FABI, “Bank to the Future”: le dichiarazioni del Presidente di Crédit Agricole Italia Giampiero Maioli

Maioli (Crédit Agricole Italia): "Abbiamo bisogno che le banche italiane crescano anche in Europa, non solo in dimensione, ma in presenza effettiva fuori dal territorio nazionale"

di Federica Toscano
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Crédit Agricole a “Bank to the Future”: le dichiarazioni del Presidente Giampiero Maioli, tra cooperazione Italia-Francia e visione di lungo periodo

Un confronto tra i vertici del sistema bancario italiano, i rappresentanti sindacali e la stampa specializzata: si è svolta a Milano, al Palazzo del Ghiaccio, la seconda intensa giornata del doppio evento FABIBank for the Future”, nell’ambito del 129° Consiglio nazionale e della 12a Conferenza d’organizzazione del sindacato dei bancari.

La giornata del 27 maggio ha visto sul palco alcuni dei nomi più influenti della finanza nazionale, in una maratona di panel che ha scandagliato i grandi temi del presente e del futuro del settore: trasformazioni industriali, fusioni, sostenibilità occupazionale e ruolo delle banche nei territori.

La giornata si è aperta con l’intervento di Andrea Orcel, CEO di Unicredit, nel panel “Governare la trasformazione: il ruolo dei grandi gruppi bancari”. Moderato da Giuseppe De Filippi del TG5, il confronto ha visto un acceso dialogo sul tema della digitalizzazione e della sfida dell’intelligenza artificiale nel ridefinire servizi e occupazione.

Durante la mattinata si è svolto il panel “Concorrenza, economia reale e territori”, moderato da Frediano Finucci TgLa7, con la partecipazione di  Giampiero Maioli, Presidente di Crédit Agricole Italia ed i giornalisti Fabrizio Massaro vicedirettore MF Milano Finanza, Sandro lacometti di Libero, Marcello Zacché de Il Giornale, Lando Maria Sileoni segretario generale Fabi.

Maioli, rispondendo alle domande dei giornalisti ha affermato: "Quando si parla del rapporto Italia-Francia, credo sia fondamentale distinguere due piani. Il primo è quello dell’economia reale, fatto di imprese che esportano e importano in entrambi i Paesi. Gli scambi commerciali tra Italia e Francia sono in costante crescita: ciascuno è per l’altro sempre tra il primo e il secondo posto per importazioni ed esportazioni. Il secondo piano riguarda gli investimenti reciproci, anch’essi in aumento, non solo nel mondo bancario e finanziario, ma in tutti i settori produttivi. A volte dimentichiamo quante aziende italiane hanno investito con successo in Francia: penso a casi come Essilor-Luxottica, ma anche a realtà dell’ottica e della distribuzione".

"I due Paesi sono perfettamente integrabili anche sul piano culturale. Entrambi sono nazioni territoriali, con una storia economica che affonda le radici nell’agricoltura. Le mentalità manageriali sono compatibili: i francesi pianificano a lungo termine, noi italiani abbiamo più intuito e capacità decisionale. Sul piano politico, invece, ci sono talvolta tensioni. La Francia ambisce a una leadership europea, così come l’Italia, seconda manifattura del continente. È naturale ci siano delle frizioni, ma non devono essere confuse con le dinamiche economiche", ha affermato Maioli.

"L’investimento in BPM", ha dichiarato Maioli, "è il frutto di una lunga partnership iniziata con il credito al consumo, attraverso Agos. Fin da subito siamo entrati nel capitale, poi abbiamo sviluppato sinergie, come nel settore assicurativo, con una joint venture nel ramo danni. Abbiamo rafforzato la nostra presenza per due ragioni: un progetto industriale di lungo periodo e la necessità di avere solide alleanze distributive. Il nostro gruppo è tra i più forti in Europa in settori come welfare, assicurazioni, credito al consumo e automotive. Non abbiamo mai fatto operazioni ostili, non facciamo parte della stagione del 'risiko bancario'. Abbiamo una visione di lungo periodo, coerente con la nostra natura mutualistica, con 10 milioni di soci".

"Sul tema del risparmio, sentire parlare di 'difesa del risparmio nazionale' mi sorprende: il risparmio non ha confini. I risparmiatori cercano gestori affidabili, seri, solidi e capaci di dare rendimento. BlackRock, il più grande investitore al mondo, è anche il principale in Italia. Nessuno ha mai messo in discussione questo fatto. Il punto non è 'dove sei', ma 'come sei'. In Italia siamo la banca con il più alto livello di soddisfazione della clientela: per noi questo è il dato più importante", ha affermato Maioli.

