Volano i profitti delle aziende petrolifere

Per Eni gli utili netti sono decuplicati rispetto al primo trimestre del 2021

Economia
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Le imprese petrolifere aumentano gli utili

Da +42 a +1.000%: è l’incremento degli utili netti per alcuni dei colossi del mondo petrolifero. È quanto riporta Il Fatto Quotidiano, che ha stilato un elenco delle principali aziende che hanno “beneficiato – si fa per dire, ovviamente – della guerra tra Ucraina e Russia e, prima ancora, dell’incremento esponenziale dei prezzi delle materie prime, gas e petrolio in testa. L’Eni – si legge nell’articolo – ha aumentato addirittura di dieci volte l’utile netto, Chevron li ha più che quadruplicati e Total li ha triplicati. E non ci sono soltanto gli utili a rendere decisamente favorevole il momento per gli azionisti delle compagnie petrolifere. Complice un prezzo del barile del petrolio cresciuto del 110%, ad aumentare è anche la procedura del buyback.

Che cos’è il buyback

Si tratta del riacquisto di azioni proprie da parte dell’azienda che, in questo modo, riduce il numero di titoli in circolazione e aumenta i rendimenti per quelli restanti. Ebbene, Shell ha un piano da 8,5 miliardi di riacquisto nel 2022, di cui 4 miliardi già completati. Secondo Il Fatto Quotidiano, ExxonMobil e Chevron quest’anno inonderanno gli investitori con un payout (cioè una remunerazione delle azioni) totale pari a 50,3 miliardi. Da notare, infine, che non tutti ridono per l’aumento dei prezzi del petrolio. Il rialzo del greggio, infatti, ha causato centinaia di milioni di dollari di perdite per chi opera nel mondo dello shale oil. Si tratta di un petrolio che, trovandosi in profondità, deve essere estratto attraverso un processo di “frattura” (fracking) delle pietre che rende il procedimento molto costoso. Per questo le aziende si tutelano contro i ribassi del greggio con delle “assicurazioni” che però, superata una certa soglia di quotazione del greggio, diventano troppo onerose. Secondo Bloomberg, quindi, gli operatori dello shale oil dovranno affrontare perdite potenziali per 42 miliardi sui contratti di copertura