Trump raffredda la crisi in Medio Oriente: giù i prezzi di petrolio e gas. Ecco perché la tregua fa bene anche al portafoglio
La tregua tra Iran e Israele e l’apertura di Trump sul petrolio iraniano spingono al ribasso i prezzi di gas e greggio. I mercati tornano a respirare
Gas e petrolio in calo dopo le rassicurazioni di Trump: meno paura per le forniture
Il prezzo del petrolio continua a scendere sulla tregua dichiarata da Trump tra Iran e Israele e dopo che il presidente degli Stati Uniti ha affermato che la Cina puo' continuare ad acquistare petrolio dall'Iran, rassicurando i mercati sulle forniture di greggio dal Medio Oriente. Dopo aver perso fino al 5%, il Brent e il WTI cedono il 4,73% passando di mano rispettivamente a 68,10 dollari e a 65,27 dollari al barile. I prezzi dell'oro nero erano gia' calati nelle ultime ore dopo che le ritorsioni dell'Iran sono state piu' simboliche che reali e non hanno causato molti danni. Di conseguenza, si sono attenuati i timori per la chiusura dello stretto di Hormuz
''Lo Stretto di Hormuz è un'arteria strategica del sistema energetico globale. Ogni giorno vi transitano circa 17-18 milioni di barili di petrolio greggio, pari al 20% della domanda mondiale, e oltre un quarto (più del 25%) delle esportazioni mondiali di Gas naturale liquefatto, provenienti soprattutto dal Qatar. Il corridoio marittimo, largo appena 33 chilometri tra Iran e Oman, è essenziale per i flussi energetici diretti verso Asia, Europa e Stati Uniti''. È quanto segnala il Centro studi di Unimpresa, secondo cui ogni tensione nella regione - come il recente scontro tra Israele e Iran - alimenta volatilità sui mercati.
''La tregua annunciata stamattina da Donald Trump ha calmato i mercati energetici, con il Gas in calo del 10% ad Amsterdam. Il rischio di blocco dello Stretto, pur remoto in questa fase, ma non del tutto scongiurato, rappresenta una minaccia per la sicurezza degli approvvigionamenti globali. Hormuz resta così un punto nevralgico in cui si intrecciano diplomazia, geopolitica e stabilità economica. ''La tregua tra Israele e Iran, annunciata dal presidente Donald Trump, è una boccata d'ossigeno non solo per la diplomazia internazionale, ma per l'intero sistema economico globale. Il forte calo del prezzo del Gas è la cartina tornasole di un equilibrio che, quando si rompe, ha conseguenze ben oltre i confini del Medio Oriente. Lo Stretto di Hormuz non è solo una rotta commerciale: è un simbolo della fragilità di un ordine energetico ancora troppo dipendente da poche aree instabili del pianeta. La sua sicurezza, oggi garantita più dalla deterrenza militare che da una reale stabilità politica, rappresenta un nodo strategico per l'Occidente, e in particolare per l'Europa, che continua a inseguire la diversificazione energetica con colpevole lentezza.
Se c'è una lezione da trarre da questa tregua è che la sicurezza energetica non può essere separata da una visione di lungo periodo fatta di investimenti in autonomia strategica, accordi multilaterali e infrastrutture resilienti. In caso contrario, continueremo a pagare il prezzo della pace alla pompa di benzina e in bolletta'', commenta il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora. Secondo il Centro studi di Unimpresa, lo Stretto di Hormuz rappresenta, oggi più che mai, uno dei fulcri imprescindibili per la sicurezza energetica globale.
Situato tra l'Iran e l'Oman, collega il Golfo Persico al Golfo di Oman e, da lì, all'Oceano Indiano. Sebbene geograficamente angusto — nel punto più stretto misura appena 33 chilometri — la sua rilevanza geopolitica e commerciale è smisurata: ogni giorno vi transitano miliardi di dollari in idrocarburi, rendendolo lo snodo marittimo più delicato del pianeta per il trasporto di Gas naturale liquefatto (Gnl) e petrolio greggio. Attraverso lo Stretto di Hormuz transita circa il 20% della domanda mondiale di petrolio: parliamo di 17-18 milioni di barili al giorno, in buona parte destinati alle economie asiatiche — Cina, India, Giappone e Corea del Sud in primis — ma anche all'Europa e, in misura minore, agli Stati Uniti.