Maioli ha inoltre affermato che le banche italiane hanno la possibilità di investire all’estero e che il vero nodo non è di natura normativa, bensì industriale. Ha citato il caso della Francia, dove alcune banche sono rimaste sul mercato per anni senza ricevere offerte concrete, mentre in Italia si discute molto di fusioni, tutte però circoscritte al contesto nazionale. In qualità di manager italiano, ha espresso il desiderio di vedere operazioni di fusione o acquisizione realmente transfrontaliere.

Secondo lui, è necessario che le banche italiane crescano non solo in termini di dimensione, ma anche attraverso una presenza concreta e strutturata nei mercati europei. A sostegno della sua tesi ha portato l’esempio dell’operazione Pioneer, messa in vendita con urgenza, per la quale l’offerta più competitiva fu quella di Crédit Agricole, che propose un pagamento "tutto cash", senza ostilità né trasferimento di capitale all’estero. Al contrario, l’esposizione del gruppo ai titoli di Stato italiani è addirittura aumentata.

Maioli si è espresso anche sul sul tema degli sportelli: "in Francia abbiamo 6.600 filiali. Abbiamo preferito rinunciare a qualche punto di cost-income per mantenere una forte presenza sul territorio. Le banche digitali esistono anche in Francia, ma non sostituiscono la relazione territoriale. Al contrario, quando si chiude uno spazio fisico, qualcun altro lo occupa: in Italia, ad esempio, le banche di credito cooperativo stanno guadagnando terreno dove altri si ritirano".

"Dobbiamo tener conto della struttura del nostro tessuto economico: la media delle imprese italiane ha 10-20 dipendenti. Non possiamo costruire un sistema bancario pensato per un altro tipo di economia. Per questo motivo, anche noi ci radichiamo nei territori, aprendo Village per startup, come a Sondrio o a Catania, e presto speriamo anche a Napoli. Abbiamo maturato esperienza, ad esempio con l’acquisizione di Creval, che ci ha dato una solida presenza in Sicilia. In tutte le regioni in cui siamo arrivati, abbiamo cercato di portare innovazione e valore al territorio. E continueremo a valutare nuove opportunità", ha proseguito Maioli.

Il presidente di Crèdit Agricole italia ha raccontato anche come la relazione con BPM prosegue da 15 anni e funziona bene, così come con UniCredit, uno dei principali clienti europei. Maioli ha spiegato che Crédit Agricole è alla ricerca di sinergie industriali, pur sottolineando che ogni partnership è condizionata dalle strategie dei singoli attori coinvolti. Ha aggiunto che, in questa fase, il gruppo preferisce adottare un approccio prudente e osservare con attenzione l’evoluzione del mercato, piuttosto che intervenire attivamente, a causa delle attuali incertezze.

"Riguardo alla guerra dei dazi tra Europa e Stati Uniti", ha affermato Maioli, "penso che sia una guerra a perdere per tutti. Storicamente, i dazi hanno sempre avuto effetti negativi. In questa fase, chi rischia di più sono probabilmente gli USA. Auspico che prevalga la ragionevolezza, perché la logica delle ritorsioni raramente porta benefici".

"In Europa oggi assistiamo al ritorno dei nazionalismi, sia politici che economici. Il Golden Power è una prerogativa dei governi, ma noi non abbiamo mai preso decisioni ostili verso l’Italia. Gli investimenti sono sempre stati comunicati e condivisi con le autorità. Un esempio è l’acquisizione di Creval, allora detenuta da fondi internazionali, inclusi fondi russi. Abbiamo riportato lì un’attività bancaria radicata e tradizionale. Non posso giudicare eventuali opposizioni future in Francia, ma in passato non ci sono mai stati ostacoli a manager italiani o acquisizioni bancarie. Serve equilibrio nei giudizi", ha detto Maioli.

Maioli si è espresso anche sul nuovo amministratore delegato, Brassier: "ha già lavorato con noi e conosce molto bene la banca e il mercato italiano. È stato scelto per la sua esperienza, non per la nazionalità. Abbiamo tanti manager italiani validi che si stanno formando su progetti di livello internazionale, come Giacomo Carelli, oggi a capo della nostra divisione auto a livello globale. Il nostro modello mutualistico ci consente di reinvestire ogni anno miliardi di euro nei progetti, alimentando una crescita costante".

"Sul terzo polo bancario: dieci anni fa c’era sicuramente bisogno di consolidamento. Oggi, se guardiamo alle quote di mercato delle prime cinque banche italiane, siamo in media europea. Il vero valore oggi è la qualità delle banche, non la dimensione. Alcune delle più solide non sono nemmeno tra le prime sei per grandezza. La disputa sul terzo polo mi sembra secondaria rispetto ai risultati già ottenuti in termini di solidità e miglioramento del sistema bancario italiano. Riguardo a possibili future fusioni, come BPM-MPS, prima sarebbe opportuno attendere gli sviluppi delle partite già aperte. Non si costruisce una nuova casa mentre la precedente è ancora in fase di fondazione", ha concluso Maioli.

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