Gedi, Kyriakou rassicura la redazione: la chiusura dell'operazione è più vicina
La sua prima uscita ufficiale, in risposta all’ambasciata russa, ha rasserenato gli animi. Defilati gli altri pretendenti, si avvicina la fine della trattativa
John Elkann
Gedi, niente licenziamenti di massa in vista
Si va verso la chiusura della trattativa tra Gedi e la Antenna del finanziere greco Thodoris Kyriakou. Secondo quanto può riferire Affaritaliani, ci sarebbe stata una decisa accelerata nelle operazioni dopo che il Cdr di Repubblica, dopo le pesanti perplessità mostrate nei giorni scorsi, ha invece mostrato una (seppur tiepida) apertura. Questo nuovo sviluppo nelle trattative deriva dalla scelta di Kyriakou stesso di esporsi in prima persona.
Per habitus e per indole, la sua idea è sempre stata quella di parlare solo una volta ultimata la compravendita. Ma la nota (semi)ufficiale emessa lo scorso weekend lo ha costretto ad anticipare i tempi. Inoltre, la sua prima voce - anch’essa mediata dalla formula “voci vicine” - è stata relativa all’intemerata dell’ambasciata russa che sperava, con il cambio di proprietà, in una linea più morbida da parte delle testate del gruppo verso Mosca. Tentativo - goffo - rispedito prontamente al mittente.
Che cosa manca per la conclusione della trattativa? L’imprimatur della politica. Se dal governo non sono arrivati segnali di preoccupazione, anzi, dall’opposizione si continua a temere che uno dei baluardi della gauche italiana cambi drasticamente orientamento. E dunque, si tratta ora di convincere soprattutto il Pd e i Cinque Stelle.
Altro tema spinoso è quello dell’occupazione. Secondo quanto risulta, non ci dovrebbero essere licenziamenti di massa, ma si ricorrerà al prepensionamento o a degli accordi ad personam per uscire dall’azienda. Anche perché, maligna qualcuno, i conti sono sotto gli occhi di tutti e anche lo stesso John Elkann, se non dovesse vendere, non potrebbe avere grandi armi nel suo arsenale se non appunto quella di una riduzione drastica dei costi di gestione e, quindi, del personale.
Infine, per quanto concerne l’altro possibile pretendente a Gedi, Leonardo Maria Del Vecchio, sembra che la sua posizione sia sempre più lontana dal gruppo di Exor. Pare, infatti, che Elkann non abbia visto nel suo progetto una solidità tale da poter procedere in maniera convinta. E dunque, il figlio del fondatore di Luxottica potrebbe guardare altrove, ferma restando la sua volontà (e necessità) di avere all’interno del suo family Office anche un giornale da poter usare come cassa di risonanza per le sue attività. Non trovano grande riscontro le voci che le vorrebbero interessato al Fatto Quotidiano, così come sembra che anche il Foglio - suo pallino - non sia esattamente in target.
Negli anni passati, infatti, la testata fondata da Giuliano Ferrara si è sempre mostrata assai autonoma rispetto al suo editore Valter Mainetti. Ed è per questo che il giornale diretto da Claudio Cerasa non avrebbe l’identikit corretto per Del Vecchio, impegnato com’è in varie partite: oltre al suo fondo, infatti, il rampollo sta vivendo lo stallo totale nella vicenda dell’eredità del padre.
Gli otto eredi non trovano un accordo e Francesco Milleri continua per la sua strada, forte del fatto che anche le voci che vorrebbero una vendita di tutti gli asset di Delfin - Generali e Mediobanca su tutti - siano quasi irrealizzabili. Del Vecchio, infatti, pose come condizione per la governance che gli accordi nella holding venissero presi con una maggioranza dell’88%, ovvero con l’ok di tutti gli eredi, ognuno depositario di un 12,5% delle quote. La chiusura della vicenda Gedi potrebbe arrivare a breve, con un pretendente in grandissimo vantaggio.