Mediobanca, pubblicato lo studio sulle medie imprese del Mezzogiorno
Barbaresco (Mediobanca): "La crescita delle medie imprese del Mezzogiorno e la volontà di proseguirla riflettono l’incontro tra il fattore geografico e uno specifico modello capitalistico"
Mediobanca, presentato lo studio sulle medie imprese del Mezzogiorno: nel 2025 due aziende su tre puntano alla crescita del fatturato
Le medie imprese del Mezzogiorno mostrano una capacità di crescita e di adattamento superiore alla media nazionale, confermandosi come uno dei principali motori dello sviluppo economico del Sud. È quanto emerge dal rapporto “Scenario competitivo, ESG e innovazione strategica nelle medie imprese del Mezzogiorno”, realizzato dall’Area Studi di Mediobanca, dal Centro Studi Tagliacarne e da Unioncamere e presentato a Matera.
Il comparto delle medie imprese meridionali, composto da 408 società manifatturiere di capitali a controllo familiare italiano, ha quasi raddoppiato le proprie dimensioni negli ultimi ventotto anni, arrivando a generare l’11,8% del valore aggiunto manifatturiero dell’area. Si tratta di imprese con una forza lavoro compresa tra 50 e 499 addetti e un volume di vendite che va dai 19 ai 415 milioni di euro, capaci di esprimere una dinamica di crescita più vivace rispetto a quelle del Centro-Nord.
Nel 2024 il fatturato delle medie imprese del Mezzogiorno è aumentato dell’1,8%, in controtendenza rispetto al calo dell’1,7% registrato nelle altre aree del Paese. Ancora più significativo è il dato di lungo periodo: tra il 2014 e il 2023 le vendite sono cresciute complessivamente del 78,1%, contro il 52,8% del resto d’Italia. Un andamento che si riflette anche nelle aspettative per il futuro, con il 65,4% delle imprese del Sud che prevede di chiudere il 2025 con un aumento del fatturato, a fronte del 55,4% delle medie imprese centro-settentrionali.
Accanto ai risultati economici positivi, emergono tuttavia alcune criticità strutturali. La concorrenza di prezzo e il caro energia rappresentano le principali preoccupazioni, segnalate da circa due terzi delle imprese meridionali. Oltre il 60% ha subìto un aumento della bolletta energetica, con effetti rilevanti sui margini in più di sei casi su dieci. Per far fronte allo shock dei costi, una quota significativa di imprese ha scelto di investire in fonti rinnovabili o nell’ammodernamento degli impianti per migliorarne l’efficienza.
Un ulteriore freno alla crescita è rappresentato dallo skill mismatch. Tre medie imprese del Mezzogiorno su quattro dichiarano difficoltà nel reperire le competenze necessarie, soprattutto tecnico-specialistiche, STEM e green. Questo squilibrio incide sul carico di lavoro interno, sui costi di gestione e, per il 23,2% delle aziende, costituisce un vero e proprio ostacolo allo sviluppo. Per contrastarlo, molte imprese puntano sulla formazione continua e sull’automazione dei processi produttivi.
Nonostante il contesto complesso, le strategie di medio periodo indicano una forte propensione all’espansione. Nei prossimi due anni, il 79,6% delle medie imprese del Mezzogiorno intende rafforzare la propria presenza in nuovi mercati, una quota nettamente superiore a quella delle altre aree del Paese. Cresce anche l’attenzione agli investimenti in tecnologia, allo sviluppo di nuovi prodotti e servizi e alla sostenibilità ambientale, con il 42,9% delle imprese meridionali pronto ad accelerare sugli investimenti green. Sul fronte della transizione ecologica, il 73,7% delle imprese del Sud punta alla riduzione delle fonti fossili e all’adozione di energie rinnovabili, mostrando una sensibilità superiore a quella del Centro-Nord. A frenare questo percorso restano però le difficoltà burocratiche, indicate come principale ostacolo dal 41,3% delle aziende.
Il tema dei dazi introdotti dall’amministrazione statunitense aggiunge ulteriori elementi di incertezza. Una media impresa del Mezzogiorno su quattro subisce un impatto elevato e una su due prevede una riduzione delle esportazioni verso gli Stati Uniti. Di fronte a questo scenario, molte aziende stanno riorientando le proprie strategie commerciali, puntando soprattutto su mercati alternativi all’interno dell’Unione Europea.
Nel commentare i risultati dell’indagine, il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, ha sottolineato che “le medie imprese del Mezzogiorno si confermano un importante volano di crescita del Sud e stanno dimostrando di poter correre anche più velocemente di quelle del Centro-Nord”, aggiungendo che “per questo vanno sostenute rimuovendo gli ostacoli che ne frenano lo sviluppo, a partire dagli incentivi per l’export e i servizi per l’internazionalizzazione dove le Camere di commercio possono dare il loro concreto supporto. Soprattutto dopo le difficoltà create dai dazi Usa”.
Sulla stessa linea il direttore dell’Area Studi Mediobanca, Gabriele Barbaresco, secondo cui “la crescita delle medie imprese del Mezzogiorno e la loro intenzione di reiterarla nel prossimo futuro segnalano la felice intersezione tra due attributi: quello geografico e quello relativo a uno specifico modello capitalistico. Si tratta di una tendenza che merita di essere sostenuta sia dal decisore pubblico sia dagli attori del mercato finanziario, penso in particolare a quei fondi di private equity che si fanno portatori di una vera proposta imprenditoriale e non semplicemente di misure di puro efficientamento”.
Infine, il presidente della Camera di commercio della Basilicata, Michele Somma, ha evidenziato come “le medie imprese lucane e quelle del Mezzogiorno sono le vere campionesse del capitalismo familiare e si mostrano pronte alle sfide globali: dalle transizioni in atto all’espansione su nuovi mercati. Sta a tutti noi sostenere questi sforzi di innovazione e internazionalizzazione, rimuovendo gli ostacoli e snellendo al massimo la burocrazia”.
Nel complesso, il quadro che emerge dal rapporto restituisce l’immagine di un tessuto imprenditoriale dinamico, resiliente e orientato al futuro, che continua a crescere nonostante le difficoltà strutturali e le incertezze dello scenario internazionale, confermando il ruolo strategico delle medie imprese nello sviluppo del Mezzogiorno.