UniCredit, attesi 838 mln di utili. Rumor: Orcel fa ordine nella bancassurance

Gli analisti stimano nel terzo trimestre risultati in calo rispetto al miliardo di utili del periodo da aprile a giugno

Economia
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Un utile netto da 838 milioni, dopo il miliardo del secondo trimestre, con ricavi totali a 4,25 miliardi, di cui 2,2 da margine di interesse e 1,6 da commissioni. Mentre è al lavoro sul piano industriale e il suo team sta definendo gli ultimi dettagli dell'operazione Mps, Andrea Orcel si prepara a firmare la seconda trimestrale di UniCredit da quando ha preso il timone della banca, ad aprile di quest'anno. Numeri su cui il banchiere alzerà il velo il 27 ottobre (anticipando la diffusione rispetto alla data del 10 novembre, fissata originariamente in calendario), aprendo la banking season.


 

Le stime per il terzo trimestre  riportate nel consensus che sintetizza le previsioni di 23 broker, pubblicato sul sito internet del gruppo di Piazza Gae Aulenti, vedono dunque un risultato in crescita rispetto ai 680 milioni di euro dello stesso periodo ma bisogna ricordare che il 2020 è stato l'anno funestato dalla pandemia, caratterizzato dal congelamento dell'attività economica e dalle limitazioni agli spostamenti delle persone e il terzo trimestre di quest'anno grazie alla campagna di vaccinazione e al traino dell'export ha visto l'economia italiana correre con un tasso di crescita che a fine anno toccherà, secondo le stime del governo Draghi, il 6% (+5,8% le previsioni del Fmi). 

Rispetto al secondo trimestre di quest'anno i profitti di UniCredit registreranno, sempre secondo gli analisti, una frenata. Sul fronte della qualità degli asset, i broker si attendono 523 milioni di svalutazioni su prestiti. Quanto all'intero 2021, gli analisti prevedono un utile netto di 2,85 miliardi, in deciso miglioramente rispetto alla perdita da 2,78 miliardi di euro con cui si è congedato Jean Pierre Mustier da Piazza Gae Aulenti. 


 

Nel dettaglio, sono attesi proventi per 17,5 miliardi, interessi netti da 8,8 miliardi e commissioni per 6,6 miliardi. Intanto, per quanto riguarda il piano industriale, le nuove strategie di Orcel dovrebbero concentrarsi (vista la difficoltà per le banche europee a puntare su target aggressivi sul fronte del margine di interesse) su un'ulteriore razionalizzazione delle strutture interne e su una crescita dei ricavi commissionali attraverso i canali del risparmio gestito e della bancassurance.

Lo scrive MF, che ricorda come UniCredit sarà probabilmente il primo gruppo italiano ad alzare il velo sulle strategie post-Covid. L'approvazione del nuovo piano triennale è infatti attesa nel mese di novembre, poco dopo la presentazione dei conti trimestrali e soprattutto la decisione sul dossier Montepaschi. Proprio il futuro dei business ad alto contenuto commissionale sarà uno dei temi al centro della strategia. A differenza di Intesa Sanpaolo che ha in casa le fabbriche prodotto (dalle assicurazioni al risparmio gestito), UniCredit deve oggi appoggiarsi su una intricata rete di accordi commerciali che si è stratificata nel tempo.

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L'obiettivo di Orcel oggi sarebbe quello di razionalizzare ed efficientare questo approccio procedendo in due direzioni: da un lato, soprattutto sul fronte della bancassurance (presidiato con cinque joint venture e tre alleati diversi, Allianz, Cnp e Unipol, solo per il mercato italiano) riducendo il numero di alleati e dall'altro integrando maggiormente i fornitori esterni per offrire alla clientela un servizio più immediato e semplice. Al contempo UniCredit cercherà di colmare il gap di produttivita' che nelle precedenti gestioni si è creato nelle reti di distribuzione, spingendo sulla capacità di raccolta.

Va da se' che questi impegnativi cambi di rotta potrebbero passare attraverso una rivisitazione degli attuali accordi commerciali, da quelli con i partner assicurativi a quello con Amundi nel wealth management senza considerare il possibile coinvolgimento degli attuali fornitori del Mps (da Axa ad Anima).

Se insomma cambiamenti importanti sono all'orizzonte, l'internalizzazione di questi business sembra per il momento esclusa, cosi' come il riacquisto di ex fabbriche come Pioneer, ceduta nel 2016 ai francesi. Semmai la banca potrebbe prendere in esame acquisizioni mirate che le consentano di irrobustire la propria presenza nelle assicurazioni o nel wealth management.