La seconda vita di Alessandro Rivera: punta alla presidenza di doValue

In lizza per guidare il principale gestore di portafogli di credito e immobili nel sud Europa, con 120 miliardi di asset

di Redazione Economia
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Alessandro Rivera
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La seconda vita di Alessandro Rivera: punta alla presidenza di doValue

Alessandro Rivera è nella short list per un nuovo incarico prestigioso: la presidenza di doValue, il principale gestore di portafogli di credito e immobili nel sud Europa, con 120 miliardi di asset e un focus predominante in Italia. doValue sta attualmente svolgendo una complessa operazione di consolidamento nel settore dei crediti inesigibili, che comprende l'acquisizione del 100% di Gardant e l'ingresso del fondo Elliott, attualmente controllante Gardant, nella nuova società. Questo è riportato da La Verità. Tuttavia, questo non è il punto focale. Rivera, con la sua esperienza ultraventennale al ministero dell'Economia, ha anche guidato la divisione bancaria, svolgendo un ruolo cruciale nella gestione delle principali crisi creditizie del Paese, dal salvataggio del Monte dei Paschi di Siena a quello di Etruria. 

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Quindi, ha una notevole competenza nell'affrontare gli Npl. Omettiamo le valutazioni e le critiche che ha ricevuto. Nemmeno questo è il punto. Il problema è che l'ex direttore generale del Tesoro, dopo essere stato "riciclato" alla Ragioneria (a quanto pare con un salario simile), è stato "assunto" pochi mesi dopo da una delle principali società di investimento, Bain Capital, come consulente senior nel settore finanziario per il mercato europeo. Tuttavia, dovrebbe essere ricordato per un'altra operazione che ha invece contribuito a complicare incredibilmente. Parliamo di Ita. Attualmente, sta emergendo con chiarezza quanto sia difficile concludere la fusione con Lufthansa. Ita (interamente di proprietà del Mef) è stata venduta un anno fa ai tedeschi (inizialmente il 41%, poi in aumento), ma l'Autorità della Concorrenza dell'Unione Europea ha posto così tante restrizioni che l'accordo potrebbe saltare. 

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Si richiede la riduzione di slot e rotte e, nonostante una decisione sia attesa per giugno (dopo il voto dell'UE), il deal è attualmente considerato ad alto rischio. È frustrante. È ancora più frustrante pensare che solo due anni fa Ita stava prendendo un'altra direzione. Nel 2022, sembrava quasi certo che sarebbe stata Msc, la grande compagnia di crociere fondata da Gianluigi Aponte, con il supporto di Lufthansa, ad acquisire la startup. Si parlava di una valutazione di circa un miliardo che avrebbe garantito l'italianità della compagnia e l'accesso a una rete integrata di trasporti, partendo dalle navi (Msc), passando per i treni veloci (Msc ha recentemente acquisito Italo) e concludendo con la compagnia nata dalle ceneri di Ita. 

Ma non è successo nulla di tutto questo. Con una scelta che, dal punto di vista industriale, sembrava priva di senso, il governo Draghi, su forte impulso dell'ex direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera, ha deciso di concedere l'esclusiva per l'acquisizione del vettore al fondo americano Certares, sostenuto da Delta Airlines e in modo più discreto da Air France. Poi, improvvisamente, Certares è sparito dalla scena e Ita è stata costretta a optare per Lufthansa (senza Msc). Senza altri concorrenti, i tedeschi hanno potuto imporre il proprio prezzo. E poi è intervenuta l'Antitrust. È innegabile che quella decisione abbia influenzato il futuro di Ita e che la scelta di Rivera sia probabilmente ancora rimpianta, specialmente ora che il nome di Aponte è tornato in gioco. Fortunatamente, nel frattempo, Rivera si è rioccupato dei crediti inesigibili. Mai dire mai.