Webuild, chi è Pietro Salini: l’uomo che ha preso un’impresa di famiglia e l’ha trasformata in un colosso mondiale
Entrato nell'impresa di costruzioni fondata dal nonno, è stato l'artefice principale dell'acquisizione di Impregilo. Il ritratto
Webuild: chi è Pietro Salini, il regista silenzioso dietro i successi del colosso delle costruzioni
Webuild ha aperto il 2025 con una forza che, numeri alla mano, la colloca ai vertici europei del contracting infrastrutturale. I nuovi ordini da gennaio valgono 9,3 miliardi di euro; il totale del triennio 2023-2025 arriva a 45 miliardi, quasi dieci sopra il target del piano industriale.
La pipeline commerciale a breve supera i 77 miliardi, e nel terzo trimestre, mentre buona parte del settore rallenta o ricalibra, le gare presentate da Webuild in attesa di aggiudicazione salgono a 18,5 miliardi, contro gli 11 miliardi registrati a luglio.
Sono cifre che spiegano bene il ruolo di Pietro Salini. Questa sua capacità di "aspirare" progetti, capitali e forza lavoro non è casuale, ma è l’impronta di un uomo che ha costruito potere con la stessa sistematicità con cui si scava una galleria: metro dopo metro, senza deviazioni, senza protagonismo.
Sì perchè Pietro Salini non è un volto televisivo epppure è l'uomo dietro un gruppo da oltre 3 miliardi di capitalizzazione, che guida dal 2012, oltre che uno dei manager più pagati d’Italia con uno stipendio da 4,86 milioni di euro (dopo essere sceso dai 6,38 milioni di euro lordi nel 2022).
Salini, nato a Roma nel 1958, laureato in Economia alla Sapienza, è erede di una storia che comincia nel 1936, quando il primo Pietro Salini avvia a Roma un’impresa di costruzioni che ottiene subito l’appalto per l’ampliamento dello Stadio dei Cipressi. Poi arriva Simonpietro, il figlio maggiore, padre dell’attuale Ceo: sarà lui ad avviare la scalata che negli anni farà dei Salini un nome riconosciuto dell’imprenditoria italiana.
Una famiglia numerosa, dieci figli, segnata anche da episodi tragici come la morte del fratello Claudio in un incidente stradale, vicenda attorno alla quale circolarono anche diverse speculazioni (infondate). Pietro, terza generazione, nel 1985 entra nella società di famiglia: nel 1994 ne diventa Ceo, dando subito il via alla stagione delle acquisizioni. La prima nel 2009, quando compra Todini Costruzioni Generali, operazione che porta Salini Costruttori al terzo posto in Italia.
La seconda è una di quelle che segna la storia industriale del Paese: l’ingresso in Impregilo, società passata nel tempo sotto l’influenza di IFI-Fiat, poi del patto Gavio-Benetton-Ligresti. Nel 2012 Salini ne ottiene la guida dopo una complessa partita assembleare, e con il sostegno decisivo dei piccoli azionisti. Nel 2013 l’OPA che porta il suo gruppo al 92% del capitale chiude la transizione e nel 2014 nasce Salini Impregilo.
Da lì in avanti il perimetro cambia definitivamente: circa 31.000 dipendenti, ricavi per 4 miliardi, un portafoglio ordini da 29. Nel 2020, dopo l’integrazione di Astaldi e l’ingresso di CDP Equity, arriva il rebranding: Webuild. Il gruppo diventa a tutti gli effetti il campione nazionale delle grandi opere, con una presenza stabile in cinque continenti e progetti che vanno dalle ferrovie AV alle dighe, dai tunnel idraulici alle infrastrutture metropolitane.
La lista è ormai lunga: la M4 di Milano, la Metro C di Roma, il Terzo Valico, Copenhagen Cityringen, l’Anacostia Tunnel a Washington, lo stadio Al Bayt in Qatar. Ovunque ci sia un’infrastruttura complessa, è probabile che ci sia lo "zampino" di Webuild. Ma il progetto più simbolico, e forse più divisivo, rimane per ora quello del ponte sullo Stretto.
Il paradosso di tutto questo è che però Salini, pur essendo al centro di questo flusso costante di capitale e cantieri, resta un uomo schivo. Non ama l’esposizione mediatica, si muove con cautela, ed è forse proprio questo suo stile, asciutto e impenetrabile, ad amplificarne l’immagine. Un costruttore che parla solo attraverso ciò che consegna, e attraverso la capacità (rara, quasi unica in Italia) di trasformare promesse in progetti reali.