Pfizer, annunciata una nuova opzione clinica per le infezioni gravi da patogeni multiresistenti
Capaccetti (Pfizer): “L’impegno di Pfizer nella lotta all’antimicrobico-resistenza è di lunga data e si fonda su una visione integrata della salute pubblica”
Pfizer, l’arrivo di Emblaveo® conferma l'impegno nella lotta alla resistenza antimicrobica
In occasione della World Antimicrobial Awareness Week 2025, che ogni anno richiama l’attenzione internazionale sull’uso corretto degli antibiotici e sull’importanza di preservarne l’efficacia, Pfizer annuncia la disponibilità in Italia di Emblaveo® (aztreonam/avibactam), confermando il proprio impegno nella lotta alla resistenza antimicrobica e offrendo una nuova opzione terapeutica contro i patogeni multiresistenti.
La combinazione di aztreonam, antibiotico della classe dei monobattami attivo contro i batteri produttori di MBL, e avibactam, un inibitore di beta-lattamasi di nuova generazione che protegge aztreonam dall’attacco di altri enzimi, offre un’opzione efficace per il trattamento di infezioni gravi, come polmoniti ospedaliere, infezioni intra-addominali complicate e infezioni del tratto urinario complicate.
"L’impegno di Pfizer nella lotta all’antimicrobico-resistenza è di lunga data e si fonda su una visione integrata della salute pubblica", dichiara la dottoressa Barbara Capaccetti, Direttore Medico di Pfizer in Italia. "Lo sviluppo della nuova associazione a base di aztreonam e avibactam conferma la volontà di continuare a investire in aree terapeutiche complesse, dove le opzioni di trattamento sono sempre più limitate. La ricerca di nuove opzioni terapeutiche resta fondamentale, ma deve procedere insieme a politiche di prevenzione e a un uso consapevole degli antibiotici. Rafforzare la diagnosi precoce, promuovere programmi di antimicrobial stewardship e sostenere la prevenzione primaria, a partire dalle vaccinazioni, significa agire prima che l’infezione si manifesti, proteggendo i pazienti e preservando l’efficacia delle terapie per le generazioni future. È questa la direzione che guida ogni giorno il nostro lavoro".
Le conseguenze della resistenza antimicrobica sono sempre più gravi e tangibili. Quando i batteri smettono di rispondere ai farmaci, le infezioni diventano più difficili da trattare, i tempi di guarigione si allungano e cresce il rischio di complicanze, disabilità e mortalità. Così infezioni un tempo facilmente curabili diventano sempre più difficili da trattare, mentre la diffusione dei superbatteri aumenta in tutto il mondo. Una situazione che minaccia di riportare la medicina indietro di decenni: interventi chirurgici, trapianti, terapie oncologiche, rischiano di tornare ad avere esiti incerti se gli antibiotici perdono efficacia.
Inoltre, negli ultimi decenni sono state introdotte pochissime nuove classi di antibiotici, mentre i batteri continuano a evolversi con rapidità. Il risultato è un circolo complesso: i batteri si rafforzano, l’efficacia degli antibiotici si riduce e le opzioni terapeutiche diventano sempre più limitate.
A livello globale, si stima che 1,27 milioni di decessi ogni anno siano attribuibili a infezioni batteriche resistenti. In Italia, la situazione è tra le più critiche in Europa: l’antibiotico-resistenza è responsabile di oltre 12.000 morti l’anno, e quasi un’infezione su sei risulta oggi resistente ai trattamenti disponibili. Tra il 2018 e il 2023, la resistenza antimicrobica è aumentata di oltre il 40%, con picchi nelle aree a risorse limitate, e si conferma, sempre secondo l’Oms, tra le 10 minacce più rilevanti per la Salute pubblica nel 2025. L’incremento ha interessato 18 Regioni su 21, con incidenze più alte nel Centro Italia (7,4 casi ogni 100.000 residenti), seguito da Sud e Isole (6,2) e Nord (4,0). Le Regioni più colpite risultano Umbria, Sicilia e Piemonte, a conferma di una diffusione ormai strutturale sul territorio nazionale.
Di fronte a questi dati, la risposta non può che essere clinica, oltre che preventiva: servono strategie terapeutiche mirate e un uso più consapevole degli antibiotici, per contenere la diffusione dei ceppi multiresistenti e preservare l’efficacia delle cure disponibili.
