Inflazione Usa, i dazi di Trump non scalfiscono i prezzi. Il mese di aprile batte le attese: il calo è del 2,3%

I prezzi al consumo negli Stati Uniti in aprile sono saliti del 2,3%, meno delle attese che scommettevano su un aumento del 2,4% e l'aumento minore dal febbraio 2021

di Redazione

Jerome Hayden Powell

Economia

Inflazione Usa in calo ad aprile: i numeri 

I dazi di Trump non scalfiscono l'inflazione Usa: i prezzi al consumo negli Stati Uniti in aprile sono saliti del 2,3%, meno delle attese che scommettevano su un aumento del 2,4% e l'aumento minore dal febbraio 2021. Su base mensile il rialzo è stato dello 0,2%, anche in questo caso inferiore rispetto alle previsioni del mercato. L'indice core, quello al netto di energia e alimentari, ha segnato su base annuale un aumento del 2,8% e su base mensile dello 0,2%

Usa, Goldman Sachs: "In arrivo aggiustamenti prezzi legati ai dazi, Fed attendista"

"Il dato odierno sull’indice dei prezzi al consumo (CPI), più debole del previsto, appare superato alla luce dei profondi cambiamenti nelle politiche commerciali degli ultimi giorni", commenta Kay Haigh, co-responsabile globale Fixed Income and Liquidity Solutions di Goldman Sachs Asset Management. "Guardando al futuro, continua l'analista, la Fed si troverà probabilmente ad affrontare un difficile compromesso, poiché gli aumenti dei prezzi legati ai dazi inizieranno a riflettersi nei dati sull’inflazione, mentre l’attività economica resterà modesta. Ci aspettiamo che la reazione iniziale della Fed sia prudente, ma permangono i rischi che un rallentamento dell’economia più marcato del previsto possa portare alla ripresa del ciclo di allentamento monetario da parte della Fed."

Alexandra Wilson-Elizondo, global co-head and co-chief investment officer of Multi-Asset Solutions di Goldman Sachs Asset Management, ha dichiarato: "L’ampio ventaglio di previsioni emerse prima della pubblicazione del dato CPI di oggi evidenzia quanto sia difficile per gli operatori di mercato prezzare l’elevato livello di incertezza che grava su imprese e consumatori. Prima della diffusione del dato abbiamo monitorato attentamente i dati per ricercare i primi segnali dell’impatto dei dazi sull’inflazione, concentrandoci in particolare sulla dinamica dei prezzi dei beni rispetto al calo della domanda per alcuni servizi, come i viaggi.

"Il dato finale dell’inflazione CPI, pari al 2,3% su base annua, ha aggiunto Alexandra Wilson-Elizondo,  rappresenta probabilmente un sollievo per la Federal Reserve. Tuttavia, gli aggiustamenti di prezzo più consistenti legati ai dazi dovrebbero manifestarsi nei prossimi mesi. Per questo, continuiamo ad attenderci un atteggiamento attendista da parte della Fed nel breve periodo, con mercati guidati dalle notizie relative alle trattative e ai compromessi politici". 

"Per quanto riguarda il prezzo del petrolio, sebbene molti investitori siano ottimisti riguardo agli effetti positivi della sua discesa sull’inflazione, tali benefici vengono in gran parte compensati dall’indebolimento del dollaro, che rende più costose le importazioni. Considerando questi elementi, i movimenti di queste due asset class dal “Liberation Day” si sono effettivamente compensati dal punto di vista dell'inflazione core”, ha concluso Alexandra Wilson-Elizondo. 

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