UniCredit, via tre top manager e ceduti gli asset: Orcel fa le valigie e prepara l’uscita dalla Russia

Sul fronte dei possibili acquirenti spuntano tre società degli Emirati Arabi

di Elisa Mancini

Andrea Orcel

Economia

UniCredit verso l’addio alla Russia: lasciano i dirigenti, spariscono gli asset. Così Orcel si prepara all'uscita

UniCredit sta finalmente tirando i remi in barca dalla Russia dopo anni di dubbi su un mercato che ormai è una mina vagante per l'istituto di Orcel. Secondo Kommersant, la banca italiana, e anche una delle ultime occidentali ancora operative nel Paese, avrebbe iniziato la sua ritirata con due mosse ben mirate: via tre pezzi grossi del management e vendita quasi totale del portafoglio leasing locale.

Nello specifico, a lasciare sono Kirill Zhukov-Emelyanov, da vent’anni in casa UniCredit e capo della filiale russa negli ultimi cinque, e con lui il responsabile corporate & investment banking Vadim Aparakhov e alla COO Olga Petrova. Tutti e tre via allo stesso tempo, difficile quindi pensare che sia soltanto una coincidenza. E come se non bastasse è stato anche ceduto a PR-Leasing un pacchetto di contratti da 3 miliardi di rubli, praticamente l’intero portafoglio a lungo termine di UniCredit Leasing, una mossa che, messa insieme alla fuga di massa dei manager, somiglia molto a un "ultimo giro di chiavi prima di chiudere la porta".

Gli analisti russi ormai danno per scontata l’uscita totale dalla Russia, e non è certo un fulmine a ciel sereno, considerando le costanti pressioni dei regolatori europei che da tempo spingono UniCredit a ridimensionarsi fino a livelli simili a quelli di Intesa, l’altra banca italiana ancora in Russia, che oggi vale 141,8 miliardi di rubli in asset (-17,7%) mentre UniCredit ne ha ancora 731,4, restando la ventesima banca del Paese per dimensioni.

Il vero nodo però è un altro, ed è politico. Andrea Orcel lo ripete da due anni: uscire dalla Russia è un percorso a ostacoli, tra 15 mila sanzioni da aggirare e la costante minaccia che Mosca possa cogliere qualsiasi errore per nazionalizzare la filiale, un rischio che costerebbe al gruppo oltre 3,8 miliardi di euro di capitale.

Intanto sul fronte dei possibili acquirenti spuntano tre società degli Emirati Arabi (Asas Capital, Mada Capital e Inweasta) che pare abbiano manifestato interesse al Tesoro italiano; Kommersant insinua che dietro questi nomi potrebbe esserci Alfa Group, gigante russo che però al momento nega qualunque coinvolgimento. Insomma per ora l'unica cosa certa è UniCredit piano piano, e in silenzio, si sta sfilando e questa volta sembra davvero essere la volta buona.

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