Patto di stabilità, governo con mani legate. Ed è scontro Gentiloni-Misiani

Il percorso del rientro dal deficit e dal debito inizierà molto presto: il prossimo 21 giugno

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Paolo Gentiloni
Economia

Patto di stabilità: addio spese. Scontro Gentiloni-Misiani nel Pd

"I conti del governo chiusi in gabbia". Dà questa definizione Repubblica analizzando l'accordo sul patto di stabilità, con "le promesse di spesa e le speranze miracolistiche, un ricordo del passato. Chiuso ormai l’accordo definitivo sul nuovo Patto di Stabilità si apre per l’esecutivo di Giorgia Meloni la stagione della cinghia tirata. Perché le nuove regole, al di là della conferma dei parametri, presentano per l’Italia una certezza: ogni mossa dovrà prima essere vagliata e approvata dalla Commissione. E il percorso del rientro dal deficit e dal debito inizierà molto presto: il prossimo 21 giugno".

Insomma, prosegue Repubblica, "l’estate 2024 sarà politicamente ed economicamente surriscaldata per Palazzo Chigi. E questo nonostante l’ultimo testo abbia ricevuto qualche ammorbidimento: un pò più di flessibilità sui tempi di aggiustamento, sconto sugli interessi sul debito fino al 2027, incentivi agli investimenti anche in relazione ai cofinanziamenti. Ma si tratta di miglioramenti limitati e che di certo non modificano il risultato finale".

Come spiega la Stampa, maretta anche nell'opposizione. Paolo Gentiloni da Bruxelles definisce l'accordo una "buona notizia". Ma da Roma il Pd la pensa diversamente. “L’accordo sul nuovo patto di stabilità ha recepito alcune importanti proposte migliorative avanzate dal Parlamento Europeo, che rafforzano il ruolo del pilastro sociale nel semestre UE ed escludono i cofinanziamenti nazionali dalla spesa netta, aumentando lo spazio per gli investimenti. Nel testo finale, però, vengono confermate le clausole di salvaguardia su deficit e debito introdotte dall’accordo tra i governi e continua a mancare uno strumento permanente europeo per finanziare i beni comuni e gli investimenti necessari per la transizione ecologica e digitale. Il nuovo patto non ripristina le irrealistiche regole precedenti. Tuttavia, nel complesso, rappresenta in gran parte una occasione persa, perché delinea un quadro di regole più complicato e più rigido rispetto alla proposta della Commissione e molto al di sotto di quanto servirebbe all’Europa per rilanciare uno sviluppo inclusivo e sostenibile e affrontare efficacemente le grandi sfide che abbiamo di fronte”. Lo scrive in una nota Antonio Misiani, responsabile Economia, finanze, imprese e infrastrutture nella segreteria nazionale Pd.

M5s: "Accordo sul Patto di stabilità pessimo per l'Italia"

 "L’accordo raggiunto dai due co-legislatori europei sulla riforma del Patto di Stabilità è pessimo per l’Italia. I nuovi parametri di base e cioè una riduzione dell’1% del debito e una riduzione del deficit dell’1,5% per i Paesi che hanno deficit sopra il 3%, che sono la maggior parte, spingeranno non solo l’Italia, ma l’intero Continente, in recessione perché ridurranno gli investimenti. Secondo alcune stime questi obiettivi peseranno sulla capacità di spesa del nostro Paese per 12-13 miliardi per sette anni". Lo afferma in una nota la delegazione del Movimento 5 stelle al Parlamento europeo.

"Gli investimenti nelle aree prioritarie dell’UE e cioè la transizione climatica e digitale e la sicurezza energetica non vengono scorporati, ma dovranno essere elencati nei piani che gli Stati membri manderanno a Bruxelles. Non basta. Non è con questo maquillage politico che eviteremo tagli a servizi, scuole, ospedali, trasporti e pensioni con la complicità del governo Meloni che ha sostenuto questa riforma. L’unica notizia positiva è lo scorporo delle spese necessarie a co-finanziare i programmi Ue, ma per il resto ha vinto la linea dei rigoristi, mentre i relatori del Parlamento europeo hanno ammainato bandiera bianca accontentandosi di qualche concessione verbale che nella sostanza non cambia nulla. Respingeremo durante il voto in plenaria questo accordo pessimo per l’Italia", si legge ancora.