Produttività e benessere: la sfida del back-to-work passa da AI e smartworking
Strumenti digitali e nuovi modelli organizzativi al centro della ripartenza
Rientro in ufficio tra produttività e benessere: la sfida dello smartworking
Settembre è per tanti italiani il mese del rientro al lavoro, il ritorno alla routine dopo la pausa estiva, ma anche l’occasione per rivedere modelli organizzativi, cogliere nuove opportunità e affrontare i cambiamenti normativi che stanno ridefinendo il mondo del lavoro.
“Nel contesto del diritto del lavoro, assistiamo a una crescente incertezza che deriva dalla stratificazione delle norme e dall'evoluzione continua della giurisprudenza, che talvolta non offre risposte univoche alle problematiche emergenti. Questa mancanza di chiarezza genera difficoltà nell'interpretazione delle leggi e, di conseguenza, aumenta il contenzioso. L'incertezza alimenta il ricorso alle aule di tribunale, sia da parte dei lavoratori che dei datori di lavoro, che cercano di tutelare i propri diritti o di difendersi da pretese ritenute infondate. Inoltre, la diversificazione dei contratti e delle forme di lavoro rende ancora più difficile un'applicazione coerente delle normative, incentivando così il ricorso al giudice”, spiega l’avv. Giulietta Bergamaschi, managing partner dello studio legale Lexellent.
Tra i temi più rilevanti, quello dello smart working rimane centrale. Lo ricorda con chiarezza l’avv. Vincenzo Fabrizio Giglio, partner dello studio legale Lexia, che sottolinea come “lo smart working sia destinato ad una sempre maggior affermazione e diffusione. Anche le aziende che non lo amano devono prendere atto del fatto che la mancanza di smart working, anche limitato, nell’offerta di lavoro rappresenta ormai un grave limite alla ricerca di personale. Per i lavoratori, infatti, lo smart working offre notevoli vantaggi, in termini di maggiori possibilità di cura dei figli o delle proprie incombenze personali; di risparmio sui trasporti e sulle spese connesse agli spostamenti nei grandi centri urbani e così via.
Non ultimo, anche la collettività può beneficiare di una ridotta pressione sui centri urbani e sul trasporto pubblico – e soprattutto privato – cagionato dal quotidiano tradizionale spostamento di tutti i lavoratori. In ogni caso, le aziende che hanno accolto lo smart working nei suoi aspetti migliori, regolamentandolo in modo avveduto, stanno ormai da tempo riscontrandone i benefici: più agevole il reclutamento, specie delle fasce più giovani di lavoratori; risparmi - talora considerevoli - sulle spese di logistica; risparmi derivanti dalla possibilità di arruolare lavoratori in aree del Paese dai livelli retributivi inferiori a quelle delle aree economicamente più attive; risparmi sul compenso per lavoro straordinario e sui buoni pasto; benefici sulla produttività: molti hanno infatti agevolmente riscontrato che tanti lavoratori lavorano meglio e di più in smart working che in ufficio”.
Certo lo smart working non va bene per tutti i lavoratori. Esso rimane tuttavia una conquista da cui non si tornerà indietro e, se ben utilizzato, un’opportunità per tutti coloro che ne sappiano valorizzare le caratteristiche. La riflessione sulla flessibilità del lavoro si intreccia anche con il dibattito sulla settimana corta, che sta conquistando spazio nell’agenda politica e aziendale a livello europeo, come testimonia l’esperimento spagnolo, dove il governo ha approvato un progetto di legge che riduce l’orario settimanale legale da 40 a 37,5 ore senza tagli salariali, con l’obiettivo di migliorare il benessere dei lavoratori e favorire la produttività. L’avv. Riccardo Maraga, partner di Ughi e Nunziante, osserva come “il tema della settimana corta è sempre più di interesse tra coloro che si occupano di gestione del personale. Sono state depositate in tal senso delle proposte di legge in Parlamento e alcune aziende hanno iniziato a introdurre nuovi modelli organizzativi basati su una settimana lavorativa breve.
In realtà, esistono diverse formule per implementare la settimana corta: è possibile concentrare il medesimo orario di lavoro in un numero ridotto di giorni, incrementando l’orario quotidiano, oppure ridurre l’orario settimanale di lavoro, ad esempio da 40 a 36 ore, mantenendo lo stipendio invariato. Un’altra possibilità è incrementare il monte ore di permessi retribuiti. Si tratta, indubbiamente, di un modello organizzativo che può migliorare il bilanciamento vita-lavoro per i lavoratori e determinare anche benefici per l’ambiente, con la riduzione degli spostamenti casa-lavoro. C’è, però, anche il rischio di aumentare l’intensità del lavoro nei giorni di presenza, con effetti negativi sul benessere psicologico dei lavoratori. Inoltre, resta aperto il nodo della sostenibilità in termini organizzativi.
