Mediobanca rimanda l’assemblea per l’Ops su Banca Generali: ecco che cosa sta succedendo

La scelta è raccontata come un modo per permettere a Generali di decidere in maniera più concreta quale sia l’orientamento corretto da tenere. Ma c’è ovviamente di più

di Marco Scotti
Alberto nagel, amministratore delegato di Mediobanca
Economia

Mediobanca rimanda l’assemblea, ecco che cosa c'è dietro 

“Che cosa vuole che dica: non si può fermare il vento con le mani”. Un imprenditore di grande rilievo, alieno alla partita Mediobanca-Banca Generali, ma assai vicino alle grandi sfide della finanza italiana, sintetizza così la scelta di Mediobanca di rinviare l’assemblea inizialmente prevista per domani 16 giugno al 25 settembre. Oggetto: l’acquisizione di Banca Generali su cui era stata lanciata un’Ops che come concambio prevedeva il conferimento a Generali del pacchetto azionario che Mediobanca detiene a Trieste, cioè il 13,1%.

L’assemblea nelle ultime ore era sembrata assai più incerta, tanto che su Affaritaliani avevamo dato conto di una partita che si sarebbe giocata sul filo di lana, con uno scarto di pochissimi punti percentuali, per non dire addirittura decimali. Formalmente, l’assemblea è stata rinviata perché si vuole lasciare a Generali il tempo necessario per analizzare l’operazione. Nella nota diramata da Piazzetta Cuccia non si nasconde un pizzico di rammarico, soprattutto quando si dice che “solo lo scorso giovedì 12 giugno, a ridosso della riunione assembleare del 16 giugno, Generali ha divulgato un comunicato stampa segnalando – per la prima volta – di aver avviato un processo di analisi della proposta avanzata da MB e delle sue implicazioni commerciali, economiche e di valore. Tale elemento di novità richiede di tener conto delle disponibilità e delle tempistiche di AG, alla luce dell’auspicio espresso da una parte della compagine sociale, di conoscere la posizione della Compagnia sull’Offerta”.

La spinta arriva a sua volta dai soci forti del Leone, cioè Francesco Gaetano Caltagirone e la Delfin guidata da Francesco Milleri. Che chiedono di capire meglio che cosa ne sarà, visto che senza l’ok di Generali non si va da nessuna parte. Le perplessità le abbiamo già raccontate: Mediobanca che si focalizza ancora di più sul wealth management ed esce ulteriormente dal “salotto” della finanza. Ma c’è di più: ieri Bloomberg batteva la notizia che Unicredit sarebbe detentore dell’1,9% di Piazzetta Cuccia, una percentuale che probabilmente avrebbe votato “no” in assemblea, visto che già ad aprile per Generali Andrea Orcel si era schierato con il duo Milleri-Caltagirone.

Ecco allora che in molti sospettano che dietro la sospensione dell’assemblea e il suo rinvio a fine settembre ci sia il fatto che probabilmente sarebbe cambiata la prospettiva. E che i “no” sarebbero stati maggioranza. Quanto? Ovviamente non si hanno conferme, ma a quanto riferiscono fonti accreditate ad Affaritaliani addirittura 44% a 36% del capitale che si sarebbe presentato in assise, intorno all’80% del complessivo. Dunque, oltre a Caltagirone e Milleri (intorno al 30%), un’altra fetta importante dell’azionariato avrebbe deciso di bocciare l’operazione. E qui si torna all’inizio di questo articolo: una volta capito che il vento era cambiato e che, soprattutto, non si poteva cambiare, forse si è scelto addirittura un rinvio per fare placare le acque e cercare di compattare gli azionisti indecisi verso il “sì”. Ma qualcuno già ha iniziato a malignare: “Sicuro che si farà l’operazione Mediobanca-Banca Generali?”.

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