L'IA fa tremare i mercati, ma gli esperti non hanno dubbi: "Nessun rischio bolla, ma dopo mesi di rally...". Le previsioni

L'analisi di Fabrizio Santin, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management e Marco Piersimoni, Co-Head of Multi Asset Euro di Pictet Asset Management

di Rosa Nasti
Economia

Mercati sotto pressione per l’IA, ma gli esperti: "Solo un fisiologico riassestamento"

Dagli Stati Uniti arriva un vento gelido che attraversa Wall Street: il sospetto che l’IA non sia davvero la miniera d’oro che tutti si aspettavano, ma una bolla gigantesca pronta a scoppiare. Gli investimenti corrono, i profitti no, e l’idea che tutto possa franare sotto il suo stesso peso inizia a serpeggiare tra analisti e investitori; non serve aggiungere molto per capire perché i mercati stiano cominciando a guardarsi le spalle.

Ma possiamo davvero parlare di shock o è un semplice rito di passaggio? Affaritaliani ha raccolto le analisi di due esperti del settore: Fabrizio Santin, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management e Marco Piersimoni, Co-Head of Multi Asset Euro di Pictet Asset Management.

"Le recenti vendite osservate sui mercati non rappresentano un’inversione di tendenza, ma piuttosto una fase fisiologica di consolidamento dopo un periodo di forti rialzi. L’ultima tornata di trimestrali delle Big Tech ha alimentato qualche perplessità sull’entità degli investimenti destinati all’AI: basti citare Meta, che ha annunciato piani di spesa per 72 miliardi di dollari nel comparto. Si tratta di cifre imponenti, che riflettono la competizione globale sull’innovazione ma al tempo stesso spingono gli investitori a interrogarsi sulla sostenibilità dei ritorni attesi.

Nell’ultima parte dell’anno è normale osservare una maggiore volatilità. Molti operatori tendono a “fare cassa” sui guadagni accumulati per chiudere l’esercizio in ordine, soprattutto in un anno complesso come il 2025, segnato dalle tensioni tariffarie e da un clima di incertezza economica. Nonostante ciò, i mercati azionari hanno mantenuto un bilancio complessivamente positivo, senza segnali macroeconomici o microeconomici di reale deterioramento. Il graduale rasserenamento dei rapporti tra Stati Uniti e Cina ha rappresentato un fattore di stabilizzazione importante: le tensioni che avevano dominato la prima parte dell’anno si sono sostanzialmente dissolte, restituendo fiducia agli operatori e migliorando il sentiment per i prossimi mesi", spiega Fabrizio Santin, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management.

E aggiunge: "Tra i principali driver da monitorare questa settimana figurano i conti di Nvidia, vero barometro dell’intero ecosistema AI. Oltre ai risultati trimestrali e al livello dell’EBIT, sarà cruciale la guidance per i prossimi trimestri. Dopo la corsa degli ultimi mesi, il rischio è che le aspettative del mercato si siano alzate sensibilmente. Le nuove collaborazioni annunciate – tra cui quelle con OpenAI e AMD, con Amazon che ha già fornito chip per 38 miliardi di dollari a quest’ultima – limitano lo spazio per sorprese di breve periodo, ma rappresentano al tempo stesso la base per una crescita più strutturale. Se i profitti dovessero avvicinarsi ai 500 miliardi di dollari, ben oltre le stime degli analisti, la sorpresa sarebbe positiva, ma verosimilmente destinata a emergere in modo graduale nel corso dei prossimi trimestri.

L'esperto conclude: "Nel complesso, il quadro resta favorevole, anche se più selettivo. I mercati continuano a premiare la qualità e la capacità di generare utili, mentre la volatilità che accompagna questa fase non va interpretata come un segnale di inversione, bensì come un necessario riassestamento dopo mesi di forti rialzi. L’intelligenza artificiale rimane un tema trainante ma non privo di sfide: la differenza la farà la capacità delle aziende di trasformare la spesa in innovazione in redditività sostenibile".

Marco Piersimoni, Co-Head of Multi Asset Euro di Pictet Asset Management, è sulla stessa linea e spiega: "Negli ultimi mesi si è tornati a parlare con insistenza di rischio bolla, in particolare per il comparto tecnologico e per i titoli legati all’intelligenza artificiale. Alcuni dei principali esponenti di Wall Street hanno evocato la possibilità di una correzione significativa, tra il 10 e il 20%. Tuttavia, questa narrativa sembra più alimentata da una certa ‘ansia ciclica’ che da dati oggettivi.

Negli ultimi tre anni, infatti, il mercato ha vissuto molteplici momenti di tensione: nel 2022 il timore era la recessione legata alla Fed e alla guerra in Ucraina; nel 2023 l’allarme riguardava la fiammata inflattiva e i tassi ai massimi; nel 2024 il focus si è spostato sui rischi geopolitici e sull’aumento del debito; nel 2025 sui dazi e sull’eccessiva concentrazione dei mercati. Eppure, nonostante tutto, gli indici globali hanno messo a segno un rally complessivo che, dal minimo post-pandemico, supera in molti casi il 70-80%. Chi avesse seguito alla lettera questi ripetuti avvertimenti sarebbe rimasto fuori da uno dei più solidi cicli rialzisti degli ultimi decenni. Oggi i mercati si muovono in un contesto di crescita nominale moderata ma positiva, di inflazione sotto controllo e di utili societari che continuano a sorprendere al rialzo".

E chiarisce: "Il parallelismo più frequente è con la bolla delle dot-com di inizio anni Duemila, ma si tratta di un paragone fuorviante. Allora si investiva in idee e promesse di rivoluzione tecnologica; oggi si investe in profitti".

Mentre sul fronte delle big tech aggiunge: "Questo non significa che il mercato sia immune da rischi. Alcuni nodi restano aperti. Il primo riguarda la sostenibilità dei margini: livelli di redditività superiori al 70% sono difficili da mantenere nel tempo, perché la concorrenza inevitabilmente eroderà parte di questi profitti. Il secondo tema è la crescente ‘circolarità’ di alcune operazioni finanziarie: colossi come OpenAI, Nvidia e AMD si finanziano a vicenda o stringono accordi di fornitura in cui chi vende un prodotto finanzia anche l’acquirente. Dal punto di vista della stabilità, è una dinamica inusuale e potenzialmente fragile. Quando il fornitore diventa anche creditore del cliente, si riduce la distanza che in genere garantisce equilibrio finanziario".

Poi aggiunge: "È plausibile che nei prossimi mesi i mercati attraversino fasi di correzioni, anche dell’ordine del 10%: si tratta di movimenti fisiologici, parte integrante del ciclo. Le azioni tecnologiche, per loro natura, presentano una volatilità intrinseca elevata: se il potenziale rendimento resta nell’ordine del 20–30%, è naturale che anche il rischio sia proporzionato. Non esistono mercati che crescono in linea retta. Il trend di fondo, però, resta solido, sostenuto da utili in crescita e da un’economia che continua a espandersi.

Parlare oggi di ‘bolla’ non trova riscontro nei numeri. Semmai, la sfida è un’altra: capire come gestire portafogli sempre più polarizzati, in cui pochi titoli – i grandi protagonisti dell’AI – pesano una quota crescente degli indici globali". E conclude: "I mercati non sono in bolla, ma certamente in una fase di transizione verso un equilibrio nuovo, dove il valore si sposterà sempre più dalla promessa di innovazione alla sua concreta applicazione industriale".

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