Trade Republic, dopo Arnault arriva anche Elkann: "Non conta quanto capitale, ma chi entra. Con Exor costruiamo lo sviluppo europeo"
Profittevole da tre anni, la fintech tedesca rafforza l’azionariato con soci strategici per sostenere la crescita in Italia e in Europa. L'intervista a Luca Carabetta, Country Manager Italia di Trade Republic
Luca Carabetta, Country Manager Italia Trade Republic
Da Arnault a Elkann, i grandi nomi scommettono su Trade Republic: "Il futuro è il risparmio privato"
Trade Republic, fintech tedesca nata nel 2019 e oggi tra i principali operatori europei nel trading retail e nel risparmio digitale, rafforza il proprio azionariato con un round secondario da 1,2 miliardi di euro che porta la valutazione a 12,5 miliardi; ma la novità è l’ingresso di nuovi soci di peso come Lingotto Innovation, la società di investimento di Exor, della famiglia Agnelli-Elkann.
Un’operazione che, però, fortifica una compagine già solida, con Aglaé, il family office della famiglia Arnault ma anche Fidelity, Wellington e GIC, oltre a investitori storici come Founders Fund, Sequoia e Accel, che aumentano la loro quota. Non si tratta quindi di nuova raccolta, Trade Republic è profittevole da tre anni, ma di obiettivi: diventare un pezzo chiave del futuro sistema di risparmio privato. Di numeri, strategia e prospettive Affaritaliani ne ha parlato con Luca Carabetta, Country Manager di Trade Republic.
Trade Republic ha annunciato un round secondario da 1,2 miliardi di euro a una valutazione di 12,5 miliardi, pur essendo già profittevole. Che messaggio manda questa operazione al mercato europeo e, in particolare, a quello italiano?
Con questa operazione Trade Republic diventa la seconda startup europea dopo poco più di cinque anni di attività sul mercato. Ciò riflette una crescita di carattere esponenziale. Si pensi che solo nel 2025 si è passati da 8 milioni di clienti in gennaio a oltre 10 milioni di clienti in settembre, dopo quindi appena nove mesi. La recente operazione di investimento riflette l’attenzione di nuovi investitori verso un trend fondamentale per il futuro dell’Europa: il gap pensionistico.
Stiamo assistendo a una crisi demografica nel continente europeo, crisi che non farà che peggiorare nei prossimi decenni. In Italia oggi vi sono tre pensionati per ogni cinque lavoratori, nel 2050 si stima un pensionato a carico di ogni lavoratore. Insostenibile. La crisi dei sistemi previdenziali è il motivo principale per cui le nuove generazioni si stanno attivando dal punto di vista finanziario, in maniera indipendente. I giovani oggi studiano, si confrontano e operano sui mercati finanziari, prevalentemente in un’ottica di lungo periodo sfruttando piani di accumulo.
In che modo una struttura azionaria più solida incide concretamente sulla capacità di Trade Republic di crescere in Italia nel medio-lungo periodo? Perché era importante, in questa fase, scegliere chi entra nel capitale più che quanto capitale raccogliere?
Prima del 2025 Trade Republic aveva già raccolto oltre un miliardo di euro. Questo capitale è stato necessario per sviluppare l’infrastruttura tecnologica e impostare la strategia di scale-up nei mercati europei. Negli ultimi tre anni l’azienda ha registrato profitti e non vi è oggi necessità di nuovo capitale per crescere. Nuovi investitori hanno quindi deciso di entrare acquisendo partecipazioni esistenti. La nuova compagine risulta rafforzata da un punto di vista manageriale. L’ingresso di Lingotto e Aglaé segna una maggiore attenzione verso lo sviluppo nei mercati europei.
L’ingresso di Lingotto Innovation, legato alla famiglia Agnelli, è uno degli elementi più rilevanti dell’operazione. Che tipo di valore strategico porta questo azionista e che cosa rappresenta per un’azienda fintech europea avere al proprio fianco un investitore industriale di questo tipo?
Sviluppare servizi finanziari su scala europea è tremendamente complesso. I singoli paesi hanno differenze culturali enormi. Tendenzialmente nei Nordici si registra una maggiore attitudine all’investimento, muovendoci verso il Mediterraneo, gli Europei sono più esposti sul risparmio. Per questa ragione per Trade Republic è fondamentale costruire relazioni con operatori storici, che conoscano molto bene sia il contesto macro che le singole realtà regionali. È grazie a queste alleanze che si potranno sviluppare nuovi prodotti e declinare al meglio la strategia globale nei singoli paesi.
In un Paese come l’Italia, dove il tema della sostenibilità del sistema pensionistico è sempre più centrale, che ruolo può giocare una piattaforma come la vostra nella pianificazione di lungo periodo dei risparmiatori italiani?
Che la crisi demografica porterà a una crisi dei sistemi previdenziali è cosa certa. I giovani di oggi sanno che non potranno aspettarsi le stesse condizioni dei propri genitori, con una stima di assegni pensionistici inferiori di almeno il 20% al 2050. Lo stesso Governo Tedesco ha messo in atto una riforma pensionistica incentivando la possibilità di strutturare pilastri previdenziali privati, sfruttando le opportunità del mercato azionario.
La crescita della borsa a livello mondiale negli ultimi decenni, sul lungo periodo, è stata del 7-8% annuo, un rendimento ben più alto di quelli di elaborati e complessi prodotti finanziari. I giovani stanno puntando su questo e lo fanno tendenzialmente attraverso piani di accumulo di lungo periodo su ETF, gli strumenti più economici sul mercato. Sfruttando l’interesse composto, nel corso di trent’anni ci si può costruire un’alternativa.
Il 70% dei vostri clienti investe per la prima volta. Come si evita che la spinta verso l’investimento, anche in ottica pensionistica, si trasformi in aspettative irrealistiche o in scelte poco consapevoli?
Vediamo una crescente consapevolezza delle nuove generazioni rispetto a questi temi. Oggi i giovani si informano mediamente in maniera indipendente, sfruttando communities e creator digitali. In primis diversificano rispetto al loro profilo di rischio, sia rispetto ai titoli finanziari che rispetto all’orizzonte temporale delle operazioni. I dati ci mostrano dunque una maggiore competenza degli under-40 rispetto alla generazione precedente.
Le barriere culturali sono ancora notevoli e i miti da sfatare sono molti. Siamo l’unico paese in cui per parlare di investimenti si usa il termine ‘giocare in borsa’ che associa questo argomento più al gioco d’azzardo che al risparmio e siamo il paese in cui molti credono che lasciare i soldi fermi sul conto sia la scelta più saggia, nonostante l’inflazione degli ultimi anni dovrebbe avere già mostrato cosa può succedere al nostro potere di acquisto.
Tra cinque-dieci anni, vi vedete più come una banca tradizionale o come un pilastro del nuovo sistema pensionistico privato europeo?
Trade Republic continuerà nel suo percorso di piattaforma di risparmio. La crisi demografica non farà che accelerare e serve un operatore europeo solido che possa fornire risposte concrete ai risparmiatori. Sicuramente introdurremo nuovi prodotti e servizi, andando a integrare elementi che già oggi si possono trovare nel sistema bancario più tradizionale, mantenendo la classica struttura agile di una startup che può cambiare molto velocemente se le condizioni di mercato lo impongono. E questo, assieme alla struttura di costi estremamente efficiente, è il nostro grande vantaggio competitivo: possiamo innovare, molto rapidamente, con servizi di qualità, su scala europea.