione che arriva in un momento delicato, tra il rallentamento del mercato del lavoro e un’inflazione ancora sopra il target. Il dibattito è acceso non solo dentro la Fed, ma anche tra analisti e investitori, tra il timore di un allentamento prematuro e l’attesa di una politica monetaria più accomodante. Affaritaliani alcune voci del mercato.
Scope Ratings: "Rischio di allentamento prematuro"
Secondo l’agenzia di rating europea Scope Ratings, la Fed dovrebbe in realtà procedere con prudenza: "La Federal Reserve rischia di anticipare un allentamento della politica monetaria senza che l’inflazione sia pienamente sotto controllo. Il taglio dei tassi di 25 punti base, previsto per questa settimana, viene giudicato da Scope Ratings prematuro, considerando la resilienza dell’economia, la ripresa dell’inflazione e l’intensificarsi delle pressioni politiche. Un intervento eccessivamente anticipato potrebbe indebolire la credibilità della Fed e alimentare nuove tensioni sui mercati."
L’agenzia ricorda inoltre che l’inflazione resta al 2,9% (3,1% nella componente core e 3,8% nei servizi), mentre l’economia continua a crescere vicino al 2%. Con i mercati che già scontano fino a tre tagli entro fine anno e Trump che chiede allentamenti molto più forti, la Fed rischia di trovarsi in una posizione scomoda.
Benoit Anne (MFS IM): "Un taglio è ormai cosa fatta"
Un approccio più fiducioso arriva da Benoit Anne, Senior Managing Director e Head of Market Insights Group di MFS Investment Management: "E taglia! È opinione diffusa che questa settimana la Fed riprenderà la sua politica di allentamento, con un taglio di 25 punti base. I segnali inviati dal presidente della Fed al simposio di Jackson Hole erano già piuttosto chiari e ora è praticamente cosa fatta."
E aggiunge: "Gli investitori globali saranno ora alla ricerca di segnali su ciò che accadrà in seguito, ma potrebbero rimanere delusi. Infatti, non prevediamo che il presidente della Fed fornirà indicazioni precise in questa fase. La dipendenza dai dati e la fornitura di indicazioni prospettiche non funzionano molto bene insieme. Non c'è un ampio consenso sui nuovi “dots” della Fed, ovvero le previsioni interne sui tassi di interesse della Fed, sul fatto che verrà indicato uno o due ulteriori tagli dei tassi entro la fine dell'anno, oltre alla mossa prevista per settembre."
"In ogni caso, la possibilità di una reazione sorprendentemente accomodante è molto remota, dato che l'allentamento è già stato scontato dal mercato dei tassi. Guardando oltre il FOMC di questa settimana, ciò che alla fine conterà sarà il ritmo dei tagli e dove la Fed deciderà di fermarsi. In questo momento, l'opinione prevalente è che la Fed tornerà al 3% nei prossimi trimestri. Tuttavia, non lo scopriremo presto."
E conclude: "A nostro avviso, una Fed più accomodante è ampiamente favorevole a una posizione lunga sulla duration negli Stati Uniti, almeno da un punto di vista tattico, anche se è importante rendersi conto che il mercato si è già spostato parecchio quando si è trattato di scontare i futuri tagli della Fed."
Jeffrey Cleveland (Payden & Rygel): "Mercato del lavoro fragile"
Per Jeffrey Cleveland, Chief Economist di Payden & Rygel, il nodo centrale è il rallentamento occupazionale: "Nel 2025 la crescita occupazionale del settore non agricolo negli Stati Uniti ha subito una forte battuta di arresto. Storicamente, un rallentamento simile si è registrato soltanto durante periodi di recessione: la crescita media trimestrale delle buste paga non agricole è infatti passata dalle 116.000 unità del settembre 2024 alle 29.000 di oggi."
"Anche le revisioni preliminari dei benchmark pubblicate martedì scorso dipingono un quadro simile, con -911.000 posti di impiego totali nel 2025 contro i -818.000 del 2024. Parallelamente, il tasso di disoccupazione negli Usa è salito al 4,3%, un dato sovrapponibile a quello registrato lo scorso settembre, quando la Federal Reserve optò per un taglio dei tassi d’interesse da 50 punti base. Altri indicatori del mercato del lavoro, come le richieste di sussidi di disoccupazione e le offerte di impiego delineano un contesto sensibilmente più debole."
E aggiunge: "In particolare, le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione hanno toccato i valori più elevati dal 2021, mentre quelle continuative sono vicine ai massimi del ciclo. Inoltre, per la prima volta in questa fase congiunturale, il numero lavoratori in cerca di occupazione ha superato quello dei posti vacanti. I dati sull’inflazione di agosto pubblicati la scorsa settimana – con la media mobile a tre mesi dell’indice CPI core allo 0,3%, rispetto allo 0,2% del settembre 2024 – sembrano suggerire un impatto limitato delle tariffe sui prezzi dei beni e, viceversa, un contributo significativo del settore immobiliare, una tendenza a nostro avviso destinata ad esaurirsi, dal momento che gli indicatori degli affitti lasciano presagire un’ulteriore moderazione dei prezzi degli alloggi."
In conclusione l'analista spiega: "Ad oggi i mercati obbligazionari scontano una probabilità del 107% di un taglio da 25 punti base nel corso dell’ormai prossima riunione della Fed, ma l’entità della riduzione è una questione di poco conto. Decisivo sembra, invece, il fragile equilibrio in cui si trova oggi il mercato del lavoro, perché, storicamente, un forte rallentamento della crescita occupazionale ha portato o ad una rapida ripresa, oppure ad una recessione. Per evitare un crollo, la Fed dovrebbe, come suggerito dal governatore Waller, procedere con l’allentamento monetario: in base alle nostre previsioni, nei prossimi 12-15 mesi il tasso sui Fed Funds dovrebbe avvicinarsi al 3% (dall’attuale 4,50%)."
César Pérez Ruiz (Pictet WM): "Occhi puntati anche sui mercati globali"
Uno sguardo più ampio arriva da César Pérez Ruiz, Head of Investments & CIO di Pictet Wealth Management: "La Fed è sempre più preoccupata per il raffreddamento del mercato del lavoro USA. Le revisioni preliminari del numero degli occupati non agricoli sono state negative. Si prevede che mercoledì la Fed abbasserà i tassi di 25 punti base, con una piccola probabilità di un taglio di maggiore entità..."
E aggiunge: "Il Presidente Powell probabilmente manterrà aperte le opzioni della Fed per ulteriori tagli dei tassi dopo la riunione di politica monetaria di questa settimana. Le proiezioni indicano due tagli, forse tre, nel 2025, e tassi più bassi negli anni successivi. Siamo negativi sui titoli di Stato statunitensi e globali."