Lavoro, disoccupazione in calo: a dicembre scende del 9%
La stabilità dell’occupazione è sintesi della crescita del numero di occupati tra le donne, i dipendenti a termine e le persone con meno di 50 anni d’età
Il numero di occupati a dicembre 2021 è superiore a quello di dicembre 2020 del 2,4%
Aumenta l'occupazione tra giovani e donne e scende il tasso di disoccupazione del 9% in Italia: secondo i dati Istat il numero di occupati a dicembre 2021 è superiore a quello di dicembre 2020 del 2,4% (+540.000 unità). Solo per i lavoratori tra i 35 e i 49 anni si osserva stabilità, ma per effetto della componente demografica. Il tasso di occupazione – in aumento di 1,9 punti percentuali – sale infatti per tutte le classi di età. Lo rende noto l'Istat.
A dicembre 2021, prosegue l'Istat, rispetto al mese precedente, la sostanziale stabilità degli occupati e degli inattivi si associa alla diminuzione dei disoccupati. La stabilità dell’occupazione è sintesi della crescita del numero di occupati tra le donne, i dipendenti a termine e le persone con meno di 50 anni d’età e del calo tra gli uomini, gli autonomi e gli ultra 50enni. Il tasso di occupazione è stabile 59,0%.
La diminuzione del numero di persone in cerca di lavoro (-1,3%, pari a -29mila unità rispetto a novembre) si osserva tra le donne e per tutte le classi d’età, con l’unica eccezione dei 35-49enni. Il tasso di disoccupazione scende al 9,0% nel complesso (-0,1 punti) e al 26,8% tra i giovani (-0,7 punti). Anche la sostanziale stabilità del numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni è frutto della crescita osservata per uomini e ultra 50enni e della diminuzione tra donne e individui con meno di 50 anni di età. Il tasso di inattività è stabile al 35,1%.
Confrontando il trimestre ottobre-dicembre 2021 con quello precedente (luglio-settembre), si osserva un livello di occupazione più elevato dello 0,3%, con un aumento di 70mila occupati. La crescita dell’occupazione registrata nel confronto trimestrale si associa alla stabilità del numero di persone in cerca di occupazione e alla diminuzione di quello degli inattivi (-1,3%, pari a -178mila unità). A dicembre, rispetto allo stesso mese del 2020, diminuisce sia il numero di persone in cerca di lavoro (-7,6%, pari a -184mila unità), sia l’ammontare degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-4,7%, pari a -653mila).
Il tasso di disoccupazione a dicembre scende al 9,0% nel complesso (-0,1 punti) e al 26,8% tra i giovani (-0,7 punti) rispetto a novembre. Secondo i dati Istat la diminuzione del numero di persone in cerca di lavoro (-1,3%, pari a -29.000 unità rispetto a novembre) si osserva tra le donne e per tutte le classi d’età, con l’unica eccezione dei 35-49enni.
Il numero di occupati a dicembre 2021 è superiore a quello di dicembre 2020 del 2,4% (+540.000 unità). Solo per i lavoratori tra i 35 e i 49 anni si osserva stabilità, ma per effetto della componente demografica. Il tasso di occupazione – in aumento di 1,9 punti percentuali – sale infatti per tutte le classi di età. Lo rende noto l'Istat.
Per due giorni di seguito dall’Istat giungono notizie positive. Ieri ha certificato l’incremento del Pil nel IV trimestre del 2021 a +0,6% rispetto all’anno precedente e +6,4% in termini tendenziali. E oggi i dati sull’occupazione: +540.000 occupati su un anno, ovvero in aumento di 1,9 punti percentuali per tutte le classi d’età. Diminuiscono anche gli inattivi tra i 15 e i 64 anni così come il tasso di disoccupazione che è in discesa". Lo dichiara in una nota il sottosegretario di Stato ai Rapporti con il Parlamento Deborah Bergamini.
