Poste controccorrente rispetto a Pirelli, Telefonica e Vivendi. Per gli analisti il suo investimento in Tim è destinato a creare valore
La consegna di posta e pacchi sembrava un business antico. Invece è tornato a nuova vita grazie all'e-commerce e all'estrema capillarità dei suoi uffici ricchi di servizi non solo postali
Poste controccorrente rispetto a Pirelli, Telefonica e Vivendi. Per gli analisti il suo investimento in Tim è destinato a creare valore
La consegna di posta e pacchi sembrava un business antico. Invece è tornato a nuova vita grazie all'e-commerce e all'estrema capillarità dei suoi uffici ricchi di servizi non solo postali. Così Poste Italiane vede il titolo ai massimi di sempre e dopo i conti trimestrali chiusi con utile netto a 597 milioni (+19%) la società ha incassato anche alcuni incrementi di prezzo obiettivo dagli analisti con Equita che ha alzato del 9% a 19,3 euro il target price sull'azione, confermando la raccomandazione buy.
Anche Barclays ha aumentato il prezzo obiettivo su Poste inoltre, secondo gli analisti c'è anche la più che concreta possibilità che l'investimento su Tim possa creare valore. Insomma si potrebbe assistere a un quasi un miracolo dato che tutte le società che sono entrate con la quota di controllo vedi Pirelli, Telefonica e Vivendi sono uscite senza riuscire nell'intento e accumulando perdite. Anche per Telecom Italia che nel 1999 aveva un fatturato di 27,1 miliardi e un debito di appena 8. Ma con la privatizzazione sono cominciati i guai dato che la scalata di Roberto Colaninno e soci, circa trenta miliardi, venne raccolta per un terzo tramite capitale proprio, con la vendita di Omnitel (ossia Vodafone) e Infostrada e per due terzi con prestito bancario e la conversione delle azioni Telecom in obbligazioni e azioni Tecnost, ossia la controllata di Olivetti (che Colaninno aveva comprato) e che si era indebitata per controllare Telecom.
A Colaninno e soci andò bene. Uscirono da Telecom con una buona plusvalenza ma i guai di Telecom erano appena cominciati. A far esplodere il debito ci pensò Tronchetti Provera patron di Pirelli che fece lanciare a Telecom un'Opa sulla sua controllata per la telefonia mobile, quotata in Borsa, Tim. Molti manager del gruppo erano contrari all'operazione che venne fatta ugualmente. E il risultato fu che il costo necessario per rastrellare azioni Tim portò l'indebitamento da 29 a 46 miliardi, che voleva dire circa il 150% del fatturato dell'ex-monopolista.
Adesso il debito di Telecom, diventata Tim, è di 7,5 miliardi grazie alla vendita e allo scorporo dell'asset più pregiato, ossia la rete fissa (pagata circa 18 miliardi dal fondo Usa Kkr) in fibra e rame realizzata con i soldi delle bollette pagate dagli italiani quando la società era monopolista delle telecomunicazioni in Italia. Ora tocca a un altro ex-monopolista, Poste Italiane, che ha avuto sorte migliore sul fronte del management e sullo sviluppo del business, rilanciare l'affaticata società di tlc.
Le possibilità non mancano: oltre a risparmi e sinergie arriveranno nuovi servizi alle imprese che sono clienti di Poste e per il cloud e ovviamente alla telefonia mobile. Anche perchè la società guidata da Matteo Del Fante possiede il gestore mobile virtuale che ha più abbonati in Italia, circa 6 milioni. Ovviamente la migrazione su rete Tim di questi clienti sarà uno dei primi passi. Quanto ai servizi l'ad di Tim Pietro Labriola ha detto che i primi annunci verranno fatti in autunno. Telecom in Borsa sull'onda di queste possibilità ha battuto un colpo salendo del 2,8%. Banca Akros ha alzato il prezzo obiettivo sul titolo (oggi 0,36 euro) da 0,4 a 0,43 euro confermando la raccomandazione buy sul titolo.
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