Ops Generali, Mediobanca ko. L'esperto: "Caltagirone e Delfin puntano su Mps. Il risiko italiano resta ingessato"
La bocciatura dell’Ops su Banca Generali segna una sconfitta per Nagel. L'intervista all'Avvocato Giuseppe de Falco, partner Ughi e Nunziante
Banca Generali, Mediobanca esce sconfitta: Caltagirone e Delfin guardano a Mps. Intervista
Salta tutto. L’assemblea degli azionisti di Mediobanca boccia l’Ops su Banca Generali voluta dall’ad Alberto Nagel e mette fine ai piani di Piazzetta Cuccia sull’istituto triestino.
Dietro il rifiuto si intrecciano, però, interessi diversi. Da una parte Mps pronta a fare il prossimo passo per prendersi Mediobanca. Dall'altra una spaccatura netta tra gli azionisti: i sì arrivano solo per il 25% da istituzionali e per il 10% da privati, mentre tra i no svetta il gruppo Caltagirone. Non mancano gli astenuti, come Delfin, con il 20%.
Alla fine, Mediobanca dichiara decaduta l’offerta, e sull’operazione resta l’ombra di un possibile conflitto di interessi evocato dallo stesso Nagel. Insomma un colpo di scena che lascia il mercato a occhi aperti. Affaritaliani ne ha parlato con l'Avvocato specializzato in diritto societario, finanza e mercati dei capitali, Giuseppe de Falco, partner Ughi e Nunziante.
L’assemblea di Mediobanca ha messo in luce divisioni nette tra azionisti. Come valuta il ruolo di Caltagirone e Delfin nel frenare l’Ops su Banca Generali? È una mossa strategica o solo la difesa dei loro interessi personali?
Mi pare che Caltagirone e Delfin non abbiano nascosto la loro freddezza o aperta contrarietá all'ops di Mediobanca su Banca Generali. Del resto questa nasce in risposta all'iniziativa di MPS caldeggiata appunto da Caltagirone e Delfin. Si tratta di un conflitto aperto in cui il management di Mediobanca è uscito sconfitto.
Con Mps pronta a puntare su Mediobanca, il rifiuto dell’offerta su Banca Generali complica o semplifica le prossime mosse della banca senese nel risiko bancario italiano?
Indubbiamente le semplifica perché una misura difensiva che appariva un serio ostacolo alla riuscita della scalata di MPS viene meno. Si tratta di capire se MPS saprá sfruttare pienamente l'occasione con un miglioramento economico dell'offerta.
Nagel parla di un’opportunità persa e di azionisti che privilegiano “altre situazioni italiane”. C'è davvero l'ombra di un conflitto di interessi?
Tecnicamente, dal punto di vista legale, non vi è una situazione di conflitto di interessi anche se l'astensione di Delfin potrebbe apparire una scelta prudente, nonché nell'ottica di allontanare i sospetti di azioni di concerto. Certamente gli azionisti industriali Caltagirone e Delfin, presenti in entrambe le partite, privilegiano obbiettivamente il progetto MPS che ha anche il sostegno del MEF quale azionista. Mi domando se la scelta fatta risponda alla domanda che un osservatore imparziale si farebbe. Quale delle due soluzioni aggregative avrebbe (avuto) piú senso dal punto di vista economico?
Questa bocciatura dell’Ops rischia in qualche modo di rallentare la competitività dell’istituto nel private banking italiano ed europeo?
Sicuramente è una battuta di arresto a questo progetto, forse definitiva che ripropone l'interrogativo strategico sul futuro di Mediobanca. L’assemblea ha registrato un alto livello di astensioni tra i grandi investitori istituzionali.
L’assemblea ha registrato un alto livello di astensioni. Che segnale manda al mercato questa prudenza e quanto può condizionare le future operazioni straordinarie di Mediobanca?
Gli investitori istituzionali e i fondi, almeno quelli stranieri, hanno sostenuto il progetto di Nagel. Le casse previdenziali e i gestori del risparmio nazionali, orientatisi verso l’astensione, potrebbero invece aver agito per ragioni di prudenza legate a considerazioni 'politiche'. È anche vero che il progetto di Nagel, per quanto valido, sembra nato più dalle circostanze venutesi improvvisamente a creare che da un lungo e meditato sforzo. Questo può avere avuto un peso nel mancato coinvolgimento di alcuni importanti investitori che si sono trovati a dover decidere "in fretta".
Prima la rinuncia di Orcel su Bpm per l’intervento del “golden power” del governo, ora gli azionisti che bloccano Mediobanca. Cosa ci racconta tutto questo sulla situazione del risiko bancario italiano e sulla capacità del Paese di diventare competitivi a livello internazionale?
Ci dicono che l'Italia è ancora un mercato vischioso, anche se, almeno in Europa, quella continentale, siamo in buona compagnia.