Pensioni, tagli fino al 35% con il contributivo: che cosa cambierà nel 2022

Ricalcolare la pensione tutta col contributivo comporterebbe una perdita netta che si aggira tra i 20 e i 130mila euro dall'uscita agli 82 anni

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Economia
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Pensioni, che cosa cambia nel 2022: verso l'incontro tra Draghi e sindacati 

Il premier Mario Draghi si prepara a incontrare i sindacati per discutere della riforma delle pensioni 2022, che prevede l'abbandono di Quota 100 e il calcolo dell'assegno con il metodo contributivo. Il piano del Governo è stato battezzato Opzione Tutti e prevederà l'uscita del lavoro a un'età minima di 62-63 anni. Opzione Donna è stata proporogata fino al 31/12/22 ma con un taglio medio del contribuito previdenziale del 6% per le dipendenti e del 13% per le lavoratrici autonome. 

Il ricalcolo della pensione tutta col contributivo comporterebbe però a una perdita tra il 20 e il 30% dell'assegno, ovvero tra 20 e 130mila euro di minori incassi dall’uscita agli 82 anni, attuale traguardo della vita media. Queste simulazioni, riportate da Repubblica, sono state realizzate dalla Cgil in vista del tavolo sulla previdenza convocato dal premier Draghi. "Vediamo se c’è davvero la volontà del governo di avviare un confronto e non solo un ascolto per superare le rigidità della legge Fornero", dice Roberto Ghiselli, segretario confederale Cgil e responsabile previdenza. 

Cgil e Uil bocciano quind il “metodo fisco”. Mentre per il premier è necessario "tornare in pieno al contributivo, in modo sostenibile per i conti". Ma ciò "significa anche un ricalcolo per forza di cose penalizzante, un taglio, per quanti sono nel sistema misto e hanno diversi anni (meno di 18, in base alle regole del sistema misto) lavorati prima del 31 dicembre 1995 e conteggiati nel sistema retributivo", spiega Repubblica. "Il meccanismo è stato già rodato da Opzione Donna: le lavoratrici sono uscite prima, a 58-59 anni, ma con un terzo dell’assegno in meno; la stessa cosa accadrebbe con Opzione Tutti". 

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Per il sindacato ciò non è accettabile. Il motivo? Non solo perchè "non viene rispettata la neutralità attuariale: lo Stato alla fine ci guadagna, il lavoratore prende meno soldi". Ma perché "non è questo il solo obiettivo del tavolo, visto che si punta a rivedere le iniquità della legge Fornero anche nei confronti di chi è totalmente nel contributivo perché ha iniziato a lavorare dal 1996", spiega Repubblica. 

"Per i giovani e meno giovani significa spostare l’età di uscita dopo i 70 anni, come certificato pure dall’Ocse qualche giorno fa, poter anticipare solo se si raggiunge una pensione multipla dell’assegno sociale: 1,5 o 2,8 volte, a seconda dei casi, trascinare in età molto anziana l’incasso della pensione per chi ha lavorato in modo discontinuo, con buchi di carriera e salari poveri: giovani, donne, precari, partite Iva su tutti", conclude Repubblica