Primo maggio, dalla scarsa produttività agli stipendi al palo: ecco perchè il salario minimo non è una panacea. E la Spagna lo dimostra 

In occasione della Festa dei Lavoratori, capiamo insieme tutti i limiti di questa misura che si dimostra essere non un grande aiuto... L'analisi

di Vincenzo Caccioppoli
Pedro Sanchez
Economia

Primo maggio, ecco perchè il salario minimo non è una panacea e la Spagna lo dimostra

È una storica battaglia della segretaria del Pd Ely Schlein, forse l’unica che ha la forza e la volontà di portare avanti da due anni (perché sulla sanità, altro mantra della segretaria dei democratici, al di là degli slogan non si è visto fino ad ora lo straccio di una proposta) il salario minimo a 9 euro imposto per legge. Ma proprio in occasione della Festa dei Lavoratori, è interessante capire se questa misura potrebbe aiutare davvero i lavoratori nel nostro paese, oppure se si tratta di una misura assai controversa, che potrebbe contenere forse maggiori controindicazioni che aspetti positivi. Per rimanere ai desiderata della segretaria del Pd, può essere utile allora, per capirne di più, analizzare l'esempio spagnolo sul tema, citato spesso a modello dai democratici.

La Spagna sotto al governo Sanchez, e grazie all’impulso del ministro del lavoro Yolanda Diaz, leader del partito di estrema sinistra Sumar (che giusto come dato statistico, sta letteralmente affondando nelle intenzioni di voto, cosa che, per quanto valgono i sondaggi, sembrerebbe una sorta di bocciatura da parte degli spagnoli proprio sulle politiche sul lavoro del governo). Il salario minimo in Spagna ha una storia molto lunga, dal momento che fu introdotto per la prima sotto il regime del dittatore Franco, per poi subire diverse riforme negli anni. Ma è con il governo di Pedro Sanchez nel 2018 che lo SMI (salario minimo interprofesional, come viene chiamato) è diventato uno dei pilastri della politica del lavoro, grazie ad una serie di aumenti, che lo hanno portato ora alla soglia di 1184 euro al mese. Si tratta di uno dei livelli più alti d’Europa (al sesto posto per la precisione) ma questa serie di aumenti sta ora creando alcuni seri grattacapi alla tenuta del governo stesso. Tutto ruota infatti alla volontà da parte della Diaz di non tassare una parte del salario minimo, con un notevole aggravio alle casse pubbliche. Una misura che ha provocato a marzo una vera e propria rottura tra la stessa Diaz e il ministro delle finanze, vicepresidente del governo nonché vicesegretario del Psoe, Maria Jesus Montero. D’altra parte, i numeri del salario minimo parlano di un aumento dei costi per le imprese, soprattutto quelle piccole, che hanno riflessi su inflazione e tasso di occupazione.

L'aumento registrato negli ultimi sette anni (61% dal 2018), infatti, ha superato le soglie stabilite dalla Carta sociale europea, che stabiliscono una soglia del 60% del salario minimo rispetto alle retribuzioni medie. Oggi queste cifre sono già state superate in 13 comunità autonome spagnole. Secondo Cepyme, l'associazione delle piccole e medie imprese spagnole, tuttavia, l'aumento salariale potrebbe incontrare alcuni ostacoli lungo il percorso. L'associazione dei datori di lavoro ha già pubblicato un rapporto, riportato dal quotidiano El Mundo, in cui si afferma che, secondo i suoi calcoli (stipendi più costi sociali), dal 2016 il costo del lavoro è aumentato fino all'80,7%.

Nel mezzo del dibattito sulla detassazione del salario minimo interprofessionale (SMI), che avrà un impatto diretto sulle tasche di due milioni e mezzo di lavoratori, i piccoli imprenditori si sono nuovamente espressi contro l'aumento dello SMI. E lo fanno sulla base di dati convincenti, come il fatto che questo parametro salariale rappresenta già oltre il 70% dello stipendio medio nelle microimprese e che i forti aumenti accumulati negli ultimi anni hanno impedito la creazione di circa 350.000 posti di lavoro. I dirigenti aziendali spagnoli, ritengono che il salario minimo sia aumentato del 60,9% dal 2018, anno in cui Pedro Sánchez è entrato in carica, e fino all'80,7% dal 2016. E sulla base di questo aumento dei costi del lavoro, analizzano in dettaglio l'impatto per azienda, per dimensione, per settore e per comunità autonome e province. Infatti, secondo i loro calcoli, il salario minimo nazionale ha già superato la soglia del 60% (stabilita da una direttiva Ue), rendendo la Spagna "il Paese dell'UE con il salario minimo più caro in rapporto alla produttività".

"L'aumento del salario minimo (SMI) colpisce maggiormente le PMI, poiché impiegano più lavoratori a basso salario, una situazione coerente con la minore produttività di queste aziende", indica il rapporto elaborato dal dipartimento di ricerca del Cepyme, che segnala che "le micro e piccole imprese rappresentano il 99% del tessuto produttivo spagnolo" e accusa il governo di "disprezzo" nei confronti di queste aziende. Allo stesso modo, contro le argomentazioni dell'Esecutivo, che ha negato tutte le teorie secondo cui gli aumenti del salario minimo distruggerebbero posti di lavoro basandosi sul fatto che l'affiliazione è ai massimi storici, il rapporto sottolinea che "la prova del danno degli aumenti cumulativi del salario minimo per le PMI è l'evoluzione dell'occupazione nelle microimprese, che è aumentata dello 0,9% dalla fine del 2018 rispetto al 12,9% che avrebbe potuto aumentare se la tendenza all'aumento delle assunzioni avesse continuato con la dinamica precedente". Questo, misurato in termini di posti di lavoro, significa che le piccole imprese hanno perso 350.000 posti di lavoro. E sempre secondo il rapporto il salario minimo, come detto, ha anche un forte impatto negativo sulla bassa produttività del lavoro, contribuendo alla creazione di posti di lavoro a basso valore aggiunto a scapito di quelli ad alta professionalità. E il dato è ancora più preoccupante per un paese come la Spagna, in cui la produttività è la più bassa d’Europa.

Inoltre, il salario minimo non ha chiaramente influito sui salari reali medi che sono stagnanti, perché tra il 2008 e il 2022 sono cresciuti meno del 25%. Infine, un recente studio del dipartimento di economia di Harvard ha dimostrato come il salario minimo, potrebbe aumentare di parecchio la propensione delle imprese a sostituire il lavoro umano con quello delle macchine che risultano più convenienti. Ecco perché forse, quando si parla di lavoro e di tutela dei lavoratori occorrerebbe da parte di tutti, una maggiore riflessione, mettendo da parte la ideologica strumentalizzazione politica.

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