Nomine, il governo vuole puntare sulla continuità. Eni, Enel, Terna, Leonardo e Poste: il borsino aggiornato

La partita sarà soprattutto politica e si giocherà principalmente sulle presidenze: chi sale e chi scende

Economia

Nomine, il borsino aggiornato


 

Si avvicina uno degli appuntamenti clou del governo Meloni: la nuova tornata di nomine che riguarderanno - tra le altre le cinque aziende partecipate più importanti. Parliamo ovviamente di Eni, Enel, Leonardo, Poste e Terna. Ecco dunque il borsino aggiornato, partendo dalla premessa che - mai come quest’anno - saranno gli indirizzi politici a pesare più che quelli meramente economici. Per questo, a Roma, in molti sono convinti che non ci sarà un grande giro di amministratori delegati, mentre a cambiare potrebbero essere alcuni presidenti.

Qualcuno sussurra che ci siano due nomi che potrebbero rientrare prepotentemente nella partita facendo parecchio rumore: il primo è quello di Elisabetta Belloni che, dopo l’incarico a Chigi e dopo il ruolo di consigliera di Ursula Von Der Leyen, è oggi a tutti gli effetti libera. Chissà che tra la premier e l’ex capo del Dis non vi sia un accordo per garantire alla diplomatica un ruolo di rilievo in una grande azienda partecipata.

Il secondo nome forte è quello del generale Francesco Paolo Figliuolo, già commissario per l’emergenza Covid e poi per la tragedia in Emilia Romagna. È un uomo vicino a Mario Draghi ma apprezzatissimo dal governo che l’ha però momentaneamente sistemato come vicedirettore dell’Aise con un incarico biennale che scadrà alla fine del 2026. Un uomo come lui, con il suo curriculum, sarebbe perfetto per la presidenza di una grande azienda partecipata, con uno stipendio tra l’altro in aumento rispetto a quello attualmente percepito. 

Eni

Vero, Claudio Descalzi non è più un ragazzino, ma il suo quinto mandato viene dato (quasi) per scontato. D’altronde, da tempo - e a maggior ragione con Giorgia Meloni - il suo compito è diventato progressivamente quello di ministro plenipotenziario, più che semplice amministratore delegato di una grande azienda. Al governo serve continuità, soprattutto in un momento in cui l’instabilità politica in zone strategiche (l’offshore davanti alla Striscia di Gaza è solo un esempio) deve essere necessariamente controbilanciata da figure autorevoli che conoscono i vari dossier come le loro tasche.

E dunque, a meno di incredibili e improbabili colpi di scena (qualcuno fa il nome di Roberto Cingolani ma, come vedremo, si tratta di una mera suggestione), Descalzi dovrebbe restare al suo posto. Il presidente, Giuseppe Zafarana, potrebbe essere sostituito da un’altra figura di rappresentanza, magari proprio Belloni o Figliuolo. 

Enel

Anche qui, la conferma di Flavio Cattaneo appare scontata, a meno che il manager nativo di Rho non preferisca provare l’avventura a Trieste in Generali. Ma le possibilità che questo accada sono decisamente basse. E quindi anche qui, come in Eni, si va verso la riconferma e la stabilità. Magari qualche discussione si terrà intorno al nome del presidente, con Forza Italia che vorrebbe avere più peso dopo che gli ultimi sondaggi la ridarebbero di nuovo davanti alla Lega. Non pare plausibile, invece, che per il ruolo di amministratore delegato possa correre Stefano Donnarumma, attuale numero uno di Fs, di cui si parlò a lungo come possibile ceo di Enel prima che la spuntasse Cattaneo.

L’ex amministratore delegato di Acea, infatti, sembra destinato alla permanenza in Ferrovie, soprattutto in un’ottica di ragione politica. Poiché il principale ministero di riferimento di Piazza della Croce Rossa è il Mit gestito da Matteo Salvini, perché la Lega dovrebbe decidere di cedere la propria roccaforte a un altro manager? Qualcuno maligna: per avere modo di “impallinare” il ceo successivo. Ma sarebbe una mossa suicida che difficilmente verrebbe digerita dal duo Meloni-Tajani.

Terna

Qui il tema è politico e di opportunità. L’attuale amministratrice delegata, Giuseppina Di Foggia, sembra non abbia del tutto convinto la premier. Ma cambiare sarebbe controproducente e costringerebbe a trovare un altro nome altrettanto valido e, possibilmente, femminile. Perché dopo aver scelto una donna per Terna, ora tornare indietro sarebbe complicato. E dunque, anche qui, continuità è la parola d’ordine.

Poste Italiane

Decisamente più interessante la partita in Poste. Non è un mistero che l’attuale ceo, Matteo Del Fante, sia nella short list per un’eventuale sostituzione di Philippe Donnet in Generali. E, al tempo stesso, è ugualmente noto che Giuseppe Lasco, attuale direttore generale, ambisca alla poltrona più alta già da tempo. Per questo, nel caso di un rimescolamento delle carte, la scelta più ovvia sarebbe quella di promuovere Lasco, con Del Fante che potrebbe andare a Trieste. D’altronde, il manager fiorentino ha ancora adesso una provenienza “renziana” e per questo, pur molto apprezzato dal governo - la cedola appena approvata è stata la più alta della storia di Poste - potrebbe essere lasciato andare proprio perché alieno alle logiche di appartenenza. Con la conseguente promozione di Lasco che ha ottimi rapporti con la premier.

Leonardo

Ultima ma non ultima l’ex-Finmeccanica. La conferma di Cingolani - che secondo quanto risulta ad Affaritaliani sta operando una profonda ristrutturazione delle direzioni - appare scontata, mentre sembra assai meno salda la posizione del presidente Stefano Pontecorvo. Per questo, anche in un’ottica di ribilanciamento politico, Tajani potrebbe chiedere la sostituzione del presidente con una figura afferente al mondo della diplomazia, magari un ambasciatore. Altro nomi papabile è quello di Francesco Greco, comandante interregionale del Mezzogiorno della Guardia di Finanza.

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