Intesa Sanpaolo, presentato insieme a Prometeia il Rapporto Analisi dei Settori Industriali - Ottobre 2025
Il report evidenzia un’industria italiana che, nonostante un contesto globale debole, punta su digitalizzazione, efficienza energetica e tecnologie 4.0 per rafforzare la competitività
Intesa Sanpaolo, diffusi i risultati del Rapporto Analisi dei Settori Industriali - Ottobre 2025 realizzato con Prometeia: attesa una crescita dell’1% annuo della manifattura italiana
Si è tenuto questa mattina il webinar di presentazione del Rapporto Analisi dei Settori Industriali – Ottobre 2025, occasione in cui Intesa Sanpaolo e Prometeia hanno illustrato le nuove previsioni sul futuro della manifattura italiana e sulle direttrici che guideranno la crescita nei prossimi anni. Dopo i saluti introduttivi di Gregorio De Felice, Chief Economist di Intesa Sanpaolo, il quadro macroeconomico e settoriale è stato approfondito grazie agli interventi di Stefania Trenti, responsabile Industry and Local Economies Research della Banca, e Ilaria Sangalli del Research Department di Intesa Sanpaolo, insieme ad Alessandra Benedini, Associate Partner di Prometeia, e Alessandra Lanza, Senior Partner di Prometeia. Un confronto che ha offerto una lettura articolata delle dinamiche in atto, tra ripartenza graduale della domanda, innovazione tecnologica e sfide competitive globali.
Dopo due anni difficili per la manifattura italiana, l’orizzonte torna a schiarirsi. Secondo le ultime stime di Intesa Sanpaolo e Prometeia, il 2025 sarà ancora un anno di rallentamento, ma molto meno severo rispetto al recente passato, prima di lasciare spazio a una ripresa graduale nel biennio 2026-2027. A trainare il rimbalzo saranno il ritorno della domanda interna, la ripartenza del mercato europeo, con la Germania in testa, e il rafforzamento del saldo commerciale, sostenuto da un export resiliente.
Il report fotografa un’industria che, pur frenata da un contesto globale fragile e scambi mondiali ancora deboli, sta investendo su digitalizzazione, efficienza energetica e tecnologie 4.0 per rafforzare la propria competitività. I settori più legati alla doppia transizione, dall’elettronica alla meccanica, sono destinati a guidare la crescita, mentre farmaceutica e largo consumo continueranno a mostrare una buona tenuta. Una fase di ripartenza, insomma, in cui innovazione e sostenibilità saranno la chiave per intercettare le nuove opportunità dei mercati internazionali.
Il 2025 si conferma un anno di passaggio per la manifattura italiana, ancora alle prese con un contesto internazionale incerto. Nonostante i primi segnali di risveglio sul fronte della domanda interna, il settore chiuderà l’anno con un nuovo calo del fatturato deflazionato (-1%), comunque meno pesante rispetto alla flessione media del 2,6% registrata nel biennio 2023-24. A valori correnti, invece, la manifattura manterrà livelli elevati, con ricavi stimati in 1.120 miliardi di euro, pari a 209 miliardi in più rispetto al 2019. Una fase di debolezza, quella dell’industria italiana, condivisa anche con le altre principali economie europee: la Germania resta il punto più fragile, con una caduta del 3% nei primi otto mesi dell’anno, mentre in Italia e Francia si intravedono segnali di frenata del declino dopo i minimi toccati nel 2024.
A sostenere la produzione in questa fase è soprattutto la domanda interna. I consumi restano prudenti, frenati dall’incertezza e dall’alta propensione al risparmio, ma cominciano a emergere segnali più fiduciosi grazie al recupero del potere d’acquisto e alla buona tenuta dell’occupazione. Crescono le spese per beni digitali e legati alla salute, mentre si stabilizzano quelle per i beni durevoli per la casa. Sul fronte degli investimenti, torna il segno positivo, favorito dal calo dei tassi e dalla revisione del piano Transizione 5.0, anche se parte delle risorse resta ancora inutilizzata. Le costruzioni proseguono invece nella fase di rallentamento avviata nel 2024, compensata solo in parte dai progetti infrastrutturali legati al PNRR.
