TikTok, la divisione americana nelle mani delle big tech Usa: Oracle in pole. Ecco com'è nato il colosso di Larry Ellison

TikTok evita il ban negli USA grazie a un accordo con la Cina: Oracle in pole nel ruolo di custode dei dati americani e vola a Wall Street

di Elisa Mancini
Economia

TikTok, l’America stringe con la Cina: Oracle in prima fila per blindare i dati

TikTok non verrà spento il 17 settembre, la data limite fissata dalla legge americana che imponeva la cessione delle attività statunitensi per motivi di sicurezza nazionale. Dopo settimane di negoziati, Donald Trump ha annunciato su Truth l’intesa con Pechino, confermata dalla delegazione cinese durante gli incontri a Madrid.

Ma non finisce qui. Secondo le indiscrezioni raccolte dal Wall Street Journal, Oracle sarebbe il perno del nuovo accordo: l’azienda californiana, che già oggi ospita i dati americani della piattaforma con il progetto Project Texas, assumerebbe un ruolo ancora più ampio, diventando così il garante istituzionale della separazione tra ByteDance e Washington.

L’annuncio ufficiale dovrebbe arrivare il 19 settembre, con la conferma in diretta telefonica tra Trump e Xi Jinping. Scott Bessent, segretario al Tesoro, ha parlato di un "compromesso strategico": la divisione statunitense di TikTok passerà sotto il controllo americano, mentre resta aperto il nodo più spinoso, quello dell’algoritmo di raccomandazione. Pechino lo considera un asset nazionale, troppo prezioso per finire in mani straniere.

Non è la prima volta che l’app cinese finisce sull’orlo del ban. Già nel 2020, Trump aveva provato a imporre la vendita della filiale Usa: Microsoft, Walmart e la stessa Oracle avevano discusso di una nuova società, "TikTok Global". Tutto naufragò. Poi con Biden la linea dura è tornata, trasformata in legge federale nel 2024 e confermata dalla Corte Suprema: entro il 17 settembre 2025 ByteDance avrebbe dovuto vendere, pena lo stop dell’app in America.

Trump, tornato alla Casa Bianca, ha però concesso proroghe su proroghe, fino a questa settimana, quando la trattativa si è finalmente sbloccata. E intanto Wall Street ha applaudito: le azioni Oracle, in scia alle voci relative a un accordo, hanno guadagnato il 5% in una sola giornata, dopo che già il 10 settembre avevano segnato un rialzo record del 40%.

Il coinvolgimento di Oracle non sorprende. Dal 2022 l’azienda fondata da Larry Ellison ospita nei suoi data center i dati americani di TikTok. Se l’accordo venisse confermato, Oracle passerebbe da semplice fornitore a custode ufficiale, con il compito di impedire che le informazioni degli utenti statunitensi finiscano sotto il controllo di Pechino.

Il mercato legge in questa mossa un doppio segnale: Oracle non solo consolida la propria posizione nel cloud, settore dominato da Amazon e Microsoft, ma conquista anche un ruolo politico in un dossier geopolitico di primo livello. Un precedente che potrebbe aprire la strada a nuove regole per altre piattaforme considerate "a rischio" negli Stati Uniti.

Non solo Oracle. Come ha sottolineato Trump, anche "un gruppo di grandi aziende vuole comprarla"e infatti parallelamente, nella corsa a TikTok si muovono altri giganti. Jeff Bezos, per esempio, ha fatto trapelare l’interesse di Amazon, che vede nella piattaforma un’occasione unica per spingere la pubblicità e inserirsi in un mercato giovanile e fidelizzato. Tra i candidati si parlava anche di fondi come Blackstone e di big del venture capital come Andreessen Horowitz. Ma con l’accordo in dirittura d’arrivo, Oracle sembra la vera favorita.

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Oracle e Larry Ellison: il ritratto

Per capire perché Oracle sia oggi al centro della scena, bisogna tornare alle origini. Nel 1977 Larry Ellison, insieme a Bob Miner e Ed Oates, fondò con 1.200 dollari la Software Development Laboratories, ribattezzata nel 1982 Oracle Systems Corporation. L’idea nacque da un database commissionato alla CIA, chiamato proprio "Oracle".

La crescita non fu priva di scosse: nel 1990 l’azienda licenziò il 10% della forza lavoro per un clamoroso errore commerciale, con vendite gonfiate artificialmente. Ma Ellison seppe rialzarsi e trasformare Oracle in un colosso del software, fino al debutto in Borsa nel 1986. Negli anni, l’azienda ha saputo cavalcare due onde decisive: il cloud computing e l’intelligenza artificiale. I suoi data center sono oggi usati da big come NVIDIA e OpenAI.

Dopo aver lasciato la carica di CEO nel 2014, Ellison è rimasto presidente esecutivo e chief technology officer. Oltretutto Ellison, che possiede ancora circa il 40% di Oracle, è diventato uno degli uomini più ricchi del pianeta lo scorso 10 settembre 2025, con l’impennata del 40% del titolo, il suo patrimonio personale è cresciuto di oltre 100 miliardi di dollari in un solo giorno, superando persino Elon Musk. 

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