"Ciò significa che si stanno recuperando le perdite del 2020. È evidente che le politiche sul lavoro messe in campo dal governo Draghi stanno generando crescita e sviluppo dopo anni di contrazione e, soprattutto, dopo una crisi pandemica, economica e sociale senza precedenti. La stella polare di questo esecutivo di unità nazionale è il bene dell’Italia e degli italiani e, nonostante le polemiche degli ultimi giorni, non possiamo non preservare queste priorità”, aggiunge Bergamini.
Lavoro: Confesercenti, bene ripresa ma resta emorragia autonomi
"Il dato odierno diffuso dall’Istat sui disoccupati di dicembre se da un lato sancisce il rientro, quasi completo rispetto al periodo pre-pandemico, della situazione occupazionale con lo stesso tasso di febbraio 2020, dall’altro sottolinea, purtroppo, che l’emorragia degli autonomi non si arresta". Così l’Ufficio economico Confesercenti in una nota.
Da gennaio, infatti, si sono registrati 650 mila occupati in più. Mentre prosegue, seppure a ritmi rallentati, la perdita di posti di lavoro dei lavoratori indipendenti: dopo il crollo di 286 mila unità nel 2020 (-72 mila nel 2019), lo scorso anno si sono persi altri 50 mila posti di lavoro, a fronte di un aumento di 670 mila unità per i lavoratori dipendenti, superando, al ribasso, la soglia simbolica dei 5 milioni di occupati. "Uno stillicidio - conlcude Confesercenti - che si sta abbattendo sul sistema delle piccole imprese italiane, duramente provate dalla pandemia, e che rappresenta la cartina di tornasole dei limiti della ripresa in corso".
Lavoro: Cna, occupazione torna a crescere tra artigiani e Pmi
A trainare la crescita record dell’Italia nel 2021 sono state le imprese artigiane, micro e piccole. A rilevarlo l’Osservatorio lavoro Cna, curato dal Centro studi della Confederazione, che analizza a cadenza mensile le tendenze dell’occupazione nelle piccole imprese fin dal 2014, all’inizio della stagione di riforme che ha profondamente modificato il mercato del lavoro nazionale.
"La differenza con i Paesi 'pari taglia' - spiega - la fanno proprio i 'piccoli': la loro duttilità permette al sistema produttivo di adeguarsi con più rapidità alle nuove esigenze. Una eccellenza messa in risalto da diversi indicatori. Come l’andamento dell’occupazione, che l’anno scorso tra le imprese artigiane, micro e piccole è cresciuta dell’1,9 per cento rispetto al 2020, autentico annus horribilis dell’economia e, purtroppo, non solo dell’economia".
L’Osservatorio Cna registra che l’incremento nell’occupazione tra i “piccoli”, pari appunto all’1,9 per cento, è frutto di un aumento significativo del turn over tra vecchie e nuove posizioni lavorative. Le imprese hanno ampliato gli organici per poter fronteggiare l’aumento degli ordini e, di conseguenza, il tasso di assunzione è salito al 2,7 per cento, contro il 2,1 del 2020 e il 2,6 del 2019, ultimo anno pre Covid.
Di converso ha ripreso a crescere anche il tasso di cessazione dei rapporti di lavoro, passato dal 2,2 per cento al 2,6 per cento, allo stesso livello del 2019. Un dato che dimostra lo sblocco del mercato del lavoro e la riattivazione del normale avvicendamento dei contratti, oltre che un ricorso più contenuto agli ammortizatori sociali.
"Questi risultati, 'fotografati' nel loro complesso, dimostrano in maniera inequivocabile - afferma Cna - che nel 2021 il sistema produttivo dei “piccoli” è riuscito a intercettare la forte ripresa economica, così come aveva resistito alla recessione con caparbia. Capacità che nel 2022 si dovranno confrontare con ostacoli imprevisti fino a pochi mesi fa: la fiammata dei costi energetici, l’incremento dei prezzi delle materie prime, la carenza di personale specializzato. Ostacoli che i “piccoli” non possono affrontare da soli".
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