Generali, altro che “pax”: Caltagirone e Delfin preparano la strategia 2026. E il prossimo ceo…

Cattaneo, Del Fante, Greco e la pista straniera: nel caso si decidesse di procedere alla sostituzione di Donnet ecco chi sono i papabili

Economia

Generali, altro che “pax”


 

C’è chi ha pensato che la nomina del direttore generale (scelto da Philippe Donnet) potesse bastare a “placare” gli animi di Caltagirone e Delfin e degli altri soci forti - e non particolarmente soddisfatti dello status quo in Generali - evitando in questo modo che si andasse incontro a una vicenda à la Mediobanca.

La verità però è un’altra, cioè che la gestione Donnet - compresa la nomina di un manager comunque molto apprezzato come Giulio Terzariol - non ha spostato di una virgola l’idea del duo Milleri-Caltagirone che già da tempo hanno in mente un Leone diverso, più ambizioso e più allineato a quelli che sono gli standard borsistici e non solo raggiunti dai grandi competitor europei come Axa e Allianz

Dunque, al di là delle dichiarazioni di prammatica, si continuerebbe a immaginare - a Roma come a Milano - un futuro diverso per Generali, in cui Philippe Donnet non sia più ceo. Le tempistiche sarebbero già state decise ed entro la primavera si potrebbe conoscere il nome del successore. Quattro i manager a oggi più apprezzati: Flavio Cattaneo, Matteo Del Fante e - udite, udite - Mario Greco. Oltre a una pista straniera ancora da decrittare.

Ognuno di questi top player ha i suoi pro e i suoi contro. Cattaneo, ad esempio, sta portando avanti un percorso importante in Enel, con la riduzione del debito e l’approvazione di un bilancio che si preannuncia da record. Il suo mandato scadrà l’anno prossimo e quindi ci sarebbero i tempi perfetti per sbarcare a Trieste. Ma questa pista rischia di raffreddarsi perché il fondatore di Italo potrebbe scegliere di proseguire il suo mandato in Enel complice anche l’esigenza del governo di mantenere una certa stabilità.

Mario Greco sarebbe un cavallo - e che cavallo - di ritorno. È stato ceo di Generali per quattro anni, dal 2012 al 2016, prima di diventare il numero uno di Zurich. Non è un mistero che sia molto apprezzato e che potrebbe quindi essere il profilo adatto per prendere eventualmente il posto di Donnet. Per quanto riguarda la pista straniera, la nebbia ancora non si dirada, ma è significativo che si pensi a qualcuno che è alieno alle logiche nostrane, ivi comprese eventuali situazioni di pesi e contrappesi che fino a ora hanno punteggiato la gestione Donnet.

Quello che è certo e che a oggi la cordata che fa capo a Milleri-Caltagirone ha portato dalla sua parte - dopo l’Opas - anche la quota di Mediobanca e c’è chi si spinge a dire che già oggi il consenso sarebbe intorno al 45% del capitale. Infine, tornando al nome del manager, in questo momento sembrerebbe più avanti la posizione di Matteo Del Fante, manager molto apprezzato che è “nato” però con l’etichetta di renziano e sarebbe quindi più semplice strappare al governo al termine del suo mandato (anch’esso nel 2026) in Poste.

Capitolo Mediobanca, infine. Fonti accreditate garantiscono ad Affaritaliani che la scelta di Alessandro Melzi D’Eril non è un ripiego, ma un nome che convince e che è destinato restare in Piazzetta Cuccia. Anche Luigi Lovaglio, sulla carta, dovrebbe restare al suo posto l’anno prossimo quando scadrà il mandato. Ma qualcuno ha già iniziato a mormorare che il manager che ha scalato Mediobanca sbaglierebbe se pensasse di essere diventato padrone anche di Piazzetta Cuccia, che deve continuare la sua corsa senza ingerenze senesi.

MPS, a sua volta, sarà impegnata a capire quale debba essere il suo ruolo nel mondo bancario, tra l’ipotesi di una fusione con BancoBpm (complessa oggi come ieri) e lo stand alone che però sarebbe complesso da reggere a lungo.

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