Labubu, tutti pazzi per i giocattoli cinesi. I pupazzetti del web volano in Borsa e superano Barbie e Hello Kitty
L'azienda cinese che li produce, Pop Mart, ha registrato 642 milioni di dollari di ricavi e un'impennata del 450% del valore delle proprie azioni alla Borsa di Hong Kong
Labubu-mania: i piccoli mostri Pop Mart che fanno impazzire i mercati
Sembrano usciti da un universo parallelo: alti poco più di 20 centimetri, orecchie appuntite e denti seghettati, i Labubu sono i nuovi protagonisti di una febbre collettiva che ha conquistato vetrine, social e – udite udite – anche i mercati finanziari. Nati dall’estro dell’azienda cinese Pop Mart, questi pupazzetti da collezione sono diventati una vera e propria ossessione del web. E non si tratta solo di una moda passeggera perché dietro le file chilometriche davanti ai negozi e i prezzi da capogiro (fino a 800 euro per un peluche raro) si nasconde un colosso.
Secondo quanto riportato da Jing Daily, in un solo anno, Pop Mart ha registrato 642 milioni di dollari di ricavi e un'impennata del 450% del valore delle proprie azioni alla Borsa di Hong Kong, guadagnandosi il titolo di miglior performance nell’indice MSCI China. A livello di capitalizzazione, ha addirittura superato giganti del settore come Mattel (quelli di Barbie) e Sanrio (creatori di Hello Kitty), diventando il nuovo punto di riferimento nel mondo del giocattolo da collezione. E non solo. A riempirsi le tasche è stato soprattutto il presidente Wang Ning, che ha visto crescere la sua fortuna personale di 1,6 miliardi di dollari in un solo giorno.
Ma a cosa si deve questo enorme e forse anche inspiegabile successo? Una risposta c’è, e si chiama TikTok. È lì che il fenomeno è esploso, ed è proprio grazie a questo effetto domino digitale che i Labubu sono passati dall'essere dei banali charm da borsa a vera e propria ossessione. In Italia, hanno già fatto il loro ingresso da tempo, e lo provano le lunghe attese e le file chilometriche davanti all’unico store Pop Mart presente nel Paese, quello in Corso Buenos Aires a Milano. Ma niente panico: il marchio ha già messo nel mirino nuove aperture a Bologna, Firenze e Roma, e anche nel resto d'Europa: a Parigi, Londra e Amsterdam. Nel frattempo il web scalpita in attesa del prossimo "oggetto del desiderio" e così la giostra del consumismo, inevitabilmente, ricomincia a girare.