Mps-Mediobanca, giù i titoli in Borsa dopo l'inchiesta. Ma l'offerta pubblica non è a rischio: ecco perché
La partita si sposta dal tribunale al Parlamento, con le opposizioni che chiedono chiarimenti al ministro Giorgetti. Ma che cosa si rischia con l'accusa di aggiotaggio? Parla l'esperto
Mps e Mediobanca perdono terreno in Borsa, ma l’offerta pubblica resta solida
A Piazza Affari l’attenzione non si schioda dalle banche e in particolare da Monte dei Paschi e Mediobanca. Entrambe, a metà seduta, perdono terreno e viaggiano in territorio negativo. Un calo dei titoli causato dall'inchiesta aperta sulla scalata della senese all’istituto di Piazzetta Cuccia. Una questione che oltre a generare effetti sui mercati finanziari, ha coinvolto anche gli ambienti politici: le opposizioni hanno chiesto al ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti di riferire in Parlamento per spiegare il collocamento del 15% del Mef avvenuto a novembre 2024: operazione che, secondo i pm, è stata poco trasparente.
Lo scenario che ipotizzano gli inquirenti è quello di un concerto occulto, finalizzato a ricevere consensi su Mediobanca, e di conseguenza, e di riflesso, su Generali. Ma non solo. Anche il Ministero dell'Economia e delle Finanze non è rimasto fuori dall'inquadratura: secondo inquirenti e investigatori il ruolo del Mef è stato "significativo" in uno dei cinque punti del presunto "concerto occulto" contestato nell'inchiesta ma non è oggetto di indagine. Come riporta il Corriere, non possono essere contestati reati sulle "anomalie e opacità" della procedura perché non si è trattato di gara pubblica, e soprattutto "il governo non scala" le banche e nemmeno "ha interesse" nel farlo.
Ma se l'accusa di aggiotaggio nei confronti dell'imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone, il presidente di Luxottica e della controllante lussemburghese Delfin sarl Francesco Milleri e l'amministratore delegato di Monte dei Paschi di Siena, Luigi Lovaglio, venisse davvero confermata che tipo di scenario si aprirebbe?
Secondo l'avvocato Giuseppe de Falco, specializzato in diritto societario, finanza e mercati dei capitali, e partner di Ughi e Nunziante, "al momento si tratta solo di indagini che sembrano fare seguito alla denuncia a suo tempo presentata dell’esistenza di un’occulta azione di concerto. Se fossero provati gli illeciti potrebbero esserci serie conseguenze penali e amministrative non solo per gli individui ma anche per le società da loro rappresentate a livello sanzionatorio, si aprirebbero anche possibili scenari risarcitori, ma è molto improbabile che vengano travolti gli esiti dell’offerta pubblica".
Quanto al ruolo del Tesoro, de Falco ha spiegato: "Al momento il Mef non è coinvolto anche perché il ruolo del Ministero è stato formalmente passivo, ha venduto le proprie azioni, non ha agito per comprarne". E conclude: "Sempre che dagli interrogatori degli indagati non emerga altro".
Il quadro, insomma, è tutt’altro che nitido: la Borsa osserva, la politica scalpita, la magistratura scava, e i vertici dei due istituti coinvolti restano, per ora, in "attesa".