Shutdown Usa, l’America si blocca. L’analista: "Il vero rischio? Un crollo di fiducia nel dollaro"

Shutdown negli USA, tra Pil, dollaro e mercati: l'intervista a Saverio Berlinzani (ActivTrades) sulle conseguenze dello stallo politico

di Rosa Nasti
Economia

L’America si ferma: shutdown senza precedenti. L’analista: "Il dollaro può perdere credibilità"

Il conto alla rovescia è finito. Dalla mezzanotte (le 6 in Italia) gli Stati Uniti sono ufficialmente in shutdown: il governo federale ha spento i motori, lasciando in funzione solo i servizi essenziali. Una procedura automatica, che scatta ogni volta che il Congresso non approva la legge di bilancio entro il 1° ottobre, inizio dell’anno fiscale. Non è certo una novità: è già successo 20 volte dal 1975. Ma cosa significa davvero uno stop del genere? E quali ricadute può avere su mercati, Wall Street, dollaro e oro? Ne abbiamo parlato con Saverio Berlinzani, analista di ActivTrades.

Negli Stati Uniti è scattato lo shutdown. Ma che cos’è esattamente e quanto è davvero pericoloso?

Lo shutdown negli Stati Uniti si verifica quando il Congresso non approva in tempo le leggi di spesa necessarie a finanziare le attività del governo federale. In pratica, molti uffici e agenzie pubbliche devono sospendere le proprie funzioni, i dipendenti federali non essenziali vengono messi in congedo non retribuito, mentre quelli considerati essenziali (sicurezza, esercito, aeroporti, sanità d’emergenza, ecc.) continuano a lavorare, ma spesso senza stipendio fino alla fine del blocco.

Dopo quante settimane di paralisi si cominciano a sentire i primi veri colpi sul Pil?

Concretamente significa che molti servizi vengono sospesi, con disagi evidenti nel medio termine, e impatto sui lavoratori del settore pubblico, che rimangono senza stipendio con conseguenze ovvie sui consumi e sulla spesa delle famiglie. Sui mercati, incertezza politica e aumento della volatilità. Se lo shutdown durasse più di un mese, si comincerebbero già a sentire degli effetti.

In questi giorni si vedono un dollaro più debole e una corsa all’oro: segnali di fuga dalla valuta di riserva globale. Se lo stallo dovesse prolungarsi, c’è davvero il rischio che il dollaro perda parte della sua centralità internazionale?

Il dollaro non rischia di perdere lo status di valuta di riferimento, ma uno stallo politico prolungato può avviare processi seri di perdita di fiducia. Sull’equity, i settori più a rischio sono quelli legati ai consumi, le banche regionali, small caps, mentre i più difensivi sono i settori health care e qualche megacap solida oltre all’oro.

Quanto è concreto il pericolo di un effetto domino, con ricadute su occupazione e fiducia dei mercati?

Uno shutdown prolungato (6–8 settimane) aumenta nettamente il rischio di effetto domino: perdita di fiducia, peggioramento occupazionale e pressione politica sulla Fed per tagliare.

In uno scenario simile la Fed si troverebbe davvero con le spalle al muro? Sarebbe costretta a intervenire sui tassi?

Uno shutdown di poche settimane ha costi reali limitati e non obbliga automaticamente la Fed a tagliare. La Fed potrebbe intervenire a compensare lo shock, ma lo farà solo se i dati confermano un deterioramento sostenuto e se l’inflazione lo consente.

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