UniCredit Investment Institute: presentata la seconda edizione di “The Compass 2026”
D'Onofrio (UniCredit): "Vogliamo fornire agli investitori un quadro chiaro per affrontare l’incertezza e individuare opportunità in linea con i trend strutturali di lungo periodo"
UniCredit Investment Institute, annunciata la seconda edizione di “The Compass 2026”: l’outlook annuale dedicato agli investitori
UniCredit Investment Institute presenta “The Compass 2026”, la seconda edizione del suo outlook annuale dedicato agli investitori. Il report offre una visione europea sulle principali tendenze macroeconomiche e sui mercati finanziari globali, proponendo una roadmap per orientarsi in un contesto segnato da incertezze, transizioni strutturali e nuove opportunità.
“In un mondo in cui tensioni geopolitiche e trasformazione tecnologica convivono, agilità e diversificazione non sono più opzioni: sono essenziali. Con The Compass 2026 vogliamo fornire agli investitori un quadro chiaro per affrontare l’incertezza e individuare opportunità in linea con i trend strutturali di lungo periodo”, ha dichiarato Manuela D’Onofrio, Head of Group Investment Strategy di UniCredit e Chair di The Investment Institute.
“Il mercato ha dimostrato resilienza nonostante i significativi cambiamenti nell’economia globale e si avvia al 2026 con un mix di opportunità e prudenza. Restiamo costruttivi sull’azionario, pur in presenza di valutazioni significative per i titoli statunitensi, sostenute dalla rivoluzione dell’intelligenza artificiale. Il trend di crescita degli utili e un rapporto sostenibile tra flussi di cassa e investimenti delle big tech saranno i fattori chiave da monitorare nel 2026. Le società tecnologiche asiatiche offrono un’opportunità di diversificazione a costi più contenuti, in quello che prevediamo sarà il proseguimento della storia dell’IA. L’aumento dei deficit in UE e USA eserciterà pressioni sulla parte lunga delle rispettive curve dei rendimenti”, ha detto Fabio Petti, Head of Cross Assets Investment Strategies di UniCredit e Co-Chair di The Investment Institute.
“Se il 2025 ha vissuto il terremoto del secondo mandato di Trump, il 2026 sarà l’anno delle scosse di assestamento. L’economia globale tornerà a tremare, seppur con un’intensità molto più contenuta rispetto a quanto visto quest’anno”, ha aggiunto Edoardo Campanella, Chief Editor di The Investment Institute.
Nel quadro macroeconomico delineato, la crescita globale del PIL è stimata intorno al 3,1%. Gli Stati Uniti dovrebbero mantenere un’espansione del 2,1%, trainata da incentivi fiscali e investimenti in AI, con inflazione al 2,9% e due tagli dei tassi attesi entro fine anno. L’Eurozona si mostra resiliente con una crescita dell’1%, sostenuta dai programmi comunitari e da un nuovo impulso fiscale tedesco, mentre l’Europa centro-orientale accelera grazie ai fondi europei e alla domanda esterna. La Cina rallenta al 4,1% a causa delle fragilità immobiliari e della debole domanda interna, mentre il Giappone e il Regno Unito si avviano a un’espansione moderata.
I mercati entrano nel 2026 tra ottimismo prudente e rischi persistenti. I cambiamenti strutturali nelle catene di approvvigionamento e nelle relazioni commerciali internazionali sono ormai permanenti. Le azioni mantengono un potenziale di rialzo guidato dagli Stati Uniti, mentre l’Europa beneficia di investimenti in difesa e infrastrutture, frenati tuttavia da bassa domanda e lentezza tecnologica. Il reddito fisso resta complesso per via delle elevate emissioni sovrane e di politiche monetarie più lente del previsto, mentre sul fronte valutario è attesa una moderata riduzione del dollaro. Le materie prime si presentano deboli, con petrolio sotto pressione e oro sostenuto dai driver di lungo periodo.
Tre temi dominano il 2026 secondo UniCredit Investment Institute. Il primo è il “reality check” europeo: la crescita dipenderà dall’efficacia delle ambizioni su difesa, competitività e migrazione, con progressi attesi più graduali che rivoluzionari. Il secondo riguarda le materie prime critiche, con l’Europa esposta a vulnerabilità per dipendenza da importazioni e tempi lunghi per diversificazione e riciclo. Il terzo è il private credit, un settore in rapida espansione che offre rendimenti interessanti, ma che richiede vigilanza alla luce dei recenti default negli Stati Uniti e della qualità più debole degli emittenti.
Infine, UniCredit analizza scenari alternativi. Un rallentamento dell’intelligenza artificiale potrebbe generare volatilità se la capacità di monetizzazione delle nuove infrastrutture tecnologiche risultasse inferiore alle attese. Al contrario, l’Europa potrebbe emergere come alternativa credibile agli Stati Uniti se rafforzerà coesione fiscale, integrazione e investimenti strategici. “The Compass 2026” definisce una strategia che privilegia resilienza, selettività e diversificazione, con particolare attenzione alla qualità degli emittenti, a bilanci solidi e a governance robuste, per affrontare un anno di complessità geopolitica e finanziaria.