Rottamazione-bis: la scappatoia delle due rate mancate. Un "trucchetto" che il fisco potrebbe evitare
Questa potenziale scappatoia, pur richiedendo una certa pianificazione, è facilmente individuabile anche da chi non ha profonde conoscenze economiche o fiscali
Rottamazione-bis: la scappatoia delle due rate mancate
Mentre il dibattito politico e le attese dei contribuenti si concentrano sull'annunciato allargamento della rottamazione delle cartelle anche agli avvisi di accertamento così com’era accaduto nelle precedenti 4 versioni, emerge un dettaglio nella potenziale formulazione della norma che potrebbe aprire la strada a un inatteso "sconto" aggiuntivo, non previsto dall'intento del legislatore. Se la disposizione dovesse essere confermata così come ipotizzata, i più avveduti tra i contribuenti potrebbero beneficiare di una riduzione significativa dell'importo rottamabile, ben oltre quanto immaginato.
Il nodo della questione risiede nella previsione di un piano di dilazione che consentirebbe il pagamento in ben 54 rate bimestrali, e soprattutto, nella clausola che non prevede la decadenza dal beneficio della sanatoria in caso di mancato versamento fino a due rate, anche non consecutive. Una flessibilità introdotta per evitare che piccoli disguidi burocratici o momentanei problemi di liquidità facciano perdere l'opportunità di sanare la propria posizione.
Il caso dei 3.000 euro di "sconto fantasma" sul totale di 9.000 rottamabili
Ma cosa succederebbe se un contribuente decidesse, ad esempio, di optare per un piano di pagamento in sole tre rate bimestrali? La norma attuale sembrerebbe consentirgli di omettere il versamento della terza rata, pur mantenendo pienamente valida la sanatoria.
Facciamo un esempio concreto: si ipotizzi un importo rottamabile complessivo di 9.000 euro. Se il contribuente optasse per il pagamento in tre rate bimestrali, ciascuna rata ammonterebbe a 3.000 euro. Secondo l'interpretazione letterale della norma che consente di saltare fino a due rate senza perdere il beneficio, il contribuente potrebbe scegliere di versare solo le prime due rate (6.000 euro), "dimenticando" di pagare la terza.
Il risultato? Avrebbe saldato la propria posizione con il Fisco pagando solo 6.000 euro su 9.000, ottenendo di fatto uno sconto implicito di ulteriori 3.000 euro, ovvero un terzo dell'importo dovuto. Un risparmio significativo che, pur non essendo un "sconto diretto" previsto dalla norma, si realizzerebbe grazie alla sua formulazione attuale.
Un "trucchetto" evitabile
Questa potenziale scappatoia, pur richiedendo una certa pianificazione da parte del contribuente, è facilmente individuabile anche da chi non ha profonde conoscenze economiche o fiscali. L'idea che si possa "cancellare" un terzo o anche una frazione maggiore dell'importo rottamabile semplicemente non pagando le ultime rate, senza incorrere in sanzioni o perdere il beneficio, stride con l'obiettivo di equità e recupero delle somme dovute dal Fisco.
Per evitare che questo "trucchetto" possa essere messo in atto, basterebbe un semplice emendamento o una specificazione più puntuale all'interno della normativa. Si potrebbe, ad esempio, introdurre un meccanismo di riproporzionamento dell'importo dovuto in base alle rate effettivamente versate, o limitare la non decadenza a un numero di rate consecutive rispetto al piano di dilazione scelto, oppure specificare che la tolleranza sulle due rate è valida solo per piani di dilazione di una certa durata minima.
Il monito è chiaro: in fase di stesura definitiva della norma, sarà fondamentale prestare massima attenzione a queste clausole "di salvaguardia" che, se non calibrate correttamente, potrebbero trasformarsi in vie di fuga per i contribuenti più attenti, distorcendo l'intento originario della rottamazione e creando un precedente discutibile per future misure fiscali.
Il Fisco ha l'occasione di perfezionare il testo prima che diventi legge, garantendo trasparenza ed equità per tutti, che a oggi con l’esclusione delle cartelle da accertamento ha reso molti contribuenti simili agli esodati sorti durante l’era del governo Monti con la legge Fornero.