ITA Airways, flotta in ginocchio: 22 aerei a terra. E la compagnia prepara la causa contro Pratt & Whitney

Crisi dei motori GTF: un terzo della flotta ITA è a terra. Perdite in aumento e stop ai piani di sviluppo

di Rocco Smatti
AIRBUS A350 ITA AIRWAYS
Economia

ITA Airways, flotta in ginocchio: 22 aerei a terra. E la compagnia prepara la causa contro Pratt & Whitney

ITA Airways si ritrova nel mezzo di una delle crisi di flotta più pesanti d’Europa, e non per colpe proprie. Il problema arriva da oltreoceano, da quei motori GTF – Geared Turbofan di Pratt & Whitney che avrebbero dovuto rivoluzionare l’aviazione civile. I GTF sono motori di nuova generazione progettati con un ingranaggio riduttore (gearbox) che permette alla ventola anteriore di ruotare più lentamente rispetto al compressore e alla turbina, migliorando l’efficienza, riducendo i consumi e abbassando il rumore. In teoria, un salto tecnologico. In pratica, per ITA, un incubo industriale.

Oggi, infatti, proprio quei motori stanno inchiodando la compagnia italiana a una realtà ben diversa: 22 aerei fermi, quasi un terzo della flotta totale. Una situazione che non solo prosciuga risorse ma congela piani industriali, crescita e persino le ore di volo dei piloti.

Al centro del disastro c’è un difetto tanto inatteso quanto banale nella sua origine: polveri metalliche contaminate, utilizzate tra il 2015 e il 2021 per produrre componenti della turbina e del compressore ad alta pressione. Un problema di qualità che si è trasformato in un terremoto globale. Le autorità aeronautiche hanno imposto ispezioni approfondite, e ogni verifica può tenere un motore lontano dall’ala per mesi.

In tutta Europa e nel mondo le compagnie che operano Airbus A220, A320neo e A321neo stanno pagando pegno. Ma per ITA la questione è più grave che altrove: la sua flotta, giovane e costruita quasi tutta su velivoli strettamente dipendenti dai GTF, non ha margini di manovra. Il risultato è un cortocircuito: meno aerei, meno rotte, meno produttività e un buco che rischia di diventare voragine. Le perdite attese superano i 150 milioni nei prossimi cinque anni, senza contare i danni indiretti sul mercato.

Pratt & Whitney assicura che sta aumentando la capacità dei centri di revisione e che offrirà ristori economici ai vettori colpiti. Ma sul campo la sensazione è un’altra: il peggio non è ancora passato. Gli analisti parlano di un ritorno alla normalità non prima del 2026, quando gli engine shop potrebbero finalmente smaltire la montagna di interventi accumulati.

ITA, intanto, non sembra più disposta a incassare senza reagire. Ha fatto capire in modo piuttosto chiaro che porterà RTX–Pratt & Whitney in tribunale, chiedendo un risarcimento proporzionato al disastro operativo subito negli ultimi mesi. Una mossa inevitabile, anche per mandare un segnale: l’azienda non può restare ostaggio di un difetto industriale che sta minando la sua stessa capacità di stare sul mercato. La domanda ora è semplice, ma inquietante: quante estati così potrà ancora reggere ITA Airways?

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