Federmanager compie 80 anni: l’intervista al Presidente Valter Quercioli

Quercioli (Federmanager): “Responsabilità, coraggio e visione: sono i valori che guidano i manager di ieri, di oggi e di domani”

di Caterina Nicau Castanho
Corporate - Il giornale delle imprese

Federmanager celebra 80 anni di storia: il presidente Valter Quercioli racconta il futuro della classe dirigente italiana

In occasione degli 80 anni dalla sua fondazione, Affaritaliani ha intervistato Valter Quercioli, Presidente di Federmanager, per riflettere sui valori che hanno guidato l’associazione dal 1945 e sulla visione per il futuro della classe dirigente italiana.

Federmanager celebra 80 anni di storia. Quali sono, secondo lei, i valori fondanti che hanno garantito la continuità dell’associazione e come si traducono oggi nella visione per il futuro della classe dirigente italiana?

Fin dalla sua nascita nel 1945, Federmanager si è fondata su valori che restano tuttora attuali: senso di responsabilità, spirito di sacrificio e coraggio. Sono stati questi principi a consentire al Paese di ripartire dopo la guerra, e sono gli stessi che continuano a definire la figura del manager come motore dello sviluppo industriale e sociale. Non esiste un vero dirigente che non incarni responsabilità, coraggio e solidi valori umani e familiari. Erano fondamentali allora, e lo sono ancora oggi, in un contesto che richiede visione, equilibrio e capacità di affrontare con determinazione sfide sempre più complesse.

Il ruolo dei manager sta cambiando rapidamente. In che modo i dirigenti industriali possono essere protagonisti del rilancio del sistema produttivo e contribuire concretamente alla competitività del Paese?

Più che di rilancio, parlerei di potenziamento del sistema produttivo. L’industria italiana nel complesso mantiene buone performance, ma deve rafforzarsi su due fronti fondamentali: da un lato, investendo nei comparti tecnologici ad alto valore aggiunto, e dall’altro, aumentando la managerializzazione delle imprese. Oggi, su circa 370 mila aziende industriali, solo 20 mila sono pienamente strutturate in chiave manageriale. Se riuscissimo ad estendere questo modello anche solo a un ulteriore 5% delle imprese, potremmo dare un impulso decisivo alla competitività e all’internazionalizzazione del nostro sistema produttivo.

PNRR e transizione industriale. Quali sono le priorità che Federmanager individua per garantire che le risorse europee si traducano in innovazione, crescita sostenibile e valorizzazione delle competenze manageriali?

Il PNRR ha finora puntato troppo sui progetti pubblici e troppo poco su quelli privati e industriali. Questo ha generato una criticità evidente: a fronte di una grande disponibilità finanziaria, la capacità di spesa e la qualità progettuale non sempre sono state adeguate. Occorre una progettualità più mirata al mondo delle imprese, capace di costruire competenze e competitività nei settori più innovativi, come l’idrogeno, il nucleare, le tecnologie verdi e la space economy. Questi ambiti potrebbero garantire al Paese un ritorno economico e industriale significativo. Le risorse non mancano: il punto è usarle bene, evitando sprechi e investendo con una visione coerente e di lungo periodo.

Giovani e leadership del futuro. Come può il management italiano favorire il ricambio generazionale e attrarre i giovani talenti verso la cultura della responsabilità e della managerialità?

Oggi nelle imprese convivono cinque generazioni: dai baby boomer alla generazione X, Millenials, Y e Z, e presto arriverà anche la generazione Alpha, cresciuta con l’intelligenza artificiale come compagna quotidiana. Tutte queste generazioni cercano la stessa cosa: un lavoro che offra soddisfazione, possibilità di crescita e la libertà di esprimere i propri talenti. Naturalmente, le priorità cambiano con l’età. I più giovani tendono a privilegiare la realizzazione personale e l’esperienza, mentre chi è più maturo è maggiormente orientato alla stabilità economica. I giovani desiderano una retribuzione adeguata, un giusto equilibrio tra vita privata e lavoro, e un ambiente professionale che li valorizzi. Quello che le aziende offrono ai giovani, soprattutto quelle più evolute da un punto di vista manageriale, sono percorsi di mentoring e tutoring, occasioni di confronto con dirigenti esperti e programmi che favoriscano la crescita professionale. È in questo modo che si trasmette la cultura della responsabilità e si formano i leader del futuro.

Quali sono le competenze e modelli di leadership servono oggi ai manager per avere successo?

Negli anni Novanta bastava essere un buon tecnico per fare carriera. Oggi, invece, servono competenze molto più ampie e trasversali. La prima è la capacità di affrontare il cambiamento in modo continuo e positivo. Il cambiamento non è più un evento isolato, ma una condizione permanente del lavoro e dell’impresa. Occorre saperlo accettare e trasformare in opportunità: chi resiste al cambiamento, oggi, rischia di restare indietro. La seconda competenza è quella relazionale. I rapporti di lavoro devono essere più umani e cooperativi, meno individualisti e competitivi. L’ego eccessivo è diventato disfunzionale. Serve una leadership aperta e partecipativa, capace di condividere la guida nei momenti opportuni, di ascoltare, valorizzare le diversità e costruire risultati collettivi. Oggi il manager vincente è quello che sa unire empatia, flessibilità e visione, mettendo al centro le persone e la collaborazione tra competenze diverse.

In vista dell’Assemblea celebrativa, può anticiparci i temi chiave e i messaggi che Federmanager vuole lanciare al mondo industriale e istituzionale per aprire il prossimo capitolo della sua storia?

Il messaggio principale sarà la necessità di una visione di lungo periodo, almeno decennale, che integri le politiche industriali, del lavoro, fiscali e di welfare. Non possiamo continuare ad affrontare un contesto globale in rapido mutamento con misure frammentarie o interventi spot. Dobbiamo ispirarci ai modelli europei che hanno saputo pianificare in modo coerente, come la Germania, che ha varato un piano da 600 miliardi in dodici anni. Serve un disegno analogo anche per l’Italia: una strategia di lungo respiro che dia stabilità, prospettiva e fiducia. Al centro di questa visione deve esserci il valore del lavoro manageriale. Dobbiamo aumentare la managerializzazione delle imprese, costruire un sistema fiscale più favorevole alla produzione e un welfare più equo e duraturo. Comprendiamo che le risorse non siano infinite, ma non possiamo continuare a chiedere sacrifici sempre agli stessi. È tempo di un progetto organico che restituisca motivazione, riconoscimento e prospettive concrete alle nostre imprese e ai nostri manager.

Tags:
federmanager 2025federmanager assemblea celebrativafedermanager leadership del futurofedermanager pnrrfedermanager valter quercioli