Mps conquista Mediobanca, la scalata vincente di Lovaglio: l'Ad che ha agito contro tutti

MPS ce l’ha fatta, Lovaglio ha vinto la sua scommessa che sembrava impossibile di creare un nuovo grande Gruppo bancario. Retroscena di uno scontro e il futuro del sistema bancario italiano

di Simone Rosti

Luigi Lovaglio Ad di MPS

Economia

Mps conquista Mediobanca, la scalata vincente di Lovaglio: l'Ad che ha agito contro tutti

Monte dei Paschi di Siena ce l’ha fatta conquistando la netta maggioranza del capitale di Mediobanca, quindi avremo di fronte a noi un nuovo gruppo bancario che, forse, sarà il preludio di un allungo verso un ulteriore consolidamento. Il merito è tutto dell’AD di MPS, Luigi Lovaglio, il cui approccio si è distinto per determinazione silenziosa e costanza strategica.

Diversamente da figure come Andrea Orcel, l’AD di UniCredit, spesso al centro dell’attenzione con dichiarazioni forti e uno stile spiccatamente visibile, Lovaglio ha operato lontano dai riflettori, preferendo i fatti alle parole. Con pazienza e metodo, passo dopo passo, ha ricostruito credibilità e solidità attorno alla banca senese, prima tessendo una tela di risanamento, poi lanciando la sfida per la conquista di Mediobanca. Contro tutti, ha vinto una scommessa che sembrava velleitaria, invece ha conquistato la fiducia di azionisti e investitori istituzionali.

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Ora però vorremmo sottolineare come lo scontro tra Mediobanca e Monte dei Paschi di Siena abbia acceso i riflettori su un cambiamento più profondo del sistema bancario italiano, ma ha anche sollevato interrogativi sulla strategia – e soprattutto sulla comunicazione – adottata da uno dei nomi storici della finanza italiana.

Dall’ex salotto buono del capitalismo tricolore, Mediobanca oggi sembra essersi trasformata in un fortino “stizzito” (anche con operazioni last minute, come quella su Banca Generali, un po’ affrettate), deciso a difendere il proprio ruolo con toni che, a tratti, hanno lasciato più di un osservatore perplesso. L’offerta pubblica da parte di MPS – legittima, nel quadro di un mercato regolato e libero – è stata letta da Piazzetta Cuccia quasi come una minaccia, se non una vera e propria aggressione.

Un cambio di passo che segna anche simbolicamente la fine di un’epoca: quella della finanza che detta le regole sottovoce, lontano dai riflettori. Tutto questo al di là delle opinioni sul senso industriale dell’operazione che possono differire.

Nel frattempo, però, la strategia dell’AD di MPS Luigi Lovaglio ha dato i suoi frutti con la sua scalata vincente di Mediobanca. È lecito pensare che questo sia solo il primo passo di un progetto più ampio, che potrebbe vedere MPS puntare a Banco BPM per dar vita al terzo gruppo bancario nazionale. Un’operazione che, a fronte dei cambiamenti strutturali in atto nel settore, appare sempre meno una provocazione e sempre più una necessità.

Le concentrazioni bancarie non sono un’eccezione ma un passaggio obbligato. I modelli di business stanno mutando radicalmente, l’intelligenza artificiale sta riscrivendo le logiche del credito, e le reti fisiche di filiali – un tempo cuore pulsante del rapporto banca-cliente – sono destinate a un ruolo sempre più marginale. In questo scenario servono “campioni nazionali” in grado di sostenere la competizione globale. Il caso Mediobanca-MPS è solo uno dei segnali che qualcosa si sta muovendo.

Ma perché queste mosse si traducano in vantaggio competitivo duraturo, occorrerà cambiare non solo le dimensioni, ma la mentalità e le competenze. A livello europeo, inoltre, resta il nodo irrisolto delle fusioni transfrontaliere. Si parla di competitività, ma poi prevale il campanile. Eppure, senza un reale mercato bancario unico, l’Europa resterà esposta, fragile, poco influente e con crescite economiche ridotte; non a caso rispetto ai colossi bancari americani e cinesi, i maggiori gruppi bancari europei sono ancora dei nani. 

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