Pirelli, conti boom ma nel cda volano stracci: è rottura con i cinesi di Sinochem

Per rispondere alle normative Usa, che limitano l’accesso a imprese con partecipazioni cinesi, Pirelli ha deciso che Sinochem non esercita più il controllo sulla società. La decisione non è stata però accolta bene dal gruppo che ha il 37% del capitale

Economia

Pirelli vola nei conti ma è scontro aperto con Sinochem sulla  governance. A rischio l’espansione nel mercato Usa

Pirelli corre, almeno nei conti. Ma se i numeri del primo trimestre 2025 confermano la solidità operativa del gruppo (+26,7% l’utile netto, +6% l’ebitda adjusted), la situazione ai piani alti è tutt’altro che serena.  Il punto del contendere è la dichiarazione ufficiale, contenuta nei conti trimestrali, che sancisce la fine del controllo da parte di Sinochem, il colosso cinese che attraverso China National Tire & Rubber controlla ancora il 37% della Bicocca. Un terremoto, almeno per Pechino. Secondo i cinesi, infatti, il patto parasociale con Camfin è ancora valido e quindi mantiene in piedi il controllo di fatto. Peccato che la Consob e il principio contabile Ifrs 10, applicato dalla dirigenza Pirelli in ossequio anche al “Golden Power” del governo italiano dicano altro.

Risultato: Sinochem si rifiuta di approvare i conti, presenta proposte alternative direttamente a Palazzo Chigi e rifiuta il dialogo con il management. Il vicepresidente Marco Tronchetti Provera, che con Camfin è il secondo socio (26,6%), ha però spiegato: "Non c’è più controllo su Pirelli, ci sono azionisti core e il mercato". "Mai visto un socio votare contro gli interessi della società, è come spararsi nei piedi", ha poi aggiunto Tronchetti. Lo scontro però non ha soltanto implicazioni di governance, ma anche industriali.

Gli Stati Uniti pesano per il 20% dei ricavi di Pirelli e Washington non guarda certo con simpatia le aziende cinesi. Per questo l’uscita di Sinochem dal ruolo di controllante serve anche a blindare il business in Nord America. Camfin lo ha capito, e ha lanciato un segnale chiarissimo: se Sinochem continuerà a boicottare le strategie del gruppo, ci saranno conseguenze anche sul patto parasociale. E nel frattempo il governo italiano, già attivo con il Golden Power, valuta un provvedimento per verificare se Sinochem stia violando le regole imposte.

La partita, insomma, si allarga dai bilanci alle aule dei tribunali, passando per gli uffici di Palazzo Chigi. Nel frattempo, Pirelli va avanti. I clienti, dice il gruppo, rispondono bene. Le tecnologie avanzate come Cyber Tyre piacciono. E la società assicura: "Siamo pronti a garantire la compliance totale alle regole americane". Ma dietro i numeri si nasconde un conflitto aperto, che rischia di riscrivere l’assetto di una delle multinazionali simbolo dell’industria italiana. E stavolta non sono le gomme a dover tenere la strada. Ma gli equilibri di potere. 

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