Mediobanca, l’assalto al fortino è andato a segno. A meno che…
Con il rilancio cash annunciato da Mps per l’Opas su Mediobanca sembra ormai scontato che Piazzetta Cuccia avrà un nuovo padrone... Analisi
Il commento
Con il rilancio cash annunciato da Mps per l’Opas su Mediobanca sembra ormai scontato che Piazzetta Cuccia avrà un nuovo padrone e, soprattutto, un nuovo management. Una situazione quasi inusitata se si pensa che gli amministratori delegati dagli anni 50 a oggi sono stati solo tre. Giovedì 4 settembre sarà convocato un cda di Piazzetta Cuccia che - appare scontato - boccerà anche la nuova offerta in arrivo da Siena. Ma, da ieri, facendo la conta delle azioni Mps ha raggiunto il 36,6% del capitale di Piazzetta Cuccia, e dunque ha superato quella soglia di controllo che era stata annunciata.
Tutto finito? Non esattamente, perché pare che Alberto Nagel riponga molta fiducia nella procura milanese e nella possibilità che venga aperto un faldone per il presunto concerto tra Caltagirone-Delfin-Bpm per l’acquisizione del 15% di Mps durante l’ultima vendita effettuata dal governo.
Dalle parti di Piazzetta Cuccia si fa notare che le modalità sarebbero state inusuali, visto che a collocare i titoli era una società (Akros) che fa parte di Bpm. Ma ci sono due ostacoli forse insormontabili: il primo di carattere temporale. Il termine per l’adesione all’offerta di Mps su Mediobanca scade l’8 settembre e quindi, a meno di improbabili stop imposti dalla Procura di Milano, si potrebbe al massimo immaginare una qualche analisi ex post che assai difficilmente potrebbe smantellare l’operazione una volta andata in porto.
Il secondo è di natura politica: non è un mistero che il governo stia spingendo moltissimo per la buona riuscita dell’operazione. Perché piace al ministro Giancarlo Giorgetti, in primis, ma anche e soprattutto a Giovanbattista Fazzolari, che resta il potentissimo manovratore di questo governo. Dunque, l’idea è chiara: una volta ultimata la conquista di Mediobanca, si correrà spediti verso un’ipotesi di aggregazione con BancoBpm, per creare un terzo polo forte capace di reggere il confronto con UniCredit e Intesa. In molti fanno notare che in pochi altri Paesi con un’economia come quella italiana si arriva ad avere tre banche sistemiche e radicate.
Ma il governo tira dritto: ha un’idea precisa e non vuole cambiarla. Non preoccupa neanche l’ascesa di Credit Agricole nel capitale di BancoBpm. Anzi, è probabile che quella sarà preziosa moneta di scambio con Parigi - e con un Macron mai debole come ora - per permettere altre triangolazioni Italia-Francia senza che vi siano mai più veti come al tempo di Fincantieri-Stx. Dunque, a Milano si trattiene il fiato, l’impressione che qualcosa di epocale stia per succedere c’è, eccome. E se dovesse accadere, arriverà anche il tempo di capire colpe, scenari e responsabilità.