Pagamenti internazionali: Est e Ovest viaggiano a velocità diverse

iBanFirst presenta il report 2025 sulle performance dei pagamenti cross-border delle PMI europee Ogni giorno migliaia di imprese europee inviano pagamenti oltre confine convinte che attraversino il mondo con la stessa rapidità delle informazioni digitali

di redazione economia
Economia

Pagamenti internazionali: Est e Ovest viaggiano a velocità diverse

Ogni giorno migliaia di imprese europee inviano pagamenti oltre confine convinte che attraversino il mondo con la stessa rapidità delle informazioni digitali. Ma la realtà è molto distante dalle aspettative e spesso intrappolata in un sistema fatto di controlli, fusi orari e infrastrutture non sempre all’altezza della globalità in cui operano le aziende.

E’ quanto emerge dall’edizione 2025 del report “La velocità dei pagamenti internazionali” diffusa da iBanFirst, la società fintech punto di riferimento nei pagamenti internazionali per le multinazionali di piccola e media dimensione. A partire da un’analisi basata su quasi 190mila transazioni internazionali effettuate nel 2024 da piccole e medie imprese, l’indagine offre uno spaccato realistico di un sistema di pagamento ancora frammentato, in cui la rapidità non può mai essere data per scontata.

«Oggi il denaro non viaggia alla velocità delle aspettative – commenta Michele Sansone, country manager di iBanFirst Italia - Le imprese italiane che commerciano con l’estero scoprono spesso che un pagamento non è un gesto tecnico, ma un processo che attraversa fusi orari, controlli e infrastrutture molto diverse fra loro. Il nostro report vuole dare trasparenza a questo percorso invisibile, perché nei mercati globali la velocità dei pagamenti è un vantaggio competitivo tanto quanto il prezzo o la qualità di un prodotto.»

Il dollaro come snodo globale: il 58% dei pagamenti delle PMI europee è in USD

Nel panorama delle valute, il dollaro statunitense si conferma il baricentro degli scambi internazionali: il 58% dei pagamenti delle PMI europee nel 2024 è stato eseguito in USD. La Cina si conferma inoltre il principale partner commerciale dell'UE per le importazioni e, come prevedibile, la combinazione tra volume elevate e maggiore stabilità del dollaro americano spinge molte aziende europee a utilizzarlo anche per i pagamenti verso i fornitori asiatici. Non sorprende quindi che i trasferimenti in USD verso la Cina siano in cima alla lista. 

La velocità non dipende dalla distanza, ma dalla maturità dei sistemi bancari

Tuttavia, se i flussi commerciali guardano a Est, la velocità dei pagamenti no. Stati Uniti e Regno Unito continuano a garantire i tempi di accredito più rapidi, con oltre il 64% dei pagamenti completati in meno di due ore. Al contrario, verso la Cina e Hong Kong si osserva un rallentamento significativo: solo il 12% dei pagamenti in USD raggiunge il beneficiario nello stesso intervallo. Il motivo è evidente: la velocità non è una questione geografica, ma infrastrutturale. Pesano la maturità dei sistemi bancari, le normative locali, la sincronizzazione dei fusi orari e, in certi casi, anche il tipo di valuta utilizzata. Le valute meno scambiate – come il peso argentino o il dalasi gambiano – richiedono spesso controlli aggiuntivi e processi più manuali. E inviare fondi nella valuta locale non garantisce maggiore rapidità: l’invio di CNY verso la Cina risulta infatti leggermente più lento rispetto a quello in USD.

L’ultimo miglio del denaro: il vero imbuto è il credito sul conto del destinatario

Un paradosso messo in luce dal report riguarda la fase finale del pagamento.  Secondo le rilevazioni SWIFT citate nello studio, il 90% delle transazioni raggiunge la banca del beneficiario entro un’ora, ma solo il 43% viene effettivamente accreditato sul conto con la stessa rapidità. È in questo passaggio finale – l’ultimo miglio – che si annida la maggiore variabilità, dovuta a controlli, procedure manuali e sistemi legacy ancora diffusi in molte realtà.

Intermediari bancari: un labirinto che non sempre rallenta

Anche il ruolo delle banche intermediarie contribuisce a definire la complessità del quadro. In media, un pagamento internazionale proveniente dall’Europa attraversa 1,9 istituti intermedi. La Francia registra la media più alta, con 2,5 intermediari, mentre la Bulgaria la più bassa, con 1,5. Nonostante ciò, un maggior numero di intermediari non significa necessariamente maggiore lentezza: gli Stati Uniti, pur richiedendo più passaggi, garantiscono comunque tempi molto rapidi grazie a reti di compensazione altamente automatizzate.

La cronologia dei pagamenti può salvare (o bloccare) una supply chain

Infine, il report evidenzia anche quanto il tempismo sia cruciale. Un pagamento avviato prima delle 10 del mattino ha molte più probabilità di essere processato in giornata. Il venerdì pomeriggio, invece, rappresenta un punto critico: ciò che parte oltre i cut-off rischia di restare “in sospeso” fino al lunedì successivo. A complicare il quadro, l’assenza di sincronizzazione tra calendari festivi internazionali: eventi come il Capodanno Cinese possono paralizzare intere catene di pagamento per giorni, con effetti diretti sulle supply chain europee.

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