Carmignac, investire oltre l’"hype" tecnologico: così l'IA rimodella la crescita e l'economia digitale
L’intelligenza artificiale come motore strutturale di crescita: la visione di Carmignac
Mercati Finanziari
Carmignac, l'IA e le nuove frontiere d'investimento
Carmignac ha lanciato un messaggio chiaro ai mercati: l’intelligenza artificiale non è più solo promessa, ma realtà economica. Attraverso le analisi di Kristofer Barrett, Fund Manager e Head of Global Equities, e Somesh Batra, esperto di tecnologia, la società francese di gestione patrimoniale ha illustrato come il settore tecnologico stia entrando in una nuova fase di crescita, capace di ridisegnare le dinamiche globali e aprire nuove opportunità di investimento.
Secondo gli analisti la "rivoluzione tecnologica" sta superando quella fase dell’entusiasmo per entrare nella "concretezza". Dopo anni in cui l’intelligenza artificiale era raccontata più come promessa che come realtà, oggi la crescita esponenziale della capacità di calcolo e l’evoluzione dei modelli algoritmici stanno generando risultati tangibili, traducendosi in un impatto economico e produttivo senza precedenti.
Alla base di questa trasformazione vi sono tre forze principali. La prima è l’aumento vertiginoso della potenza computazionale, spinta da hardware specializzati e infrastrutture cloud in grado di addestrare e far funzionare modelli di AI sempre più sofisticati. La seconda è la ricerca di efficienza: i grandi operatori tecnologici, gli hyperscaler come Amazon, Google, Microsoft e Meta, sono i primi utilizzatori dei propri strumenti di intelligenza artificiale, ottenendo miglioramenti stimati tra il 10 e il 20% nella produttività interna. Un tale incremento potrebbe liberare risorse per 50-100 miliardi di dollari ogni anno. La terza forza riguarda la vastità del mercato potenziale. Oggi il settore SaaS (Software as a Service) vale circa 400 miliardi di dollari, ma il mercato globale del lavoro impiegatizio si stima tra i 12 e i 15 trilioni di dollari annui. Anche solo l’automazione o il potenziamento del 10-20% di questa forza lavoro attraverso l’AI rappresenterebbe un’opportunità economica di portata pluritrilionaria.
In questo contesto, la velocità non è più l’unico parametro di successo. Ciò che conta è la durabilità: la capacità delle aziende di mantenere vantaggi competitivi e sostenere nel tempo l’investimento in infrastrutture. Le previsioni di spesa in conto capitale dei giganti tecnologici mostrano una traiettoria chiara: nel 2025 Amazon investirà 125 miliardi di dollari, Meta 72, Microsoft 90 e Alphabet 90, per un totale di 377 miliardi, in crescita del 59% sull’anno precedente. Nel 2026 il totale salirà a 500 miliardi (+33%). Tutte le strade, inevitabilmente, conducono a TSMC, il colosso taiwanese dei semiconduttori che rappresenta il cuore produttivo di questa nuova economia del calcolo.
Tuttavia, anche in un orizzonte così promettente, non mancano le preoccupazioni. I colli di bottiglia nella supply chain dei chip restano un rischio concreto, così come l’eccessivo ottimismo su contratti a lungo termine non ancora realizzati. Vi è inoltre una componente speculativa legata all’AI che potrebbe gonfiare temporaneamente le valutazioni. A questo si aggiungono le tensioni geopolitiche e le politiche industriali che circondano la produzione di semiconduttori, tema sempre più strategico per gli equilibri globali. Secondo gli analisti di Carmignac, l'approccio corretto è dunque quello dell’ottimismo disciplinato: credere nella rivoluzione tecnologica, ma fondare le scelte d’investimento su principi solidi e di lungo periodo.
All’interno di questa catena di valore, Taiwan gioca un ruolo essenziale, con oltre il 60% della produzione mondiale di semiconduttori. La tecnologia del cosiddetto accelerated computing rappresenta la più rapida evoluzione della storia dell’informatica: l’uso di hardware specializzato, come GPU o TPU, consente di eseguire compiti complessi in modo molto più rapido e con un consumo energetico inferiore rispetto ai tradizionali processori. È il passaggio cruciale dal training all’inferenza dell’AI, quello che permette all’intelligenza artificiale di operare in tempo reale e su scala industriale. Le applicazioni spaziano dalla scrittura automatica di testi alla generazione di immagini e video, dai chatbot ai sistemi vocali.
Questa corsa alla capacità computazionale ha superato i limiti della legge di Moore, permettendo un aumento della potenza di calcolo di oltre 2000 volte in meno di dieci anni. È la base di tutta la prossima ondata di innovazione. Ma la domanda cresce così rapidamente da superare l’offerta: la scarsità di chip avanzati crea margini elevati e rafforza le posizioni di monopolio di aziende come Nvidia e TSMC. Beneficiano di questa dinamica anche i grandi operatori cloud, in particolare Alphabet, Amazon e Microsoft, insieme ai fornitori di rete come Arista Networks.
Le analisi di settore confermano il momento favorevole. Gli utili tecnologici continuano a sorprendere positivamente e le società più esposte all’AI stanno riportando risultati record. La generazione di token, le unità di calcolo che misurano l’attività dei modelli linguistici, raddoppia ogni due mesi. ChatGPT ha raggiunto 800 milioni di utenti attivi settimanali, quattro volte rispetto all’anno precedente. Gemini, la piattaforma di Google, conta oggi 650 milioni di utenti mensili e un numero di query triplicato rispetto al trimestre precedente. Microsoft ha processato oltre 500 trilioni di token tramite le sue API, un aumento di sette volte su base annua, mentre Alphabet elabora ormai 1,3 quadrilioni di token al mese, venti volte più di un anno fa. Una crescita di tale portata non può essere supportata indefinitamente: aggiungere nuova capacità computazionale è sempre più complesso e ciò genera vincoli strutturali e margini elevati lungo tutta la catena del valore dei data center.
Tra i leader di questo ecosistema, TSMC resta il punto di riferimento. L’azienda detiene oltre il 90% del mercato nei nodi produttivi più avanzati e continua a registrare una domanda robusta legata all’intelligenza artificiale. Per il 2025 prevede una crescita dei ricavi superiore al 35% anno su anno, con un tasso annuo composto di incremento dei ricavi AI superiore al 40% per il quinquennio a partire dal 2024. Alphabet, dal canto suo, beneficia dell’intelligenza artificiale in tutti i segmenti: il motore di ricerca cresce del 15% grazie a query più complesse, YouTube aumenta la propria quota di tempo di visualizzazione negli Stati Uniti grazie a modelli di raccomandazione sempre più precisi, e Google Cloud cresce del 34% annuo, con un numero record di contratti sopra il miliardo di dollari e oltre il 70% dei clienti che utilizza soluzioni AI sviluppate da Google.
La prospettiva, dunque, resta di lungo periodo. Il settore tecnologico continua a dimostrarsi uno dei più dinamici e resilienti, capace di combinare alta crescita, margini sostenuti e innovazione costante. L’intelligenza artificiale non è più solo una promessa, ma un motore economico globale in grado di ridefinire produttività, infrastrutture e modelli di business. In questo scenario, l’obiettivo non è inseguire la moda del momento, ma individuare i vincitori sostenibili nel tempo. L’approccio di Carmignac resta fedele a questo principio: ottimismo sì, ma ancorato a fondamenta solide e a una visione realistica dell’evoluzione tecnologica.