In alcuni contesti lavorativi l’azienda non può rinunciare al proprio personale il venerdì o il sabato e ciò rischia di rendere questo modello attuabile solo in una platea ristretta di imprese. In ogni caso ritengo che l’interesse per simili soluzioni sia positivo perché denota la volontà di cogliere la sfida di una sempre migliore conciliazione tra esigenze dell’impresa e benessere dei dipendenti. E ciò è ormai imprescindibile di fronte a una nuova generazione di lavoratori che sembra essere molto meno disposta della precedente a sacrificare il proprio benessere sull’altare della carriera”.
Sul fronte normativo, a settembre entrano in gioco anche novità rilevanti che potrebbero ridisegnare l’equilibrio tra autonomia e subordinazione, con impatti importanti sul mercato del lavoro digitale. Come evidenzia l’avv. Valentina Pepe, partner dello studio legale Pepe e Associati, “lo scorso 10 luglio è entrata in vigore la Legge n. 91/2025, contenente la delega il Governo per il recepimento, entro il 02 dicembre 2026, della direttiva (UE) 2024/2831 del 23.10.2024, volta alla tutela e al miglioramento delle condizioni di lavoro dei lavoratori delle piattaforme digitali.
Il punto centrale della delega riguarda il principio di ‘presunzione legale di subordinazione’ che comporterà la modifica alla normativa vigente dettata dal Jobs Act ( in particolare, al capo V-bis d.lgs. 15 giugno 2015, n. 81). In base ai principi espressi dalla Direttiva Europea, la presunzione di subordinazione scatterà in presenza di fatti che indichino una situazione di ‘direzione e controllo’ da parte della piattaforma che, se vorrà confutare la presunzione legale, dovrà fornire la relativa prova. La delega al Governo prevede ulteriori rilevanti interventi a tutela dei lavoratori delle piattaforme digitali: in particolare in tema di ‘gestione algoritmica’, sistemi di monitoraggio e decisionali, salute e sicurezza, tutele previdenziali e la limitazione del trattamento dei dati personali”. La portata delle modifiche normative si preannuncia assai rilevante ed impone agli operatori del settore di valutare, tempestivamente, l’adeguatezza del proprio impianto organizzativo gestionale, valutando ogni necessaria implementazione e modifica.
Ma settembre è anche il mese per investire su se stessi e rilanciare la propria carriera. Lo ricorda Laura Basili, co-founder insieme a Ilaria Cecchini di Women at Business, che pone l’accento sul valore della formazione. “Il back to work è il momento ideale per ripartire con nuova energia e arricchire le proprie competenze, così da essere sempre competitive e attrattive nel mercato del lavoro. Le professioni cambiano rapidamente e investire nella propria formazione è oggi più che mai la carta vincente. Lo dimostra la nostra community di oltre 14.500 donne, molte delle quali hanno scelto di rilanciarsi proprio grazie a un aggiornamento professionale. Con l’app Women Plus, di cui TIM è main partner, è possibile accedere a più di 150 corsi certificati e gratuiti: dai segreti per affrontare al meglio un colloquio alla comunicazione efficace e al public speaking, fino alle competenze digitali come AI e cybersecurity. La formazione diventa così uno strumento di libertà e di empowerment: la possibilità di scegliere, crescere e cogliere nuove opportunità professionali”.
Un percorso che deve cominciare presto, già dai banchi di scuola, come sottolinea Michela Pancaldi Presidente e Responsabile dell’area tecnica e commerciale di Tecnocupole Pancaldi: “con la ripresa lavorativa, ma anche la ripartenza delle scuole, settembre ci ricorda quanto sia importante rafforzare il ponte tra formazione e impresa. In Tecnocupole Pancaldi crediamo da sempre che aprire le porte alle nuove generazioni, attraverso l’alternanza scuola-lavoro, sia una scelta strategica e di responsabilità. Accogliere studenti e studentesse nei nostri reparti significa offrire loro un contatto concreto con la tecnologia e la manifattura, ma anche creare opportunità di stage che possono trasformarsi in percorsi professionali stabili. Nonostante il potenziale, questa leva è ancora troppo poco utilizzata e l’abbiamo visto nell’ultima stagione, ad esempio, quando solo noi, insieme a un’altra azienda del nostro distretto, abbiamo aderito. Noi vogliamo continuare a esserci, perché coltivare il talento riteniamo sia un dovere per le imprese che hanno visione e coraggio”.