“La resistenza antimicrobica è una sfida clinica e organizzativa”, commenta Pierluigi Viale, Professore Ordinario Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Alma Mater Studiorum, Università di Bologna, UO Malattie Infettive IRCCS Policlinico di S. Orsola, Bologna. “Oggi un’infezione su sei risulta resistente agli antibiotici di prima linea, una tendenza che l’OMS definisce una minaccia crescente per la salute mondiale. In particolar modo le infezioni causate da batteri Gram-negativi, responsabili spesso di casi clinici gravi e/o ad alta complessità gestionale. In Italia, nel 2023, sono stati segnalati quasi 4.000 casi di batteriemie da enterobatteri resistenti ai carbapenemi, con un incremento rilevato in quasi tutte le Regioni. È un segnale d’allarme che richiede strategie più mirate, diagnosi tempestive e un uso realmente appropriato degli antibiotici, per contenere la diffusione dei ceppi multiresistenti e preservare l’efficacia delle terapie disponibili”.
“L’aumento delle infezioni gravi sta generando un effetto domino che riduce progressivamente l’efficacia delle terapie disponibili”, sottolinea Matteo Bassetti, Professore Ordinario di Malattie Infettive Università degli Studi di Genova; Direttore Clinica Malattie Infettive e Tropicali, Ospedale Policlinico San Martino di Genova; Direttore Scuola di Specializzazione in Malattie Infettive e Tropicali, Università di Genova. “Ogni fallimento terapeutico accresce la pressione selettiva sui batteri, favorendo la diffusione di ceppi multiresistenti. Anche antibiotici considerati fino a poco tempo fa di ultima linea, come i carbapenemi, stanno perdendo forza, restringendo le opzioni di cura. È per questo che l’appropriatezza terapeutica diventa oggi un principio imprescindibile: scegliere il farmaco giusto, nel momento giusto e per il paziente giusto è la chiave per contenere la resistenza e garantire trattamenti efficaci nel tempo”.
L’antimicrobico-resistenza rappresenta una sfida non solo clinica, ma anche economica per il Servizio Sanitario Nazionale. L’aumento del consumo di antibiotici, cresciuto del 5,4% nel 2023 secondo i dati AIFA, con un costo medio per dose definita giornaliera pari a 1,77 euro sono indicatori di una pressione crescente sulle risorse sanitarie. Le infezioni resistenti comportano ricoveri più lunghi, cure più complesse e un impatto diretto sulla sostenibilità della spesa pubblica.
Per affrontare questa emergenza in modo strutturale, nel gennaio 2025 è stato attivato in Italia il fondo “Reserve”, una misura innovativa che consente di garantire accesso pubblico e sostenibile agli antibiotici strategici contro i patogeni multiresistenti.
"L’aumento costante delle infezioni resistenti, con tutto quello che esso porta con sé impone un rinnovamento nelle strategie di trattamento", precisa Marco Falcone, Professore Ordinario di Malattie Infettive, Direttore della U.O. di Malattie Infettive Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT). "Negli ultimi decenni sono state introdotte pochissime nuove classi di antibiotici, mentre i patogeni Gram-negativi hanno continuato a evolversi, riducendo progressivamente le opzioni di cura".
"La combinazione di aztreonam e avibactam nasce proprio per superare specifici meccanismi di resistenza che limitano l’efficacia delle terapie convenzionali. Gli studi clinici internazionali hanno confermato un profilo di efficacia e sicurezza favorevole nelle infezioni gravi e complicate. Il farmaco, inoltre, introduce la prima combinazione β-lattamico/inibitore della β-lattamasi attiva contro le metallo-β-lattamasi (MBL) e amplia le opzioni terapeutiche a disposizione dei clinici per affrontare le infezioni da batteri Gram-negativi multiresistenti produttori di MBL, un bisogno medico globale ancora insoddisfatto. L’obiettivo oggi è integrare l’innovazione in una visione di uso mirato e sostenibile, che unisca diagnosi precoce, antimicrobial stewardship e formazione continua. Solo così le nuove terapie potranno mantenere nel tempo il loro valore e contribuire concretamente a contrastare la resistenza antimicrobica", ha proseguito Falcone.
EMBLAVEO® viene somministrato per infusione endovenosa. Il programma di sviluppo clinico di aztreonam-avibactam si è basato su una solida collaborazione pubblico-privata, che ha coinvolto enti di ricerca internazionali come BARDA e il consorzio europeo IMI/COMBACTE-CARE, impegnati nella lotta contro la resistenza batterica.
