Banca Ifis presenta il Market Watch sull'economia dello spettacolo

Lo studio è stato realizzato in occasione della sponsorizzazione di Casa Sanremo: l’obiettivo è misurare il valore economico e sociale del settore

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Banca Ifis, presentato il Market Watch “Economia dello Spettacolo e dell’Intrattenimento”

Banca Ifis, in occasione della sponsorizzazione di Casa Sanremo, ha realizzato il Market Watch dal titolo “Economia dello Spettacolo e dell’Intrattenimento”, con l'obiettivo di fotografare lo stato di salute del settore e misurarne il valore economico e sociale. Dallo studio emerge che il Festival di Sanremo produce complessivamente 60 milioni di euro di ricavi, confermandosi risorsa preziosa non solo per il sistema musicale, ma anche per le imprese e il territorio nel quale si svolge.

La ricerca, portata avanti da Banca Ifis nell’ambito di Kaleidos, il Social Impact Lab lanciato dalla Banca nel 2002 per promuovere progetti a elevato impatto sociale nelle tre aree di comunità, cultura e territorio, e benessere delle persone, evidenzia che il settore, tra i più colpiti dalla pandemia da Covid19, ha saputo riprendersi e tornare a crescere, producendo così valore. Basti pensare che, nel 2022, l’industria italiana dello spettacolo ha generato 54 miliardi di euro di ricavi, superando del 2% il livello del 2019. Secondo le stime, nel 2023 il trend positivo del comparto è destinato a continuare con una crescita del 3%, raggiungendo i 55,8 miliardi di euro a fine anno.

Merito anche del contributo portato da uno dei comparti maggiormente apprezzato dagli italiani, la musica, che i nostri connazionali ascoltano per 20,5 ore in media ogni settimana e che ritengono un’importante fonte di benessere individuale, con il 75% degli italiani che dichiara di sentirsi meno stressato quando ascolta la propria canzone preferita.

Ideato da Angelo Nicola Amato e Angelo Nizza nel 1951, il Festival della Canzone italiana si tiene a Sanremo da oltre 70 anni, periodo nel quale ha saputo imporsi come la principale manifestazione dedicata alla musica e al costume italiano. Al di là dei risvolti sulla cultura popolare, il Festival si è trasformato in una vera e propria macchina organizzativa, in grado di coinvolgere sinergicamente amministrazioni pubbliche e operatori privati generando valore economico e sociale.

In particolare, il Festival di Sanremo genera 60 milioni di euro di ricavi complessivi: 42 milioni di euro sono riconducibili alla raccolta pubblicitaria di Rai, mentre 18,4 milioni di euro sono legati all’impatto delle attività del Festival sul territorio.

Il Festival, infatti, porta nella cittadina ligure e nelle aree limitrofe 41mila persone ogni anno tra ospiti, organizzatori, staff e turisti. In termini pratici, l’impatto di queste presenze ricade principalmente su alloggi (8,8 milioni di euro), ristorazione (2 milioni di euro), shopping (2 milioni di euro incluse spese al Casinò e ticketing dell’evento) e trasporti (0,6 milioni di euro). Oltre a queste somme, di particolare rilevanza è la cifra erogata da Rai al comune organizzatore che si attesta sui 5 milioni di euro.

Proprio la Rai, infatti, è uno dei maggiori beneficiari del Festival: la raccolta pubblicitaria relativa alle sole attività di Sanremo è prevista in crescita di oltre il 9% nel 2023, a 46 milioni di euro rispetto ai 42 milioni di euro del 2022. A spingere la raccolta c’è il crescente consenso che la manifestazione continua a raccogliere, come dimostrano i dati di share medio che superano i 10 milioni di telespettatori per tutte e 5 le serate.

I numeri positivi del Festival di Sanremo sono solo la punta dell’iceberg di una Economia italiana dello Spettacolo e dell’Intrattenimento che è tornata ad essere in salute dopo le sofferenze del biennio pandemico. Nel 2022, il settore ha prodotto complessivamente ricavi per 54,1 miliardi di euro, in crescita del 2% rispetto ai valori registrati nel 2019, ovvero l’ultimo anno pre-Covid.

Nel 2020, proprio la pandemia aveva molto frenato un settore che ha scontato la sospensione delle attività live in teatri, sale da concerto e altri luoghi di aggregazione. La ripresa del biennio 2021-22 ha invece riportato il peso che l’Economia dello Spettacolo e dell’Intrattenimento ha rispetto al Pil nazionale all’1,5%, un valore in linea col passato.

Entrando nel dettaglio, il settore risulta composto da due differenti comparti. Da un lato ci sono le “attività core”, ovvero quelle che contribuiscono alla realizzazione di spettacoli e intrattenimento come editoria (libri, giornali, periodici, ecc), prodotti per l’intrattenimento (giochi, videogiochi, ecc), ideazione e produzione di spettacoli (fotografia, danza, ecc) e artisti (cachet, diritti d’autore, ecc). Nel 2022, queste hanno registrato ricavi per 26,8 miliardi di euro, in crescita del +7% rispetto al 2019. Dall’altro lato ci sono invece le “attività funzionali”, cioè abilitanti alla realizzazione di materiale e alla distribuzione dei prodotti del comparto core come diffusione di contenuti (cinema, teatri, ecc), riparazione e restauro (strumenti musicali, ecc), supporto alle rappresentazioni (noleggio apparecchiature, ecc), media (televisioni, ecc).

Queste ultime, invece, hanno registrato ricavi nel 2022 per 27,3 miliardi di euro, facendo segnare ancora un leggero decremento del -2% rispetto ai livelli del 2019. Guardando al futuro, secondo i dati del Market Watch, il settore dello spettacolo e dell’intrattenimento si stima in crescita nel 2023 di +3% con i ricavi previsti a 55,8 miliardi di euro, grazie allo slancio nella produzione e distribuzione di contenuti, soprattutto per televisione e cinema.