L’export risente dell’incertezza globale e della debolezza europea: dopo un buon avvio d’anno (+2,4% a prezzi costanti tra gennaio e luglio), favorito anche dall’anticipo delle spedizioni verso gli Stati Uniti per timore di dazi, agosto ha segnato una brusca frenata, soprattutto nei mercati extra-Ue come Stati Uniti e Cina. Il 2025 dovrebbe così chiudersi con una crescita limitata dello 0,9% a prezzi costanti. Intanto le importazioni sono aumentate nel corso dell’anno, spinte dal recupero della domanda interna e dagli acquisti della filiera farmaceutica per sostenere l’export anticipato.
Uno scenario destinato a migliorare nel biennio 2026-27, quando la manifattura italiana dovrebbe tornare a crescere dell’1% medio annuo a prezzi costanti. A fare la differenza sarà la ripresa europea, trainata dal rientro dell’inflazione e dal rilancio della Germania, fondamentale per l’industria italiana. La riattivazione del commercio intra-Ue aiuterà a compensare la debolezza degli scambi globali, sostenendo un progressivo miglioramento del saldo commerciale, atteso a 113 miliardi di euro nel 2027, vicino ai livelli record del 2023. Anche il mercato domestico contribuirà, con consumi e investimenti in ripresa e un’accelerazione nell’acquisto di beni strumentali, favorita da condizioni reddituali ancora buone per le imprese.
L’elemento chiave resteranno gli investimenti: digitalizzazione, efficienza energetica e sostenibilità guideranno la competitività delle aziende. L’esperienza delle imprese che hanno puntato sulle tecnologie 4.0 lo dimostra: negli anni successivi alla pandemia si sono diffuse soluzioni avanzate, dalla robotica all’intelligenza artificiale, dalla cyber security al data processing, con significativi guadagni di produttività soprattutto per le realtà più piccole. I margini, pur destinati a ridursi rispetto ai picchi del triennio 2021-23, resteranno sopra i livelli del 2019: nel 2024 il 44% delle imprese ha registrato un ROI superiore al 10% (contro il 35% del 2019), e nel 2027 il MOL è atteso poco sotto il 10%, con un ROI stimato all’8,2%.
Guardando ai settori, a guidare la crescita al 2027 saranno quelli legati alla doppia transizione digitale e green: Elettronica e Meccanica (+2,2% medio annuo), Autoveicoli e moto (+2%) ed Elettrotecnica (+1,9%). Bene anche Largo consumo (+1,7%) e Farmaceutica (+1,5%), quest’ultima già settore più dinamico del 2025 (+3%). Seguiranno Elettrodomestici (+1%), Mobili (+0,4%) e Moda (+0,4%), mentre Alimentare e bevande manterrà un trend positivo (+0,7%). Più debole il comparto dei beni intermedi, con Metallurgia (+0,4%), Altri intermedi (+0,3%) e Intermedi chimici (-0,5%). In coda i Prodotti e materiali da costruzione (-2%), penalizzati dal rallentamento dell’edilizia residenziale, solo parzialmente compensato dai progetti infrastrutturali del PNRR.
In definitiva, la manifattura italiana entra in una fase di transizione che, dopo le difficoltà degli ultimi anni, apre uno spiraglio verso una ripresa più solida dal 2026. La domanda interna, la ritrovata vitalità dei mercati europei e la capacità delle imprese di investire in innovazione e sostenibilità saranno i fattori decisivi per consolidare la crescita. Con un tessuto produttivo ancora sano e competitivo, il settore si prepara a cogliere le nuove opportunità della doppia transizione digitale e green, confermando il suo ruolo centrale nell’economia del Paese.