Infine, Con la campagna globale “Put Your Name on Change”, Pfizer invita cittadini, operatori sanitari e pazienti a diventare protagonisti della battaglia contro l’abuso e l’uso improprio degli antibiotici: un gesto di responsabilità che può salvare milioni di vite. Ciascuno può contribuire a contrastare la diffusione della resistenza, utilizzando gli antibiotici solo quando necessario e sempre sotto consiglio medico.
Le dichiarazioni di Barbara Capaccetti, Direttore Medico Pfizer Italia, ad Affaritaliani
“L’impegno di Pfizer nella lotta all’antibiotico-resistenza è un impegno ormai consolidato da anni. È un grande onore, come direttore medico di Pfizer Italia, celebrare oggi, proprio nella settimana mondiale dell’uso appropriato degli antibiotici, una nuova combinazione, aztreonam/avibactam: un vero e proprio farmaco salvavita per infezioni gravi da gram-negativi multidrug resistant”, ha affermato Capaccetti.
“L’impegno di Pfizer è sicuramente a tutto tondo, soprattutto nell’area della ricerca e sviluppo, la parte a me più cara come direttore medico, ma anche attraverso una serie di attività e iniziative a 360 gradi: dal supporto, per esempio, alla MR Action Fund, fino a una delle piattaforme più grandi, l’Atlas di sorveglianza per infezioni fungine e batteriche, oltre a una serie di programmi di stewardship antimicrobica. Sappiamo che l’antibiotico-resistenza è veramente una pandemia silenziosa, comunque un’emergenza sanitaria, in cui tutti noi, dal personale sanitario alle istituzioni, fino ai cittadini, dobbiamo renderci protagonisti per un uso appropriato e corretto degli antibiotici”, ha concluso Capaccetti.
Le dichiarazioni di Pierluigi Viale, Professore Ordinario Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Alma Mater Studiorum, Università di Bologna, UO Malattie Infettive IRCCS Policlinico di S. Orsola, Bologna, ad Affaritaliani
“Bisogna che, a tutti i livelli organizzativi della sanità pubblica, si capisca che bisogna investire nella battaglia contro i fenomeni di farmacoresistenza, perché questa rischia di diventare un freno all’evoluzione della medicina, un freno al trattamento di pazienti con malattia grave, al trattamento di pazienti particolarmente fragili. Bisogna riflettere sul fatto che investire mezzo milione di euro su un trapianto non può poi diventare un investimento inutile se il paziente muore di infezione. Quindi bisogna attrezzarsi, sia nella diagnosi sia nella terapia, per garantire che questa infezione o non venga, oppure venga diagnosticata precocemente e trattata altrettanto precocemente”, ha dichiarato ai microfoni di Affaritaliani Pierluigi Viale.
Le dichiarazioni di Matteo Bassetti, Professore Ordinario di Malattie Infettive Università degli Studi di Genova; Direttore Clinica Malattie Infettive e Tropicali, Ospedale Policlinico San Martino di Genova; Direttore Scuola di Specializzazione in Malattie Infettive e Tropicali, Università di Genova, ad Affaritaliani
“È fondamentale la formazione dei cittadini: sapere quando usare gli antibiotici e quando servono gli antibiotici. È fondamentale la formazione delle scuole, ma poi è fondamentale anche quella degli operatori sanitari, soprattutto dei medici, cercando di capire chi è che deve insegnare come fare la terapia antibiotica, anche nell'ambito dei corsi di laurea, a prescindere dai corsi di specializzazione. Siamo certi che il medico di oggi, formato dai corsi di laurea, abbia un’adeguata preparazione per usare gli antibiotici?”, ha affermato Bassetti.
“Questo è un tema che dovremmo affrontare. Poi c’è la preparazione e il tema della formazione dei medici già formati, che va a certificare che si informino adeguatamente sulla terapia antibiotica. Quella che potrebbe essere una proposta è, per esempio, ottenere un certo numero di crediti formativi nei prossimi cinque anni nell’ambito proprio dell’antibioticoterapia. Una proposta potrebbe essere almeno 50 crediti per i prossimi cinque anni, solo nell’antibioticoterapia, per tutti i medici italiani. Questo potrebbe già essere un buon strumento per alzare il livello di preparazione, che purtroppo nel nostro Paese non è così elevato. Lo dimostrano i dati: noi siamo uno dei Paesi europei messi peggio per la diffusione di materiali resistenti, anche perché probabilmente gli antibiotici non sono usati come andrebbero utilizzati, anche da parte dei medici”, ha concluso Bassetti.