Tesla, altro che mille miliardi a Musk: un fondo sovrano norvegese si mette (di nuovo) di traverso
Musk potrebbe lasciare l'azienda se l'accordo venisse respinto
Tesla, schiaffo norvegese a Musk: il fondo sovrano dice no al mega bonus
Il più grande fondo sovrano del mondo si mette, di nuovo, di traverso a Elon Musk. Il colosso norvegese Norges Bank Investment Management (NBIM), azionista di riferimento di Tesla con oltre l'1% del capitale, ha annunciato che votera' contro il nuovo piano di compensi da 1.000 miliardi di dollari proposto per il Ceo al prossimo meeting degli azionisti di giovedi' ad Austin, in Texas.
Il fondo, che gestisce oltre 2.100 miliardi di dollari di asset pubblici, ha motivato la decisione con una dichiarazione dal peso specifico notevole: "Apprezziamo il valore creato dal ruolo visionario di Musk, ma siamo preoccupati per la dimensione complessiva del premio, la diluizione e la mancanza di strumenti di mitigazione del rischio legato a una singola persona".
In altre parole, preoccupa la concentrazione di troppo potere nelle mani di un solo uomo, l'eccessiva esposizione finanziaria e una governance aziendale giudicata troppo debole. Il piano, che potrebbe garantire a Musk fino al 12% aggiuntivo delle azioni Tesla se il gruppo raggiungesse una capitalizzazione di 8,5 trilioni di dollari entro il 2035 (oggi vale circa 1 trilione), arriva in un momento cruciale per la casa automobilistica texana, tra tagli in vari settori, rallentamento delle vendite e concorrenza cinese sempre piu' aggressiva.
Non e' la prima volta che Oslo prova a mettere i bastoni tra le ruote a Musk: gia' nel 2024 aveva votato contro il precedente bonus da 56 miliardi di dollari, poi annullato da un tribunale del Delaware. La nuova presa di posizione, quindi, non sorprende dato che la proposta attuale e' ancora piu' imponente, piu' ambiziosa e decisamente piu' divisiva.
Il messaggio del fondo norvegese, pur ribadendo l'intenzione di "mantenere un dialogo costruttivo con Tesla su questo e altri temi", va ben oltre il caso specifico. Sembra un monito sulla governance e sulla personalizzazione del potere nelle big tech, dove i confini tra leadership visionaria e culto della personalita' diventano sempre piu' labili. Anche, e forse soprattutto, per via di Musk e delle sue scelte.
Nel frattempo, il consiglio di amministrazione di Tesla sta spingendo gli azionisti ad approvare il piano, e la presidente Robyn Denholm ha avvertito lunedi' che Musk potrebbe lasciare l'azienda se l'accordo venisse respinto. Una pressione che rende il voto di giovedi' ancora piu' delicato. Il mese scorso, Elon Musk aveva lasciato intendere un possibile passo indietro dalla guida di Tesla.
Su X, il social network acquistato nel 2022, aveva scritto: "Tesla vale piu' di tutte le altre case automobilistiche messe insieme. Quale di questi CEO vorreste che la guidasse? Non saro' io". Un messaggio che ha alimentato le preoccupazioni degli investitori in un momento di flessione delle vendite. Nella prima meta' dell'anno, le consegne globali di veicoli sono diminuite del 13%, complice anche il ritardo nella produzione della nuova Model Y dopo il restyling.
Nel terzo trimestre, Tesla ha registrato un rimbalzo del 7% grazie alla corsa di molti consumatori statunitensi ad acquistare auto elettriche prima della scadenza, a settembre, dell'incentivo federale da 7.500 dollari. Ma con la fine di questa misura, la societa' ora si trova davanti al rischio di un rallentamento del mercato interno. Anche in Europa la situazione resta complessa: a ottobre le immatricolazioni sono calate in Paesi importanti come Svezia, Norvegia, Danimarca e Paesi Bassi. E anche in Cina la situazione non e' certamente florida.
In questo contesto, Musk, gia' l'uomo piu' ricco del pianeta, difende la sua richiesta spiegando come rappresenti una ricompensa proporzionata ai risultati ottenuti. E una bocciatura da parte degli azionisti costringerebbe certamente Tesla a rivedere radicalmente la struttura dei compensi del suo Ceo, aprendo un nuovo fronte con gli investitori e alimentando le voci su un suo possibile disimpegno dalla guida del gruppo per concentrarsi su X (ex Twitter), Neuralink, SpaceX e xAI. Un'ipotesi non confermata, ma che il "no" del fondo norvegese ha appena reso meno improbabile.