Giorgetti sulla privatizzazione di Poste: "Asset di valore, nessuna svendita"

Il ministro dell'Economia ha precisato che la privatizzazione di Poste sarà fatta seguendo il modello di Eni, Enel e Leonardo

di Redazione Economia
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Giancarlo Giorgetti
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Poste, il ministro dell'Economia: "Valorizzeremo l'asset preservando il controllo. Nessuno svendita come è stato fatto con Tim"

Nella privatizzazione di Poste Italiane il Mef conserverà il controllo della società. Lo ha detto il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti al Question Time alla Camera. "Lo scorso 25 gennaio il Cdm ha approvato un dpcm volto a regolare l'alienazione di una quota della partecipazione del Mef nel capitale di Poste spa", ha detto il ministro spiegando tuttavia che il provvedimento prevede "una partecipazione anche indiretta che assicuri il controllo pubblico". "Il decreto sarà trasmesso alle commissioni parlamentari per un parere prima di intraprendere la dismissione medesima", ha proseguito. "La privatizzazione di una quota del capitale di Poste avverrà non esclusivamente per fare cassa e ridurre il debito pubblico ma quando le condizioni di mercato ci convinceranno".

"Il programma di dismissioni non prevede la cessione del controllo da parte dello Stato delle società interessate ma quote di minoranza con l'obiettivo di destinare le risorse alla riduzione del debito pubblico", aggiunge Giorgetti.  Il ministro ha poi precisato: "Credo che qulcun altro abbia svenduto in passato gli asset del Paese, non lo farà questo governo.  Nessuno svende niente a nessuno. Qualcuno ha ricordato il caso di Tim: ecco, non faremo come è stato fatto con Tim, possiamo garantirvelo".

A proposito del controllo di Poste, il titolare dell'Economia ha ricordato: "Il controllo di società quotate in Borsa si può svolgere in diverse forme. Detenendo la maggioranza del pacchetto azionario o un numero di azioni sufficienti per avere il controllo dell'assemblea. Questo si verifica in aziende importanti e strategiche del paese, da tanti anni in forma diversa, diretta o indiretta attraverso Cdp. Basta citare Leonardo, Eni, Enel. Lo stesso modello verrà replicato, con lo stesso grado di successo probabilmente, anche su Poste". "L'operazione del governo - ha evidenziato Giorgetti - è la valorizzazione di questo asset preservandone il controllo pubblico. La quota del Mef e di Cdp in Poste è pari al 64,26%, (35% Cdp e 29,2% Mef). Lo Statuto di Poste inoltre contiene una clausola che nessun soggetto al di fuori del Mef e enti pubblici possa detenere una quota superiore al 5%".

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