Europe, la band compie 40 anni e racconta il successo di "The Final Countdown"

Intervista al batterista Ian Haugland, che si prepara per il tour celebrativo del 2023

di Mirko Crocoli
Spettacoli
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Europe, la rock band si racconta tra albori, hit e i 40 anni di attività. L'intervista di Affari 

Quentin Tarantino sostiene fermamente che un vero film, per essere grande, non deve necessariamente riempire la “prima” nelle sale, ma sfidare il tempo, riuscire a restare impresso nell’immaginario collettivo, perdurare, almeno 30 anni dalla sua atavica messa in onda. Sentire ancora oggi “The Final Countdown” rende a menadito il sacro concetto del visionario regista italo-americano. Gli “Europe” - band svedese composta da Joey Tempest (voce), Mich Michaeli (tastiera), Ian Haugland (Batteria), John Levén (basso) e John Norum (chitarra) - hanno fatto ballare, cantare e sognare intere generazioni, e in tutto il mondo!

Una carriera discografica importantissima, nata ufficialmente nei primi Ottanta, con, all’attivo; ben 11 album, 6 dal vivo, 6 raccolte, 32 singoli, 11 album video, 23 video musicali e un’infinità di concerti in ogni angolo della Terra. Un percorso lungo, da “Europe” (1983) a “Prisoners in Paradise” (1991), da “Out of This Word” (1988) a “Walk the Earth” (2017).

Portano la loro firma due dei 20 migliori album nella classifica Billboard 200 e tre primi 30 singoli nella Billboard Hot 100 chart. Basti pensare che il solo singolo “The Final Countdown” ha raggiunto la vetta delle classifiche in 25 Paesi, tra i quali Francia, Regno Unito, Germania, Irlanda, Svezia e per nove settimane in Italia, conquistando sia il disco d’oro che il platino in: Canada, Giappone, Danimarca, Olanda, Portogallo etc. etc.

Con Ian Haugland, che in alcuni momenti del suo percorso professionale ha collaborato anche con Glenn Hughes (ex cantante dei Deep Purple e Black Sabbath), abbiamo in queste ore rammemorato un nostalgico viaggio rievocativo, dal loro primo incontro datato ’82 alle tournée dei giorni nostri, incluso l’imminente avvinarsi delle celebrazioni per le nozze di rubino.      

Ian, torniamo indietro nel tempo. La nascita degli “Europe”. Ricordi del primo incontro?   

Personalmente la prima volta che ho incontrato il resto della band è stato nel 1982, quando si sono esibiti in un concerto nella loro città natale, Upplands Väsby. Ricordo bene di aver pensato che erano semplicemente fantastici! E ricordo inoltre di aver pensato che il cantante e il chitarrista erano molto meglio di tutti gli altri che avevo visto in giro in quel periodo. Sapevo che un giorno sarebbero diventati grandi e famosi! 

11 album, 6 dal vivo, 6 raccolte, 32 singoli, 11 album video e 23 video musicali. Un’infinità di concerti nel mondo. Siete un pezzo di storia della musica. Come l’avete vissuta?  

Prima di tutto devo dire che sembra solo ieri quando sono entrato a far parte della band, e invece sono trascorsi quasi 40 anni. Il livello di successo che abbiamo raggiunto nell’arco della nostra vita artistica è semplicemente sbalorditivo e nessuno di noi avrebbe mai potuto sognarlo! Mi e ci sentiamo umili, orgogliosi e grati per tutta la gioia e la felicità che questo gruppo ha dato a me (e a noi ovviamente) oltreché a milioni di persone nel lungo tragitto che ci ha portato fino ad oggi! 

Due titoli per tutti: “The Final Countdown” e “Carrie”. Come sono nate?

Bé, che dire, “The Final Countdown” era solo un’introduzione, proprio come si può sentire nell’album omonimo, ed è stata scritta per un DJ a Stoccolma, da usare come intro per il suo spettacolo in discoteca. Solo un anno dopo Joey ha poi deciso di farne un’intera canzone. “Carrie” invece è stata scritta da Mic e Joey, ed è stata ispirata da altre ballate dell’epoca come Scorpions “No One Like You” e Foreigners “A Girl Like You”. Carrie non è una persona reale, si tratta solo di una relazione interrotta.

Come è mutato il settore della musica dagli anni Ottanta ad oggi?

I cambiamenti rispetto agli anni ‘80 sono stati molteplici. All’epoca si registrava e si pubblicava un album e si andava in tour per promuovere quel determinato album. Tuttavia nel mondo d’oggi è il contrario, si pubblica un album e lo si usa per promuovere il tour. La cosa più triste di tutto ciò è che un artista non ottiene un profitto economico se si limita solo alla pubblicazione dell’album, ma d’altra parte vi è un elemento positivo ovvero che per sopravvivere come artista devi essere molto bravo nei live e trasmettere una vera e propria emozione per la tua audience.

C’è un album o un singolo al quale sei particolarmente legato?

Ho sempre pensato che Prisoners In Paradise meritasse molta più attenzione. È stato più o meno ignorato poiché è rilasciato lo stesso anno in cui l'ondata del Grunge è arrivata e ha spazzato il mondo. All'improvviso a nessuno sembrava fregare nulla di qualsiasi band degli anni '80, noi compresi! Secondo me "Prisoners" è pieno di canzoni meravigliose che avrebbero potuto essere grandi successi.

Quale è l’attuale formazione della band? Il legame fra voi?

È sempre la stessa di “The Final Countdown” del 1986. Io alla batteria, John Leven al basso, Mic Michaeli alle tastiere, John Norum alla chitarra e Joey Tempest alla voce. Siamo legatissimi nello lo spirito da una grande energia e amicizia. Siamo davvero una band di “fratelli di sangue”!

Progetti attuali e futuri? Avete in programma concerti, live, nuovi dischi?

Abbiamo appena terminato un tour europeo insieme ai Whitesnake, e per il resto dell'estate suoneremo in festival in tutta Europa. Più tardi, quest’inverno, andremo in Sud America per alcuni spettacoli prima di fare una pausa natalizia. L’anno prossimo è il 40° anniversario della band, quindi ci sarà molto da fare, un tour importante per tutto il 2023 al fine di celebrarlo come si deve. Stiamo inoltre scrivendo nuove canzoni per l’uscita di un album l’anno venturo. 

Il vostro pensiero in merito al tragico conflitto Russo-Ucraino? Soluzioni?

Tutte le guerre sono semplicemente orribili, così come quella attuale in Ucraina. Non so cosa ci vorrebbe per interrompere questa follia, ma spero tanto che si fermino le ostilità, e il prima possibile. Nessun innocente deve mai più soffrire e – soprattutto - morire! Una totale pazzia.  

Ian, vuoi ringraziare qualcuno?

Prima di tutto vorrei ringraziare i miei genitori per avermi sempre supportato e aver creduto anche loro che un giorno il sogno di diventare musicista si tramutasse in realtà. E poi ovviamente tutte le migliaia di persone e fan che ci hanno sostenuto nel corso degli anni. Sono la ragione per cui siamo ancora insieme a fare ciò che amiamo e sappiamo fare meglio; la musica!