Kevin Hassett, chi è il fedelissimo di Trump ora in pole per la Fed: uomo dei repubblicani e re delle crypto

Scott Bessent, segretario al Tesoro, ha fatto intendere che l’annuncio del successore di Powell potrebbe arrivare anche prima di Natale. Ecco i nomi in lizza

di Elisa Mancini
Economia

Kevin Hassett, l'uomo crypto-repubblicano che Trump vuole al timone della Fed

Di nomi ne sono circolati parecchi negli ultimi mesi su chi prenderà il timone della Fed quando Powell appenderà gli scarpini al chiodo. Ma quello spuntato negli ultimi giorni, e che sembra anche il più accreditato, è uno di quelli che fanno alzare le sopracciglia. Perché? Perché tutto ci si aspetta, tranne che un uomo vicino al mondo crypto salga al vertice della banca centrale americana. Che sia segnale di un cambio di marcia della Fed nell'era post-Powell? Difficile dire di no, anche perché i mercati di previsione attribuiscono al candidato un 56% di probabilità di diventare il prossimo presidente della Federal Reserve.

È Kevin Hassett, classe 1962, economista statunitense e da gennaio direttore del Consiglio economico nazionale. Fin qui tutto normale, se non fosse che Hassett è un uomo molto vicino a Trump, da tempo in guerra aperta con Powell, colpevole, secondo il presidente Usa, di mantenere i tassi troppo alti per troppo tempo. La Fed per Trump ha bisogno di un cambio netto e allora quale mossa migliore se non puntare su un profilo politico schierato, e perfettamente allineato con l’idea che la banca centrale debba tagliare prima e più velocemente?

La carriera di Hassett racconta un economista che ha sempre orbitato attorno ai centri del potere repubblicano. Cresciuto a Greenfield, laureato con lode allo Swarthmore College e poi dottorato alla University of Pennsylvania sotto la guida di Alan Auerbach; tra il 1989 e il 1994 insegna alla Columbia Business School. Dal 1992 al 1997 è economista alla Fed, poi, dal 1997, resident scholar all’American Enterprise Institute, periodo in cui è anche coautore del celebre (e molto discusso) "Dow 36.000", il libro che alla vigilia della bolla dot-com prevedeva un’esplosione del Dow Jones. E non finisce mica qui. Hassett vanta anche una lunga carriera da editorialista: New York Times, Washington Post, Wall Street Journal, e firma fissa per National Review e Bloomberg.

Hassett consiglia le campagne di John McCain, George W. Bush e Mitt Romney, e poi, nel 2017 Trump lo porta alla Casa Bianca come presidente del Consiglio dei Consulenti Economici, dove gioca un ruolo centrale nel lancio del Tax Cuts and Jobs Act, mossa che attira non poche critiche. Anche durante la pandemia non passa inosservato: rientrato alla Casa Bianca nel 2020, costruisce un modello che sottostima i decessi da COVID-19 e spinge per una riapertura rapida dell’economia.

Con il ritorno del tycoon alla Casa Bianca, Hassett ottiene la direzione del Consiglio economico nazionale, sostenendo con entusiamo le tariffe del presidente, attaccando il Canada per una "crisi di droga" e difendendo la linea dura dell’amministrazione su commercio e dazi. Ma c'è un dettaglio che dettaglio non è: Hassett ha lavorato per molto tempo anche come consulente nel settore crypto ed è titolare di oltre 1 milione di dollari in azioni Coinbase.

Insomma, nulla di più perfetto per Trump: aperto a una politica monetaria più accomodante e, perché no, più morbida sulle crypto, Hassett è il nome su cui i consiglieri del tycoon puntano di più. Certo, non è l’unico in lista perché ci sono anche Kevin Warsh, già governatore della Fed, così come Christopher Waller e Michelle Bowman, che invece avrebbero un approccio più tradizionale, e forse più vicino a Powell.

Per ora, però, l’aria tira altrove: la partita è aperta, vero, ma il pallone ce l’ha Kevin Hassett. Se Trump vuole un presidente della Fed che parli la sua lingua (e che magari anticipi i suoi desideri) Hassett è l'uomo per lui; manca solo la firma, che, a quanto pare, arriverà prima che l’albero di Natale perda gli aghi.

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