Manager / Silvio Campara, dalle passerelle a Ceo di Golden Goose: il manager che ha fatto delle "scarpe sporche" un marchio di lusso
Da modello a manager di punta della moda italiana, Silvio Campara ha guidato la trasformazione di Golden Goose in un marchio globale del lusso contemporaneo
Silvio Campara, il Ceo di Golden Goose che ha portato la "scarpa rovinata" nei guardaroba dei ricchi
A Milano il padel diventa moda. È stata inaugurata la Golden Goose Arena, un complesso di oltre 3.000 metri quadrati nel parco di CityLife: nove campi, spazi lounge, retail e un’area accessibile anche ai portatori di handicap. Un investimento a otto cifre, come ha spiegato il CEO Silvio Campara, che sottolinea come l’obiettivo non sia solo il ritorno economico: "Dobbiamo creare valore, non fare solo soldi. Le iniziative devono portare un beneficio comune".
L’inaugurazione arriva in un momento cruciale per l’azienda, che secondo indiscrezioni riportate da La Repubblica sarebbe finita nel mirino di alcuni fondi cinesi, tra cui HongShan Capital. Il fondo, che gestisce circa 55 miliardi di dollari, avrebbe presentato una proposta non vincolante per rilevare la quota di maggioranza detenuta da Permira, che nel 2020 aveva acquisito l’80% del marchio.
Se la trattativa dovesse andare avanti, Golden Goose potrebbe passare sotto il controllo di uno dei più importanti investitori asiatici nel settore moda e lifestyle. Ma dietro questo doppio binario, espansione internazionale e radicamento nella cultura urbana milanese, c’è Silvio Campara.
Laureato in Economia e Fashion Design Management alla Bocconi, ha iniziato la sua carriera nel modo più diretto possibile: sul campo. O meglio, sulle passerelle. Prima di arrivare ai vertici dell’industria, infatti, ha lavorato come modello, in un settore che avrebbe poi imparato a guidare, non solo a interpretare.
Da Alexander McQueen a Giorgio Armani, fino a Sundek, Campara ha attraversato marchi e ruoli con una costante: capire cosa serve davvero a un brand per costruire identità. In Armani ha contribuito a creare la rete retail in Asia e Australia per le linee Junior e Jeans, in Sundek ha curato l’espansione internazionale in collaborazione con Style Capital.
Dal 2009 al 2013 si è dedicato alla finanza, come Investment Funds Manager specializzato in buy-out. Poi, nel 2013, l’incontro che cambia tutto: Golden Goose. All’epoca un piccolo marchio veneziano di sneaker artigianali "vissute", ancora lontano dal fenomeno globale di oggi. Entra come Chief Commercial Officer, con l’obiettivo di rilanciare l’immagine del brand. Ci riesce. Nel giro di pochi anni trasforma le scarpe "sporche" in un simbolo del lusso contemporaneo.
Sotto la sua guida, Golden Goose passa dalle boutique di nicchia alle capitali mondiali, fino a diventare un caso di studio nel settore. Oggi Campara non è solo Ceo, ma anche direttore esecutivo del CdA e Sponsor di Sostenibilità, con un ruolo diretto nella definizione delle politiche di diversity, equity e inclusion del gruppo. "Il lusso è fatto di persone, non di loghi”" ha dichiarato più volte. Un approccio che spiega anche progetti come la Golden Goose Arena: un modo per radicare il brand nella città e nella vita delle persone, non solo nel mercato.
Negli ultimi anni, il suo nome è uscito dai circuiti strettamente economici anche per ragioni personali. Più di un anno fa era stato accostato a Chiara Ferragni, con cui, secondo il settimanale Chi, avrebbe stretto un legame durante un’estate a Forte dei Marmi, dopo la separazione dell’imprenditrice da Fedez. Nessuna conferma ufficiale è mai arrivata, ma l’episodio ha portato Campara sotto una luce più pop, quella che di solito riserva le prime pagine agli influencer più che ai Ceo.
Oggi, però, Campara sembra concentrato più che mai sulla sua visione: un marchio che unisce lusso e imperfezione, business e comunità, racchette da padel e sneakers da collezione. D’altronde, se c’è una cosa che Silvio Campara ha dimostrato, è che le storie migliori nascono proprio dove gli altri vedono solo un paio di scarpe sporche.