Trump vuole cacciare Powell, ma la legge glielo impedisce: ecco perché non può rimuovere il presidente della Fed
La legge che regola la banca centrale americana, in vigore dal 1913, prevede che un governatore possa essere rimosso solo per "giusta causa". E per “giusta causa” non si intende certo un semplice disaccordo sulle politiche monetarie
Trump sogna di licenziare Powell, ma non è così semplice: ecco perché
Non sono passate nemmeno 24 ore dal suo ultimo affondo che Donald Trump è tornato ad attaccare Jerome Powell dopo la pubblicazione dei nuovi dati macroeconomici. "Ottimi numeri sono appena usciti. Abbassa i tassi", ha scritto il presidente USA sui social, rivolgendosi a Powell con il soprannome sarcastico di "Troppo Tardi". È un copione già visto. Da quando è tornato alla Casa Bianca, Trump non ha mai smesso di puntare il dito contro la Fed e il suo presidente, accusandolo di muoversi con lentezza e di non fare abbastanza per sostenere l’economia. La critica si ripete da mesi, tanto che più volte ha lasciato intendere di volerlo rimuovere dall’incarico.
E infatti proprio nella giornata di ieri, 16 luglio, Bloomberg ha riportato che durante una riunione riservata il tycoon avrebbe detto ai suoi collaboratori che "probabilmente" lo licenzierà "presto". Secondo la CBS avrebbe addirittura chiesto un parere ai parlamentari repubblicani per capire come fare. Trump ha poi fatto dei passi indietro (come sempre verrebbe da pensare) negando l'esistenza di una bozza di lettera di licenziamento e abbassando i toni: "No, non ho mai detto davvero che voglio rimuoverlo. Lo ritengo molto improbabile".
D'altronde Trump sa benissimo che non è così semplice. Licenziare il presidente della Federal Reserve non è roba da poco, ma soprattutto non rientra tra i poteri diretti del presidente degli Stati Uniti. Anzi, la legge che regola la banca centrale americana, in vigore dal 1913, stabilisce che un governatore può essere rimosso solo per "giusta causa". E per “giusta causa” non si intende certo un disaccordo sulle politiche monetarie. In poche parole non basta pensare che i tassi dovrebbero scendere più velocemente per far saltare la poltrona al capo della Fed. La giusta causa riguarda invece fatti gravi come frodi, mala gestione, incapacità manifesta, e quindi non decisioni di politica economica.
Intanto Powell non risponde direttamente alle provocazioni. Ripete che è concentrato al 100% sul suo compito, ovvero tenere sotto controllo l’inflazione. E non è certo aiutato dalle politiche commerciali dell’amministrazione Trump, che nelle ultime settimane ha imposto nuovi dazi del 30% all’Europa. Misure che rischiano di complicare ulteriormente il quadro dei prezzi e rendere più difficile, e non più facile, un eventuale taglio dei tassi.
In realtà, la partita potrebbe chiudersi da sola nel giro di un paio d’anni. Il mandato di Powell scade nel 2026 e solo allora Trump potrà decidere se confermarlo o sostituirlo con una figura più allineata ai suoi "gusti". Fino ad allora, può protestare, minacciare ma la sostanza non cambia, la Federal Reserve resta un’istituzione indipendente e, almeno per ora, la poltrona di Powell non si tocca.