Juventus, l’assalto di Tether e il muro di Exor: Devasini e Ardoino, chi sono i miliardari italiani delle stablecoin
Tether mette sul tavolo 1,1 miliardi per il controllo del club, ma Exor nega ogni trattativa e respinge l’assalto. Che cosa e chi c'è dietro la mossa del colosso delle stablecoin
Juventus, l’offerta di Tether e la sfida a Exor: chi sono Giancarlo Devasini e Paolo Ardoino, i miliardari italiani delle criptovalute
Paolo Ardoino, amministratore delegato di Tether, ha reso pubblico l’invio di un’offerta vincolante per l’acquisto della quota di controllo della Juventus detenuta da Exor, mettendo sul tavolo 1,1 miliardi di euro per il 65% del capitale. Una mossa ha subito scosso il mondo del calcio, ma anche della finanza, soprattutto perché appena mezz’ora prima un portavoce della holding della famiglia Agnelli-Elkann aveva escluso l’esistenza di qualsiasi trattativa in corso per la cessione del club.
L’offerta, insieme con la disponibilità a investire un ulteriore miliardo di euro nella società sportiva, è stata respinta rapidamente da Exor, che ha ribadito come la Juventus "non sia in vendita". Tuttavia, l’interesse di Tether per i bianconeri non nasce di certo oggi, e già nel febbraio scorso la società di stablecoin aveva acquisito circa il 5% del capitale, per poi superare la soglia del 10% ad aprile, diventando di fatto il secondo socio del club dopo Exor: in quell’occasione il titolo, così come oggi, aveva registrato un rialzo in Borsa, segnale che il mercato aveva digerito bene la mossa.
E così negli ultimi mesi Tether ha chiesto una maggiore rappresentanza nella governance della società, più volte avanzando proposte in assemblea e partecipando all’aumento di capitale da 110 milioni di euro; richieste che però sono state per la maggior parte delle volte respinte, fatta eccezione per l’ingresso di un consigliere indicato da Tether nel consiglio di amministrazione. Ma perché Tether è così interessata al club bianconero, perché proprio ora e chi sono davvero i due uomini chiave che la guidano, Giancarlo Devasini e Paolo Ardoino? Facciamo quindi un passo indietro.
Tether è la principale società al mondo nel settore delle stablecoin, criptovalute il cui valore è ancorato a una valuta tradizionale. Il suo prodotto più conosciuto è USDT, legato al dollaro statunitense con un rapporto teorico di 1 a 1; in circolazione ci sono oltre 180 miliardi di dollari in USDT, utilizzati come strumento di scambio e riserva di valore nel mercato globale delle criptovalute. La società è stata fondata nel 2014 e oggi ha sede a El Salvador, ma è soprattutto negli ultimi anni che ha registrato una crescita da record: nel primo semestre del 2024 ha dichiarato utili per 5,2 miliardi di dollari, trainati in larga parte dagli interessi generati dalle riserve investite in titoli di Stato americani.
È però anche qui che si colloca la frattura che accompagna Tether da anni: l’ancoraggio a un dollaro regge finché il mercato mantiene fiducia nella presenza di riserve adeguate e facilmente liquidabili. Tether, come la sua principale concorrente Circle, pubblica report periodici sulla composizione delle riserve, ma nel tempo è stata più volte oggetto di critiche sulla trasparenza e sull’assenza di un audit completo comparabile a quello di un istituto bancario.
Giancarlo Devasini, classe 1964, torinese, è il principale azionista di Tether con una quota del 47% ed è a tutti gli effetti il vero perno della società. Figura schiva, vive a lungo tra la Svizzera e l’Italia, ma raramente concede interviste ed è quasi assente dalla scena pubblica. Eppure, secondo Forbes, è oggi il quarto uomo più ricco d’Italia, con un patrimonio stimato intorno ai 9,2 miliardi di dollari (altre stime lo collocano molto più in alto).
Quello di Devasini, tuttavia, è un profilo tutt'altro che usuale: laureato in medicina, inizia come chirurgo plastico, ma abbandona presto la professione per reinventarsi imprenditore nel settore dell’elettronica e del software, costruendo un gruppo da oltre 100 milioni di euro di ricavi prima del 2008: sono anni in cui Devasini ha anche dovuto affrontare diverse battaglie legali con colossi come Microsoft e Toshiba. Nel 2012 entra nel mondo delle criptovalute con Bitfinex, piattaforma di scambio che diventerà subito importante nell’ecosistema crypto: da lì nasce il legame strutturale con Tether, formalmente separata ma di fatto parte dello stesso universo industriale (iFinex).
Se Devasini è il silenzio, Paolo Ardoino è la vera voce di Tether. Nato nel 1984 a Cisano sul Neva (Savona) è il principale portavoce dell’azienda. Laureato in informatica all’Università di Genova, Ardoino è un ingegnere che si è fatto le ossa nel settore tech e finanziario tra Lugano e Londra prima di entrare in Bitfinex nel 2014 come sviluppatore.
È lui a progettare il nuovo motore di scambio della piattaforma, rendendola scalabile. Da lì l’ascesa è rapida: diventa prima direttore tecnologico e poi amministratore delegato di Tether nell’ottobre 2023, ma a differenza del socio, Ardoino è uno che si fa conoscere, parla al pubblico, difende pubblicamente Tether dalle accuse di scarsa trasparenza, spiega la funzione sociale delle stablecoin in Paesi colpiti da inflazione cronica e rivendica l’impatto sempre più globale dell’azienda.
Ma ultimo e non per importanza, è un grande tifoso della Juventus. "Sono cresciuto con Del Piero e Zidane", ha detto, e non solo, anche il suo slogan, "Make Juventus Great Again", è diventato virale perché Ardoino vede nel club biaconero un asset sottovalutato, sportivo e simbolico. E infatti l'offerta di Tether non è solo finanziaria, ma soprattutto culturale: la Juventus è uno degli ultimi brand sportivi globali italiani, con stadio di proprietà e una base di tifosi mondiale. Per Tether è un gioiellino su cui puntare, per Exor è "famiglia", come lo stesso presidente John Elkann ha ribadito, e forse anche per questo il rifiuto dell’offerta era più che prevedibile.
In ogni caso Tether ha dimensioni, e capitali tali, che nessuno si sorprenderebbe se dovesse tornare all’attacco, quindi che l’operazione vada in porto o meno, il messaggio è chiaro: Devasini e Ardoino non vogliono più restare nell’ombra, e ora la Juventus è il campo più efficace per dimostrarlo.