Mediobanca, l’uscita di Nagel resta un rebus. Si tratta sul patto di non-concorrenza, mentre l'ex Ceo guarda già a Londra

Senza il patto di non concorrenza, l’ex ceo è libero di ripartire e la nuova governance teme di ritrovarselo contro prima del previsto

di Elisa Mancini
Economia

Mediobanca, l'addio di Nagel è tutt’altro che chiuso: trattative in stallo sul patto di non concorrenza

Il cda di Mediobanca torna a riunirsi nel momento in cui sta cambiando pelle e ritmi. Il primo dicembre l'assemblea modificherà lo statuto, ma il vero punto caldo al momento resta un altro: il complicato addio di Alberto Nagel. Certo, la sua uscita era stata formalmente definita lo scorso 18 settembre, ma la questione è ancora aperta su un nodo, quello del patto di non concorrenza.

L'ex ceo, con la sua uscita, ha già incassato più di 60 milioni vendendo gran parte delle azioni dopo l’opas Mps e per l’ultimo esercizio riceverà altri 4,49 milioni. Ma non è finita lì, perché sembra, secondo quanto riporta Milano Finanza, che ora la nuova proprietà voglia blindare l'ex uomo di Piazzetta Cuccia per evitare che il know-how accumulato nella sua ventennale esperienza finisca dritto dritto nelle mani di un concorrente; Nagel, però, non avrebbe alcuna intenzione di firmare a cuor leggero e e forse neanche l'urgenza di accettare condizioni troppo restrittive.

L'ex ceo non sembrerebbe neanche propenso godersi la pensione, anzi, si vocifera che stia lavorando a una nuova iniziativa professionale a Londra, finanziata proprio dai proventi della sua uscita da Mediobanca. E il suo addio potrebbe non essere l’ultimo, perché si parla anche di possibili uscite tra i membri della vecchia prima linea, come già avvenuto con l’ex general counsel Stefano Vincenzi. 

In ogni caso, per il momento, Nagel senza un patto di non concorrenza firmato resta libero di ripartire quando e dove vuole, e allora il cda tiene ancora i fari ben puntati su di lui: l’ex ceo potrebbe tornare in pista molto prima del previsto, portando con sé esperienza relazioni e una rete ben costruita. Questo, per la nuova governance targata Rocca Salimbeni, sarebbe un problema non da poco.

Nel frattempo la prossima settimana l’assemblea formalizzerà il nuovo assetto, con Mps che assumerà ufficialmente l’attività di direzione e coordinamento e con uno statuto aggiornato su dividendi, remunerazioni e liste del board. E non solo, perché si sta trattando anche sulla buonuscita del direttore generale Francesco Saverio Vinci, 38 anni in Mediobanca e il cui ruolo potrebbe essere rivestito, ad interim, dal prossimo amministratore delegato Alessandro Melzi d’Eril. 

Per ora però la scelta che conta davvero, quella che dirà quanto profondamente cambierà la Mediobanca del dopo-Nagel, forse si gioca ora, perché finché quell’accordo non sarà chiuso, la transizione resterà ancora incompleta.

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