Se la crescita professionale e la formazione sono due pilastri, non meno importante è il tema del benessere personale. Per chi lavora lontano da casa, la sfida si fa ancora più complessa. “Per molti professionisti fuori sede o expat il rientro al lavoro può essere ancora più complesso perché significa andare a vivere in una città che non è la propria, spesso in spazi anonimi che amplificano il senso di distacco – osserva Elisabetta Pellicciotta, founder & creative director di Make Me Home - Questo fenomeno riguarda una quota crescente della popolazione lavorativa e non può essere sottovalutato. Sentirsi ‘a casa’ anche lontano da casa non è un dettaglio, ma una condizione che incide sul benessere personale e, di conseguenza, sulla qualità del lavoro. La sfida che abbiamo scelto di affrontare con Make Me Home è proprio questa: dare una risposta concreta a un bisogno diffuso, creando soluzioni abitative che mettano al centro la persona e che permettano di vivere la mobilità lavorativa non come una rinuncia, ma come un’opportunità di crescita. Al tempo stesso, crediamo che questo rappresenti un’opportunità di investimento di valore: ripensare gli spazi in chiave più accogliente e funzionale significa non solo migliorare la vita di chi li abita, ma anche generare rendimenti solidi e sostenibili per chi sceglie di investirvi”.
A rafforzare il legame tra team e a supportare la motivazione intervengono poi le iniziative aziendali. Come racconta Daniele Arduini, ceo di Kampaay, “il rientro dalle vacanze è per molti un momento carico di energie ma anche di spaesamento: ricominciare non è mai semplice, e proprio per questo le aziende stanno investendo sempre di più in eventi che favoriscano benessere e motivazione. I dati del nostro ultimo Osservatorio parlano chiaro: nel primo semestre 2025, retreat e team building hanno rappresentato oltre il 40% degli eventi aziendali organizzati, a conferma di quanto questi format siano percepiti come strumenti chiave per ricostruire coesione e dare slancio ai team. Settembre, con il ritorno al lavoro e l’avvio dei kick off per pianificare l’anno successivo, è anche il momento ideale per puntare su iniziative che trasformano il back to work da fase critica a occasione di crescita, allineamento e condivisione di obiettivi comuni”.
Infine, la tecnologia si conferma alleata imprescindibile per gestire in modo efficiente la ripartenza, con strumenti come i dispositivi Plaud, capaci di ottimizzare la gestione delle informazioni, lasciando più spazio per concentrarsi sulle attività strategiche, o le soluzioni Sandisk per gestire i contenuti in maniera più affidabile e sicura. Plaud Note Pro, appena presentato all’IFA di Berlino, è il primo registratore di appunti AI al mondo basato su un’efficace collaborazione uomo–AI in tempo reale. Questo strumento trasforma ogni appunto in un asset concreto e immediatamente utilizzabile, catturando con chiarezza professionale l’audio di idee, riunioni e attività.
Grazie al potente motore Plaud Intelligence, le conversazioni vengono elaborate in insight organizzati, ricercabili e applicabili, generando sintesi strutturate, mappe mentali e action items con modelli professionali. SanDisk propone invece due soluzioni pensate proprio per questo momento dell’anno: strumenti che uniscono affidabilità e velocità, semplificando il lavoro quotidiano sia in ufficio sia in mobilità. Il SanDisk® Desk Drive, ad esempio, trasforma la scrivania in un hub digitale, offrendo uno spazio centralizzato dove conservare documenti, foto, video e progetti creativi in maniera ordinata e sempre accessibile. Un design compatto e discreto lo rende parte integrante della postazione di lavoro, mentre la rapidità dell’SSD assicura la fluidità necessaria a chi riprende con ritmi serrati. Per chi invece ha bisogno di performance elevate ovunque si trovi, il SanDisk Extreme PRO® Portable SSD diventa un vero alleato. Tascabile, resistente e veloce, consente di trasferire e modificare file di grandi dimensioni anche in viaggio o sul campo, adattandosi a uno stile di lavoro sempre più dinamico e flessibile.