Manager / Chi è Philipp Navratil, il ceo austriaco che mette Nestlé a dieta per salvarla
Il manager austriaco cresciuto in casa Nestlé prende il timone del colosso dopo lo scandalo Freixe
Philipp Navratil, l’uomo che vuole rimettere Nestlé in forma
Di lui si dice che non alzi mai la voce, ma che quando parla, in Nestlé si fermano tutti ad ascoltare. Philipp Navratil non è il tipo da post su LinkedIn o da interviste autocelebrative. È il dirigente che preferisce lavorare dietro le quinte, limare tabelle, correggere margini e far quadrare conti. Ma oggi si ritrova in prima linea, alla guida del più grande gruppo alimentare del mondo, chiamato a rimettere ordine in una macchina da 340 mila dipendenti scossa da scandali amorosi, cali in Borsa e un ricambio ai vertici come raramente se ne vedono nella tranquilla Vevey.
Quando Nestlé lo ha nominato amministratore delegato, in molti hanno tirato un sospiro di sollievo. Non perché Navratil fosse un nome rivoluzionario, ma perché era il volto della casa: un uomo che conosce l’azienda come le proprie tasche, cresciuto dentro di essa. Era l’opzione sicura dopo la bufera, quella seguita al licenziamento del suo predecessore Laurent Freixe, travolto da un’indagine interna per una relazione sentimentale non dichiarata con una dipendente.
Navratil, austriaco di nascita ma svizzero d’adozione, classe 1975. Si è formato all’Università di San Gallo, il vivaio dei manager elvetici, e a venticinque anni ha varcato le porte di Nestlé come revisore interno. Un ruolo tecnico, senza visibilità, ma che gli ha insegnato la lingua dell’azienda: quella dei numeri, dei processi e delle responsabilità.
Poi, passo dopo passo, ha scalato la gerarchia. Ha imparato a gestire fabbriche in America Centrale, a trattare con sindacati in Messico, a far funzionare supply chain complicate in Paesi dove la logistica è un terno al lotto. In Honduras, dove nel 2009 è diventato country manager, lo ricordano come un dirigente pragmatico e inflessibile, ma capace di ascoltare.
Il suo trampolino è arrivato con il caffè. Prima Nescafé, poi Nespresso, fino alla supervisione globale di tutta la "Coffee Unit", che include anche i prodotti a marchio Starbucks. Navratil ha costruito il suo profilo lì, nell’aroma e nei margini di un mercato saturo, puntando su sostenibilità e innovazione. Quando nel 2024 è stato scelto per guidare Nespresso, il marchio era in una fase delicata, stretto tra inflazione, concorrenza low-cost e consumatori meno disposti a pagare per il lusso in capsula. Navratil ha risposto come fa sempre: pochi proclami, molte decisioni impopolari.
Ed è esattamente questo approccio che lo ha portato a Vevey, nell’ufficio più alto. Perché Nestlé, oggi, non aveva bisogno di un visionario, ma di un restauratore. Dopo lo scandalo Freixe, le dimissioni anticipate dello storico presidente Paul Bulcke e il passaggio del testimone a Pablo Isla (ex Inditex), la multinazionale aveva urgenza di riprendersi credibilità.
Navratil ha scelto di farlo nel modo più diretto possibile: annunciando un piano di ristrutturazione che prevede 16 mila tagli entro il 2027. Una scelta durissima, ma accompagnata da un messaggio chiaro: "Servono strutture più snelle, digitalizzazione più spinta e investimenti mirati in innovazione e filiere sostenibili", ha spiegato. Insomma Philipp Navratil non promette rivoluzioni, promette disciplina. E in un gruppo che produce ogni giorno 1,4 miliardi di prodotti venduti nel mondo, dal latte in polvere ai KitKat, la disciplina vale più del genio.