Manager / Chi è Pietro Beccari, l'uomo di Arnault e nuovo ad e presidente di Lvmh

Da Louis Vuitton e Fendi e Dior Couture, Pietro Beccari diventa il primo italiano a guidare il Fashion Group di LVMH

di Elisa Mancini
Pietro Beccari
Economia

Manager / Chi è Pietro Beccari, il manager italiano scelto da Bernard Arnault

Dal 1° gennaio 2026 Pietro Beccari entrerà ufficialmente nella storia del lusso come il primo italiano chiamato a guidare l’intero Fashion Group di LVMH, il colosso francese leader mondiale del settore. Beccari, tuttavia, non è nuovo in casa Arnault, e infatti già dal febbraio 2023 ricopre la carica di presidente e Ceo di Louis Vuitton, la maison più importante del portafoglio LVMH.

Nato a Parma nel 1967, Beccari si laurea in Economia e Commercio all’Università di Parma, ma i suoi primi passi nel mondo del lavoro li muove lontano dalla moda, iniziando nel marketing internazionale tra Stati Uniti, Italia e Germania e lavorando in colossi come Benckiser, Parmalat e Henkel, dove arriva a ricoprire il ruolo di vicepresidente della divisione Haircare.

È in questi anni che matura e affina la propria capacità di leggere i mercati, i prodotti globali e dare quel taglio internazionale a un brand, un bagaglio che gli tornerà utile quando nel 2006 entra in LVMH come vicepresidente esecutivo Marketing e Comunicazione di Louis Vuitton.

Qui Beccari firma una delle campagne più iconiche della maison, "Core Values", un progetto destinato a diventare un vero punto di svolta nell'immaginario di Louis Vuitton: il lusso viene reinterpretato in chiave narrativa, culturale, fatto di storie e viaggi, un racconto aspirazionale ma capace di parlare a un pubblico molto più ampio rispetto al passato. Il successo della campagna è tale da farla diventare un caso di studio, ma soprattutto è apripista di un nuovo modo di comunicare la moda: non più come status, non solo prodotti, ma racconto del brand per costruire valore economico.

Nel 2012 Bernard Arnault gli affida la presidenza di Fendi; quando Beccari arriva, il brand è già solido, ma gli manca qualcosa, quella spinta internazionale che possa dargli nuova linfa e respiro. Così il manager, da innovatore qual è, immagina qualcosa di mai tentato prima e lo realizza: la sfilata del 2016 sulla Fontana di Trevi, resa possibile dal restauro finanziato dalla maison. È un successo anche questo. Nel 2018 arriva la chiamata a dirigere Christian Dior Couture: quegli anni a Parigi segnano la definitiva consacrazione della sua carriera: sotto la sua direzione, la maison registra risultati definiti "eccezionali" dallo stesso Arnault. La ricetta Beccari si rivela ancora una volta, e in un altro brand, vincente.

Nel 2023 torna alle origini, a Louis Vuitton, questa volta come presidente e amministratore delegato, e tra le prime decisioni, che fanno discutere ma si rivelano ancora una volta lungimiranti, c’è la nomina di Pharrell Williams a direttore creativo della linea uomo. Una scelta coraggiosa, forse azzardata, ma in linea con la nuova cultura pop del brand, che punta a intercettare soprattutto un pubblico più giovane, fluido e internazionale.

La nomina al vertice del Fashion Group LVMH segna ora l'apice della sua carriera, la conclusione perfetta: Beccari succederà a Sidney Toledano e guiderà un portafoglio che comprende marchi come Celine, Loewe, Givenchy, Kenzo, Marc Jacobs, Patou, Pucci e Rossimoda, mantenendo comunque la direzione di Louis Vuitton. È un doppio incarico che testimonia la fiducia assoluta del gruppo nella sua visione, capacità che anche lo stesso Bernard Arnault ha sottolineato pubblicamente definendolo "un grande leader, con un talento unico e un’energia illimitata". Tuttavia al suo fianco, nella gestione di Louis Vuitton, potrà contare anche su Damien Bertrand, ora membro del comitato esecutivo di LVMH.

La sua nomina arriva in un momento di forte presenza italiana ai vertici del lusso mondiale: pensiamo ad esempio a Francesca Bellettini, scelta da Kering per rilanciare Gucci o allo stesso Luca de Meo, che dal mondo dell'automotive è stato chiamato a riorganizzare l’intero gruppo per orientarlo verso una nuova strategia. In un settore storicamente dominato dalla dirigenza d'Oltralpe, questo è un segnale importante: gli italiani sono leader, e non solo nel Belpaese ma anche all'estero, dimostrando che visione, competenza e risultati possono superare qualsiasi confine, anche quello francese.

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